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Le mire di lady Dragotto sui Palazzi: «Mi sto creando il clan»

Emergono ancora particolari "inquietanti" dall'inchiesta sui fondi regionali in Sicilia e sulla rete di relazioni creata attorno all’assessorato al Turismo

Laura Distefano

11 Luglio 2025, 10:40

Dragotto lady

«Mi sto creando il mio clan all’interno» del gruppo di società. Che è poi la galassia Dragotto. Marcella Cannariato ha saputo intrecciare relazioni con i Palazzi (Normanni e D'Orleans) del potere politico-istituzionale siciliano. Ma in realtà la moglie di Tommaso Dragotto, fondatore di Sicily by car, voleva proprio insediarsi in quelle stanze. Per arrivare al traguardo ha creato legami con il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, e con l’assessora regionale al Turismo, Elvira Amata. Relazioni però che hanno portato l’imprenditrice a essere indagata per corruzione in due tronconi diversi dell’inchiesta che sta scuotendo la Regione Siciliana. L'ambizione di Cannariato sarebbe stata quella di diventare consulente di Amata. Il dato emerge da una conversazione fra Valeria Lo Turco e Pippo Martino, all’epoca nello staff dell’assessorato. La prima dice all’uomo che Cannariato vorrebbe essere nominata consulente a titolo gratuito, con l'incarico di curare le «pubbliche relazioni con le istituzioni». L'avvocato di Mistretta, che qualche giorno fa si è dimesso dal ruolo di segretario particolare di Amata, dice che «non è che sarebbe male». Cannariato - con l'obiettivo anche di ottenere contributi per i vari eventi - si è spesa (letteralmente) per l'assessora al Turismo. Assunzione del nipote («mi costa un botto») con tanto di alloggio, una casa a titolo gratuito per Amata a cui avrebbe anche garantito auto con buoni benzina. A proposito dell’appartamento, in una conversazione Cannariato racconta a Lo Turco che per fare firmare ad Amata il contratto ha «messo di mezzo Pippo» (Martino, ndr) per scongiurare il rischio di ricadute negative nel caso fosse emersa la disponibilità di un’abitazione a titolo gratuito a favore dell’assessora: «Ma t'immagini se esce fuori una cosa del genere. Uno che uno fa che lo fa apposta, perché diventa scambio». Non è finita, ad aprile dell'anno scorso c'è una telefonata con Pippo Martino in cui Cannariato annuncia che avrebbe messo a disposizione di Amata un'automobile e buoni benzina per 1.100 euro. E la stessa cosa sarebbe successa nel periodo antecedente la campagna elettorale per le Europee 2024 in cui l'assessora in quota Fratelli d'Italia si è candidata. «Però abbiamo dato la macchina, abbiamo dato i buoni benzina, ora facciamo altro, mi devi dire solo che cosa», diceva a Lo Turco. Anche se Cannariato ha dovuto ammettere che a Palermo «Elvira non è nessuno».

A bussare alla porta di Palazzo d’Orleansè stato anche il marito che ha chiesto un contributo di 10mila euro per una manifestazione medica. Qualcosa all’inizio è andato storto. Poi Amata ha cercato di metterci una pezza («abbiamo rattoppato») ma a quel punto il consorte avrebbe voluto rifiutare. La moglie però lo avrebbe convinto a prenderli dicendo che c’era lo zampino di Gaetano Galvagno. La confidenza Cannariato la fa a Sabrina De Capitani, l’ex portavoce del presidente all’Ars, a cui esprime un giudizio severo sull'assessora: «Ora noi non dobbiamo metterci contro Elvira, Elvira non è Gaetano parliamoci chiaro. Tu sai qual è la tua strada finirai a Roma a schiacciare bottoni punto! Manco sa fare un discorso, l'ho sentita io, okay?». Ma l'amicizia con Amata le serviva però per i suoi scopi: «Io sono molto amica della zia, quindi è chiaro che se io dico al Capo di Gabinetto “mi serve questo”, lo fanno, lo devono fare. A me “no” non lo può dire, perché la scanno viva». E considerando l'avviso di conclusione indagini notificato lunedì scorso, Amata quel «no» non l'avrebbe pronunciato.