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IL PERSONAGGIO

In tanti lo chiamano, parla con tutti: nella rete (trasversale) di Luca Sammartino trame e segreti della politica siciliana

Le carte dell'inchiesta Pandora che ha portato al rinvio a giudizio dell'ex vicegovernatore leghista: e si annuncia annuncia un caso politico nazionale sulle cimici piazzate nella segreteria politica di Catania

Di Mario Barresi |

Il dileggio più beffardamente tragicomico, spulciando le centinaia di migliaia di pagine del fascicolo di “Pandora”, in origine chiamato “Massima Legalità”, sbuca in un atto contenuto nel faldone 27. In una richiesta per ottenere dai magistrati la 12ª proroga per intercettare Luca Sammartino (a proposito: si annuncia un caso politico nazionale sulle cimici piazzate nella segreteria politica di Catania, ufficialmente nella disponibilità di Valeria Sudano, all’epoca senatrice), i carabinieri del Nucleo operativo di Catania segnalano, fra le varie evidenze investigative, «uno stabile rapporto interpersonale» con un soggetto «condannato in primo grado a sei anni e otto mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa». Subito dopo si scopre l’identità del misterioso sodale di Sammartino: è nientepopodimeno che Raffaele Lombardo, «il politico più rappresentativo delle forme clientelari di gestione del consenso elettorale», in un rapporto di «sostanziale continuità politica tra i due», scandito da numerose e frequenti conversazioni telefoniche «permeate dall’eccessiva prudenza che i due interlocutori usano adottare durante i loro incontri, in alcuni casi avvenuti anche nelle ore notturne, nell’evitare di pronunciare compromettenti commenti per telefono».

Nei riassunti dei brogliacci emergono chiamate di congratulazioni per le vittorie elettorali, accordi politici (come quello per la presidenza di Acoset, la partecipata etnea dell’acqua), varie ed eventuali. «Occhio a Valverde e San Giovanni La Punta, io faccio la mia parte naturalmente», rassicura il leader autonomista.L’atto processuale reca la data del 19 settembre 2019. Un’era glaciale fa per la fluttuante politica siciliana. Lombardo, nel frattempo, è stato definitivamente assolto dalle accuse di mafia, mentre Sammartino (all’epoca golden boy del Pd renziano) è finito con la Lega dopo una sosta in Italia Viva. I due, oggi, sono accomunati da un reciproco odio viscerale.

Ruolo centrale

La narrazione giudiziaria del vecchio feeling fra l’uomo forte di Matteo Salvini in Sicilia e l’ex governatore è il simbolo più capriccioso e raccapricciante di una precisa realtà che emerge dalle carte: il ruolo centrale di Sammartino nella politica siciliana. Tutti lo cercano, lui parla con tutti. Senza distinzione fra maggioranza e opposizione, anche dopo il salto dello steccato dal centrosinistra al centrodestra. La responsabilità penale è personale: il deputato regionale della Lega, dal 14 marzo del prossimo anno, affronterà il processo per corruzione. Ma, guardando all’aspetto dell’etica, si arriva a un’amara conclusione: se Sammartino è il Male Assoluto della politica siciliana, allora sono in molti ad avere qualcosa da spiegare.

L’almanacco della rete trasversale di rapporti è racchiuso nelle carte (a proposito: spulciando il fascicolo si apprende che l’attuale segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, è stato a lungo intercettato, fra il 2019 e il 2020, nell’indagine della Dda etnea su Tremestieri), dove sfilano peones e leader. Quasi tutti consapevoli che Sammartino, già coinvolto in un altro paio di inchieste, ha raggiunto lo status del suo amico Mirello Crisafulli, che si autodefinì «intercettato dall’era delle cabine telefoniche a gettoni».

Due file

E così nei due file (in tutto quasi 11mila pagine) si trovano centinaia di intercettazioni classificate come «irrilevanti», sintetizzate con l’innocente prosa di chi non è addentro ai palazzi del potere. Ma è pura letteratura, oltre che un prezioso saggio sulla storia recente dell’Isola. Come la telefonata con Gianfranco Miccichè, il 22 agosto 2019, dopo la caduta del governo Draghi. I due «commentano le consultazioni», si legge nel brogliaccio e Sammartino (ancora nel Pd) «conviene con Miccichè di attendere la formazione del nuovo governo per poi fare un partito assieme». Sembra fantascienza, ma in successive conversazioni si parla anche di «un ruolo di Micciché nella nuova formazione politica di Matteo Renzi». Tre giorni dopo, il 19 settembre 2019, sarebbe nata Italia Viva. I due non staranno mai nello stesso partito, ma il rapporto resta saldo. Anche per i nemici comuni: da Marco Falcone, che «sta prendendo troppo spazio a Catania», a Nello Musumeci.

Lo scontro

Sul governatore dell’epoca i due s’intendono a meraviglia. «Gli ho mandato tutto indietro: io non ne faccio bilanci falsi!», rivela l’allora presidente forzista dell’Ars al deputato d’opposizione. Miccichè esprime vicinanza a Sammartino dopo lo scontro all’Ars con il governatore (quella volta del profetico «di lei si occuperanno ben altri palazzi») in un momento delicato per l’ex renziano. È il 29 aprile 2020. E sono in molti a mostrarsi solidali con il deputato. Da Rosario Crocetta a Sergio D’Antoni, fino a Raffaele Stancanelli e Stefano Candiani . «Salvini sta per prendere le distanze da Musumeci», confida all’addetto stampa Sammartino. Totò Cuffaro lo chiama alle 22,20: «Musumeci ha fatto una figura di merda», la brusca sintesi. «Una persona squallida», lo definisce il compianto senatore Mimmo Sudano, zio della compagna Valeria. E sulla fatwa giudiziaria, la madre di Sammartino, l’ex manager di Humanitas Nuccia Sciacca, ha una chiave di lettura ben precisa, esplicitata in una telefonata al figlio intercettata a fine serata. «Il mandante è Ruggero Razza, questo che si crede che ha la Procura nelle mani […] dice che si vanta di essere amico personale di Ardita, io spero che questo qua se è un bravo magistrato ragioni con la sua testa».

Le vicende dei giorni nostri racconteranno tutt’altra verità: Sebastiano Ardita, stimato aggiunto a Catania, azzoppato nella corsa a procuratore proprio per l’ostilità di Fratelli d’Italia al Csm.

I big

Renato Schifani nelle intercettazioni non c’è, se non per interposta persona. Sammartino l’avrebbe conosciuto soltanto nell’estate 2022 a un pranzo a Santa Maria la Scala dopo la candidatura a governatore. Ma in compenso sono tanti altri i big della politica siciliana a finire nelle intercettazioni «irrilevanti». A partire dal leader grillino Nuccio Di Paola, con cui il 9 giugno 2020, il “Mr Preferenze” catanese concorda la strategia sul Ddl semplificazioni portato all’Ars dal governo Musumeci. «Faremo fuoco in aula contro quel fascista», il finale. Al 5stelle Luigi Sunseri il renziano chiede di «uscire con un comunicato contro Musumeci che scippa le risorse ai sindaci»: Numerosissimi i contatti con l’ex compagno di partito Barbagallo. Parlano dell’emendamento sulle bande musicali e del piano per «dare una spallata a Razza», ma anche delle elezioni a Tremestieri poi finite al centro dell’indagine. «Io però non sono come le slot machine… ogni tanto una carezza… un modo gentile per stare assieme», si lamenta, il 24 settembre 2019, il renziano. «E minchia! dici che domani ci dobbiamo prendere un aperitivo?», gli risponde il dem. Che poi commenta: «Se facciamo quest’altra!… nella… coppia Barbagallo-Sammartino siamo a posto!».

A quel tempo l’attuale leader carismatico della Lega siciliana sta ancora in Iv. Dunque i rapporti con i colleghi dell’opposizione sono naturali. Un po’ meno con quelli del centrodestra: oltre agli onnipresenti Miccichè e Cuffaro, nei brogliacci si evidenziano anche contatti con i meloniani Manlio Messina e Salvo Pogliese. C’è anche l’invito a un pranzo, organizzato a fine settembre 2020 dallo stesso Micciché per «parlare del dopo Musumeci», con Edy Tamajo, lo scomparso Riccardo Savona e Stancanelli, allora in FdI. «Sei cattivo: siamo due catanesi contro tre parlamentari», dice Sammartino al padrone di casa.

Di tutto e di più. Le intercettazioni raccontano una Sicilia sbracata e inciucista. E Sammartino è sempre al centro. Forte di un consiglio che gli dà un altro suo amico, l’ex senatore lombardiano Giovanni Pistorio, il 2 dicembre 2019, dopo la notizia sulla precedente inchiesta per corruzione elettorale. «Caro Luca, quando ero ragazzino un grande della Dc mi disse: “Non prenderti i soldi e non farti dare i voti dalla mafia, per il resto puoi fare qualsiasi cosa”».

«I due ridono», annota il maresciallo che li sta ascoltando.

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