L'ultima giravolta di Porto: «Fratelli d’Italia? Qui sì che è casa»
Il deputato regionale spiega l’ennesimo cambio di casacca: «Deluso dai miei ex compagni Mpa, io gli ho sempre portato voti». «La Lega? Con Sammartino c’era poco spazio»
Alessandro Porto, neodeputato Ars, nuovo acquisto di Fratelli d’Italia. Il comunicato dell’Mpa, il suo ex partito, l’ha letto?
«Sono rimasto basito. È firmato genericamente dai consiglieri comunali, ha notato?, ma so per certo che qualcuno tra i miei ex colleghi non ne era al corrente. Penso che quel comunicato lo abbia voluto chi ha sempre tentato di istigarmi affinché perdessi il controllo e rovinassi il percorso».
Di chi parliamo?
«Chi lo deve sapere lo sa. Però voglio rispondere: è vero che sono stato capo di gabinetto vicario dell’assessore regionale Giovanni Di Mauro, ma dimenticano di dire che ho lavorato gratis per un anno per essere pagato solo per un mese. Poi se sono stato assessore della giunta Trantino a Catania è stato perché l’Mpa mi ha chiesto di contribuire alla seconda lista, che ha fatto 4.000 voti su 7.000. Risultato che ha permesso di fare scattare il secondo assessorato e la presidenza del Consiglio. E loro non mi hanno mai coinvolto nella creazione di Grande Sicilia, quando erano già in corso le procedure per la sostituzione di Giuseppe Castiglione all’Ars».
Voleva essere trattato da deputato?
«Sono stato trattato come un invitato qualsiasi. A un certo punto una signorina quasi mi buttava fuori perché mi ero seduto nel posto sbagliato. Se a questo aggiungiamo che tutti sapevano quanto ci tenessi a fare il deputato regionale… I genitori il giorno della laurea di un figlio ci vanno, no? Il giorno del mio insediamento, obiettivo che 6.000 persone mi hanno aiutato a raggiungere, ero solo. Nemmeno un messaggino o una telefonata di congratulazioni».
Se l’aspettava da Raffaele Lombardo?
«Una squadra è una squadra, no? Mi sono svegliato una notte e non riuscivo più a trovare le mie motivazioni. L’indomani, quando ho dovuto scegliere il gruppo, istintivamente ho segnato Misto».
Ha sentito Lombardo?
«Dopo. Gli ho spiegato le mie ragioni, non le ha condivise».
Forse perché quando lei ha aderito al Misto già si vociferava di un taxi per FdI?
«Non è vero. La cattiveria delle persone, a volte… Guardi, mi volevano tutti. Quando mi ha chiamato il commissario Luca Sbardella, ho chiesto tempo per riflettere».
Ha mediato Manlio Messina?
«Sono amico di Manlio, come di Gaetano Galvagno e adesso anche di Salvo Pogliese. Ma ho discusso con Sbardella direttamente, che mi ha fatto incontrare Arianna (Meloni, ndr). Lei mi ha detto che avrei potuto lavorare sereno. Sa cosa mi ha colpito?».
Cosa?
«Mi hanno chiamato i vertici, anche regionali e provinciali, per il benvenuto. Mi sono sentito come se fossi con loro da anni».
E tutte le altre volte com’è stato?
«Non così».
Con ordine. All’inizio con l’Mpa.
«Ero nella segreteria di Giovanni Pistorio… Lui è passato con Bianco, e io pure. Ho litigato con Pistorio, quindi ho discusso direttamente con l’ex sindaco: sono rimasto a fare il capogruppo perché mi aveva garantito un posto nel listino del presidente alle regionali».
Con Fabrizio Micari.
«Il listino non si è fatto. Dovevo essere nella lista dell’Udc, ma nessuno si voleva candidare se c’ero io, perciò ho fatto l’accordo con Forza Italia. È stata un’esperienza iniziata in campagna elettorale e finita un minuto dopo la chiusura dei seggi».
Poi l’Udc, e poi la Lega.
«Per un rapporto personale con Matteo Salvini. Sapeva che ero molto popolare e doveva strutturare il partito qui. La mia condizione era di entrare nella segreteria provinciale, e sono diventato coordinatore dell’area politica. Poi, con l’ingresso di Luca Sammartino, che è praticamente un partito dentro al partito, non avevo più lo spazio di prima. Purtroppo mi riduco sempre che sono costretto ad andare via perché mi trovo in condizioni di disagio…».
Dopo la Lega, l’Mpa e il resto è cronaca di questi giorni. Qual è la regola d’ingaggio con Meloni, le prossime regionali?
«La regola d’ingaggio è lavorare per il mio territorio. Io rappresento l’area di centro a cui loro sono molto interessati».
Si dice che lei voglia fare il sindaco di Sant’Agata Li Battiati. Ha chiesto questo?
«Non ho chiesto niente. Arianna è rimasta stupita. Sul fare il sindaco: lo dicono altri, non io. Io guardo alle regionali».
Oh, l’abbiamo detto. FdI è casa definitiva?
«Mah, guardi… Sì».