Lo sbarco di Renzi in Sicilia Italia viva, ecco il gruppo all’Ars

Di Mario Barresi / 05 Novembre 2019


CATANIA. Per lo sbarco definitivo di  Matteo Renzi nell’Isola qualcuno aveva  persino ipotizzato un “D-day” – il 13 novembre  – per organizzare la presentazione  ufficiale, con o senza il leader. Una  data poi slittata anche a causa di delicate  trattative in corso, che potrebbero, già  in questo fine settimana, allargare il numero  dei protagonisti di una conferenza  stampa che, prima o poi, si farà.

Il gruppo di Italia Viva all’Ars, comunque,  è già pronto. E i battistrada,  checché ne canticchi Gino Paoli, sono  tutt’altro che quattro amici al bar. Un  poker di deputati regionali, con storie e  percorsi diversi, ma tutti comunque rodate  macchine da voto. Dal Pd sono in  transito Luca Sammartino e Giovanni  Cafeo, che si ricongiungeranno ai due  del gruppo di Sicilia Futura, Nicola D’Agostino  ed Edy Tamajo. Saranno loro  quattro a piazzare la bandierina di Renzi  a Sala d’Ercole, dopo i primi gruppi  già formati nei consigli regionali di Toscana  e Liguria.

Dell’addio di Sammartino i (quasi ex)  compagni di partito avevano la pressoché  totale certezza. Molti indizi equivalenti  a più d’una prova: l’adesione a Iv  della senatrice Valeria Sudano e la presenza  del deputato regionale alla Leopolda  nel giorno in cui marcava visita a un incontro col commissario regionale  del Pd a Catania, oltre a tracce di presenza  in molte zone dell’Isola, dove il dem è stato avvistato a fare proselitismo renziano.

È Sammartino – 34 anni e 32mila  voti alle ultime Regionali – il leader naturale  del partito in Sicilia, con Davide  Faraone (capogruppo al Senato) desti-  I battistrada a Sala d’Ercole  Luca Sammartino (Pd) Giovanni Cafeo (Pd) Nicola D’Agostino (Sicilia Futura) Edy Tamajo (Sicilia Futura)  nato a un ruolo sempre più nazionale.
Meno scontata l’adesione di Cafeo: dopo  l’iniziazione fotiana al culto di Matteo,  era ormai finito nell’area Orfini-Martina,  in simbiosi con Fausto Raciti.

Molto più de plano la confluenza di Sicilia  Futura. Il palermitano Tamajo, dimenticato  il flirt forzista alle Europee,  era pronto da tempo. Esorcizzate le simpatie  dem di D’Agostino (cooptato in Iv  da Ettore Rosato; ora, forte anche di un  rapporto personale con Renzi, dovrebbe  fare il capogruppo all’Ars), quasi tutti gli  altri “diversamente renziani” saranno  della partita. Dalla quale sembra fuori lo  storico patròn Totò Cardinale. Che ha avuto  la lungimiranza di uscire dal Pd  (con la figlia Daniela transitata al Misto  della Camera) persino prima di Renzi,  ma anche la fretta di correre fra le braccia  di Forza Italia. «L’unico impegno che  ho in Sicilia – avrebbe solennemente  scandito Berlusconi a Miccichè quando  in estate si parlava di elezioni anticipate  – è candidare la figlia di Cardinale, perché  me l’ha chiesto Confalonieri».

E gli altri arrivi? La campagna acquisti  è appena cominciata, fra curiosi ammiccamenti  e corteggiamenti avanzati. Con  Michele Catanzaro, ex renziano rimasto  nel Pd, c’è soltanto un discorso ancora  flebile; mentre si attende con spasimo il  verdetto della Corte costituzionale che  potrebbe defenestrare da Sala d’Ercole il  dem messinese Franco De Domenico,  accogliendo il ricorso del turborenziano  Pippo Laccoto, già quinto membro virtuale  del gruppo di Iv all’Ars. Ma molto  avviate sono anche le trattative con due  deputate del centrodestra: Luisa Lantieri  (ex Udc, eletta nel 2017 col Pd, transitata  nel gruppo dei musumeciani di Sicilia  Ora, ma sempre cuffariana praticante) e  Marianna Caronia (ex Pid-Udc-Fi, ora  nel gruppo misto con simpatie autonomiste).

Fra i deputati centristi, però,  quasi tutti danno una sbirciata, soprattutto  in prospettiva. Il più interessato  sarebbe l’etneo Giovanni Bulla, ma altri  del gruppo dell’Udc ammettono di essere  stati contattati da emissari di Iv. «Non  c’è niente di male, siamo tutti moderati  », è la giustificazione di capitolato. E così, fra un bicchier di vino ed un  caffè, i quattro amici al bar si moltiplicano. Con l’effetto, tutt’altro che collaterale, di una modifica degli equilibri dell’Ars.

Con la già traballante “maggioranza-non maggioranza” di Nello Musumeci  che potrebbe perdere più di un paio di  pezzi. Per il pallottoliere c’è tempo, ma –  sussurrano dalla cabina di regia di Iv –  «le operazioni importanti si pianificano  con almeno sei mesi d’anticipo». Primavera  2020, quando l’iniziale gruppo dei  quattro (o cinque) renziani punta a essere  più numeroso di quello del Pd. Diventando  soprattutto l’ago della bilancia  della politica siciliana. E qualcuno avverte:  «Ragazzi, andiamoci piano a non  diventare troppi. Perché se poi ci chiedono  di votare la sfiducia a Musumeci  che fa, ce ne andiamo tutti a casa?».

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