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Musumeci e la Finanziaria dei compromessi: alt al superIrfis, “graziati” Esa e Iacp

Di Mario Barresi |

CATANIA –  Si torna alla casella di partenza. O quasi. Nella Finanziaria regionale che in questi giorni riemerge all’Ars – dopo che il centrodestra s’è infranto sul muro del tempo e, soprattutto, dei numeri – molte norme sono destinate a cambiare. E alcune spariranno. 

Dopo la breve pausa pasquale – comunque scandita da scambi di sms non solo d’auguri e riunioni serali post scampagnata – il governo regionale ci riproverà. Rinfrancato dalla ritrovata compattezza su Defr e consolidato, per concedere, come detto da Nello Musumeci «ossigeno» e «spazio al dibattito». A partire dagli stessi esponenti del centrodestra. Martedì scorso, prima del “rompete le righe”, c’era già stato un primo vertice. «S’è parlato di linee generali, anticipando qualche modifica su cui confrontarsi», rivela un deputato. A breve una riunione con i capigruppo della coalizione con quali Musumeci e il suo vice, Gaetano Armao, faranno il punto.

Una sosta ai box. Dopo la quale, su alcuni punti-cardine del ddl di Stabilità, si prevede un dietrofront. Il primo è sul super Irfis. Molte resistenze, infatti, ha riscontrato l’accorpamento di Crias e Ircac nella nuova Mediobanca sicula. Questioni di seggiole e poltrone, certo. Ma alla base della riflessione ci sono anche – e Musumeci, dopo argomentato ragionamento, l’avrebbe compreso – «motivi di opportunità tecnica». Il costituendo ente unico, infatti, da nuovo soggetto giuridico perderebbe le peculiarità che le leggi istitutive assegnarono a Crias (nel 1954) e Ircac (nel 1963), alcune delle quali – ragionano esponenti del centrodestra – sono «privilegi mantenuti sul filo del diritto». Che senso avrebbe perderli nella fusione? E allora la soluzione sarebbe un compromesso: mantenere l’Irfis così com’è e unire Crias e Ircac.

Una frenata anche sull’addio agli Iacp. L’idea è confermare l’annunciata istituzione dell’Agenzia regionale per la casa (e con essa i fondi di social housing per le giovani coppie), senza sopprimere gli Istituti autonomi case popolari. Che sarebbero ridotti: dagli attuali 10 (uno per provincia, più Acireale) a sette. Con il criterio di un minimo di 7mila immobili per avere l’autonomia gestionale: così Acireale andrebbe con Catania, in più le fusioni Caltanissetta-Enna e Ragusa-Siracusa. Il resto si manterrebbe immutato, compresi i conti in profondo rosso di Palermo (altro argomento di scontro) e il patrimonio di oltre 200 milioni in pancia agli Iacp. Con la riduzione da 10 a 7, inoltre, ci sarebbe un impatto meno drastico sui posti di sottogoverno, seppur con amministratori unici anziché Cda.

Nemmeno la chiusura dell’Esa è data per scontata. E qui, oltre al nodo del patrimonio (nonostante l’idea di far confluire i 53 milioni versati ogni anno dalla Regione sul Fondo immobiliare che finanzia le pensioni) pesa anche il salto nel buio per il personale dell’Ente di sviluppo agricolo, caratterizzato da una giungla di contratti diversi.

In compenso, però, la Finanziaria riveduta e corretta potrebbe prevedere una norma che non c’era nella prima versione. Ovvero: la chiusura dell’Irsap. Con il contestuale ritorno ai vecchi Consorzi Asi le cui competenze sulle aree industriali andrebbero affidate alle Province “2.0” molto care a Musumeci. Sui tre nodi principali – Irfis, Iacp ed Esa – ci sarebbe un sostegno di massima di Sicilia Futura. Che, ufficialmente, con il capogruppo Nicola D’Agostino, invoca «norme, assenti nel primo testo, su crescita e sviluppo».

Per il resto, oltre a dover correggere il refuso sulla soppressione delle Sovrintendenze (resta l’unificazione dei Centri regionali per il restauro e il catalogo), pochi altri stravolgimenti della Finanziaria. Confermati i fondi (aumento medio di 85 euro al mese) per il rinnovo del contratto ai dipendenti regionali, così come il plafond per i disabili. Né cambia la strategia – “griffata” Armao – di rivedere gli accordi Stato-Regione.

E allora, dall’imminente vertice del centrodestra verrà fuori una «finanziaria tecnica», con «qualche concessione» (al momento non meglio identificata) ai deputati più borderline. E chiudere il cerchio, col sostegno dei due esponenti del movimento di Totò Cardinale, con un’autosufficienza a Sala d’Ercole. L’«apertura del dialogo con tutti», auspicata dal governatore, sarebbe dunque rinviata a un secondo step. «Presenteremo – ragionano dal centrodestra – un primo pacchetto di 6-7 ddl di riforma organica di singoli settori, rimettendo in gioco anche alcune norme che usciranno dalla Finanziaria». E sarà la seconda partita. In trasferta. Con le opposizioni. Dopo aver ristretto – e in parte sbianchettato – la finanziaria in casa propria.

Twitter: @MarioBarresi

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