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Musumeci entra in “zona bianca”: «Meno palazzi, di più tra la gente»

Il cambio di passo, fra tour sui risultati del governo e disgelo con gli alleati. Ma è già campagna elettorale con i bagni di folla estivi. Si parte ad Ambelia

Di Mario Barresi |

Ora è davvero tempo di zona bianca. Non soltanto, da domani, per la Sicilia; pur maglia nera per nuovi contagi e vittime della pandemia. Ma anche per Nello Musumeci. «Adesso basta con gli intrighi di palazzo, voglio stare in mezzo alla gente. Parlare ai siciliani, raccontare loro quello che abbiamo fatto e che faremo», è la nuova linea. Con tre anni e mezzo di governo alle spalle (e, soprattutto a 18 mesi dalle Regionali 2022), il governatore esce dal lockdown politico. E decide di farlo – in coincidenza, incidentalmente, con l’addio alle misure anti-Covid più restrittive nell’Isola – proprio quando le opposizioni sparano a raffica sul fortino di Palazzo d’Orléans. Dai due termovalorizzatori all’impugnativa di Palazzo Chigi su alcune norme della finanziaria regionale (compresa la stabilizzazione di 4.400 precari Asu); dal rendiconto 2019, parificato dalla Corte dei conti, con contestazioni pari oltre un miliardo, fino ai Comuni sull’orlo della bancarotta.

Eppure Musumeci guarda avanti. Confida nell’esito di un incontro chiesto a Mario Draghi «per ridefinire urgentemente gli accordi finanziari», in un’ottica in cui la Sicilia «non chiede elemosine o prebende, ma rivendica i propri diritti». Conferma la fiducia in Gaetano Armao: dovrà sbrogliare le matasse di magistratura contabile e impugnativa; sarà il delegato al «tavolo tecnico-politico» convocato giovedì 24 dal viceministro dell’Economia, Laura Castelli, che parla di «occasione per analizzare le criticità, che ci sono state segnalate da Regione e Comuni, e per impostare il lavoro necessario a definire gli interventi utili a risolvere le difficoltà degli enti locali che si trovano in una situazione di crisi».

Ma il governatore, da sempre poco appassionato ai temi di bilancio, ora punta su altri numeri. Quelli dei «risultati di un governo che in poco più di tre anni ha fatto più dei due precedenti messi assieme», come rivendica nei colloqui di queste ore con gli alleati. Tutti invitati a “Il Governo della Regione”, non più un’unica parata per mostrare i risultati raggiunti, né tanto meno una kermesse per lanciare la volata alla ricandidatura («Non si parlerà di sostegno, né di prossime elezioni», la rassicurazione di Musumeci nelle telefonate d’invito curate di persona), ma sarà la prima tappa – sabato prossimo allo Spasimo di Palermo – di «un tour itinerante con una tappa per ogni provincia», da compiere fra inizio estate e settembre. Un format, pensato e gestito da Razza, che prevede il bilancio di ogni  assessore, «poche chiacchiere e slide con fatti concreti e numeri», con il presidente a tirare le somme lanciando le prossime sfide che «arrivano fino alla prossima legislatura». Ma senza fare cenno  alla necessità che sia proprio lui a dover completare il programma.

Eppure l’ambizione  è implicita. E il cambio di passo di Musumeci è altrettanto chiaro. Non è un caso – di sabato sera, a conclusione degli ultimi impegni al PalaRegione di Catania – incrociarlo fra piazza Stesicoro e via Etnea, ovviamente assieme a Razza, mentre passeggia e stringe mani. «I lunghi mesi di pandemia e le misure restrittive – riflette con i suoi fedelissimi – ci hanno impedito di avere un rapporto diretto con i siciliani. E io, che istituivo una zona rossa, non potevo di certo andare in giro a incontrare gente, perché sono il primo a dover dare l’esempio». Ma ora, pur con l’accortezza che «il nemico non è ancora sconfitto» e che l’immunità dei siciliani va raggiunta «entro settembre», il presidente può respirare. Sollevato anche dal ritorno di Razza nella stanza dei bottoni della sanità, dopo aver pagato il prezzo «tutto sommato prevedibile» delle critiche, alle quali l’assessore all’Ars ha risposto con suadente spirito da incassatore. E Musumeci può dedicarsi a ciò in cui «è insuperabile». Stare fuori dal Palazzo, girare per feste di paese e sagre, parlare con la gente, dalla vecchietta sul balcone al sindaco con la fascia. «È il riprendere questo rapporto – la tesi che prende sempre più corpo nel Pizzo Magico – sarà il miglior modo per dimostrare che sono i cittadini a volere che Nello continui il suo lavoro».

L’apoteosi della fine del coprifuoco politico di Musumeci ha un tòpos che poi è anche un totem: Ambelia. È qui, a due passi dalla sua Militello, che si terrà la terza edizione della “Fiera mediterranea del cavallo”. Un evento che il governatore sta limando, personalmente, nei minimi dettagli, senza badare a spese né curarsi degli sfottò degli avversari. È qui che, con le dovute (ma non più troppo pressanti) restrizioni, il governatore programma il suo primo bagno di folla estivo. Il primo di una lunga serie, in una stagione col turismo che rifiorisce (+15% la stima dell’assessore Manlio Messina) e con l’Isola che si ripopola anche di eventi, spettacoli, concerti. Ai quali sarà meno raro incontrare il presidente, che – assicurano – continua a «lavorare a testa bassa ai dossier sul suo tavolo». Fra i quali: una controriforma delle Province «per cancellare l’obbrobrio di Crocetta», ma anche un pressing sblocca-appalti e una riqualificazione della burocrazia regionale, in attesa dei concorsi alla Regione.

Ma come ogni zona bianca che si rispetti c’è da stare attenti alle varianti. La  “delta”, in questo caso, sono gli alleati. Musumeci, che non teme la concorrenza del centrosinistra («nessuno dei nomi finora venuti fuori lo impensierisce», assicurano i suoi), ha capito che deve cambiare strategia anche sui rapporti nel centrodestra: niente più accelerazioni sul via libera immediato al bis, è meglio aspettare l’autunno o addirittura la fine dell’anno. «Perché se è vero che in pochi hanno fatto esternazioni ufficiali a suo favore  – ragiona a voce alta un assessore lealista – è altrettanto vero che nessuno s’è mai detto contrario». Le diplomazie sono in attività. Un appuntamento con Matteo Salvini, anche per smussare gli spigoli del segretario regionale leghista Nino Minardo; segnali di distensione agli Autonomisti con una telefonata «molto cordiale» a Roberto Di Mauro (dopo la visita, qualche settimana fa, di Razza chez Raffaele Lombardo), magari una visita di cortesia alla presentazione del libro di Giorgia Meloni, domani a Catania. Giusto per far capire a tutti, nemici compresi, che il coprifuoco di Musumeci è finito. E che si riparte. Dalla zona bianca.

Twitter: @MarioBarresi

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