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Laura Paxia, la “marziana” hi-tech nel pianeta M5s

Di Mario Barresi |

Ebbene sì, lei è italiana. Siciliana, catanese. Anche se la sua azienda, con sede anche a Milano, è ormai leader di un mercato globale. Laura Paxia è la “marziana” hi-tech atterrata nel pianeta pentastellato. «Sono stato accolta benissimo, anche dagli attivisti più storici. Mai una censura, mai un intervento dall’altro. È veramente un movimento fondato sulla base, dove c’è condivisione e trasparenza», giura la candidata al collegio uninominale Catania Centro alla Camera. Dovrà vedersela soprattutto contro l’emergente della destra, Manlio Messina, e contro l’uscente del Pd, Giuseppe Berretta, molto ben inserito nei salotti dell’alta borghesia etnea. Ed è anche qui che Paxia prova a fare breccia. Del resto – figlia di un prestigioso accademico e di un’insegnante – in questo ambiente si muove come un pesce in un acquario. Con una nota distintiva di cui va orgogliosa: «Mi hanno detto che sono il simbolo del nepotismo al contrario». Già, perché lei – come i suoi tre fratelli: Toto, Silvano e Tommaso – è ingegnere. E loro padre, Giuseppe, è un prestigioso docente di Ingegneria all’Università. «E nessuno di noi quattro fratelli ha intrapreso la carriera all’Università». Una cosa che è piaciuta molto, nell’intervento di Paxia al comizio palermitano di Di Maio. Tant’è che i guru della comunicazione M5S l’hanno reso virale sul web. Così come il video sul cyberbullismo e il diario con i pescatori di Catania. «Ci sono due aspetti del movimento che mi colpiscono di più. Il primo è che l’innovazione tecnologica è ovunque, in ogni aspetto del programma. Il secondo è una dimensione umana. In questa campagna ho girato molto e mi aspettavo d’incontrare gente che chiedeva favori o prebende. E invece no. A noi chiedono ascolto e risposte collettive, perché sanno che il M5S non ha merce di scambio con i voti».

Ha lasciato da un mese il suo ruolo di manager del web. Vuole entrare a Montecitorio dalla porta principale. Ma Laura è pronta anche a tornare alla sua vecchia vita. «Ma non sarebbe una sconfitta, perché io ho vinto comunque. Nel movimento ho conosciuto gente meravigliosa, continuerò a impegnarmi per loro». E anche fuori. «È un’onda che si sta ingrossando, con milioni di cittadini che ti chiedono soltanto di cambiare questo Paese. È l’ultima speranza, per tutti».

Twitter: @MarioBarresi

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