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Al via il nuovo Parlamento, iniziato il voto alla Camera. Senato, accordo su La Russa

Lollobrigida: "Sul suo nome c'è una maggioranza". Seduta inaugurale a Montecitorio con l’elezione della Presidenza dove dovrebbe andare il leghista Molinari. Al Mef si punta su Giorgetti

Di Redazione |

«Su La Russa c'è una maggioranza». Così Francesco Lollobrigida all’entrata della Camera dei deputati, prima della seduta inaugurale di questa mattina.  La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni a breve arriverà a Montecitorio, dove potrebbe incontrare il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che è da poco entrato nel Palazzo dove è iniziata la seduta inaugurale, con l’elezione della Presidenza della Camera.   Oggi alla Camera si terranno tre votazioni per eleggere il presidente. Dopo la prima, in corso, la seconda sarà convocata alle 14 e la terza alle 17. Per queste votazioni è richiesta la maggioranza dei 2/3. Lo ha comunicato all’Assemblea il presidente provvisorio Ettore Rosato. 

 L’incontro, dopo la fragile intesa abbozzata nella notte, servirà a definire l’accordo sulla presidenza della Camera, che dovrebbe andare al leghista Molinari, e quella del Senato, che invece si chiuderebbe su Ignazio La Russa di Fdi. Da definire di conseguenza altre caselle per il governo, con il nodo del ruolo che ancora Forza Italia continua a chiedere per Licia Ronzulli. Al Mef, secondo quanto si apprende, dovrebbe andare il leghista Giancarlo Giorgetti.

Giorgia Meloni si attende un voto compatto della maggioranza al Senato sul nome di Ignazio La Russa, consapevole che altrimenti il centrodestra, inizierà con il piede decisamente sbagliato l’avventura di governo. L’accordo non ancora stato definito, si lavora per chiuderlo prima delle 10, quando comincerà la seduta a Palazzo Madama, e dovrà includere anche la presidenza della Camera, destinata probabilmente alla Lega (l'elezione è venerdì), nonché le caselle dei ministeri.  E forti fibrillazioni si registrano ancora fra gli azzurri che potrebbero marcare il disappunto diffuso per la probabile esclusione di Licia Ronzulli dall’esecutivo. Tanto da far temere il rischio di franchi tiratori. 

 Per scongiurare questa ipotesi, in una vigilia piena di tensioni, la leader di FdI ha aperto una trattativa serrata e praticamente a oltranza con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, che non rinunciano alle loro mire su diversi dicasteri di peso. Con la Lega che rilancia sul Viminale e anche sulla presidenza di Palazzo Madama. E Forza Italia che rivendica la Giustizia. 

La Lega è tornata ad alzare la posta, puntando sul Viminale e sul nome di Calderoli per il vertice di Palazzo Madama. In assenza di un accordo complessivo, la coalizione al Senato potrebbe decidere di votare scheda bianca al primo scrutinio, per non bruciare La Russa. Il suo nome, con quello Riccardo Molinari per la presidenza di Montecitorio, era inserito nell’intesa di massima per la seconda e la terza carica dello Stato che in mattinata pareva definita. «Non ci sono problemi, un accordo c'è», spiegava Giovanbattista Fazzolari, uno dei colonnelli di FdI che da giorni lavorano al fianco di Meloni per fare in modo di chiudere rapidamente dopo l’incarico e arrivare al 24 ottobre con una squadra di governo pronta a partire. Poi nel corso della giornata ha preso corpo nella Lega anche la candidatura di Nicola Molteni per Montecitorio. 

 Per gli alleati prima di accettare qualsiasi soluzione serve un patto sulle caselle dei ministeri. Non a caso, Matteo Salvini (in mattinata sarebbe stato anche lui da Berlusconi, secondo voci smentite) a stretto giro ha convocato il Federale della Lega. Così il braccio di ferro è ripreso, ed è stato rimesso in discussione anche il ticket per le Camere. Lo schema proposto da Meloni non è stato ben accolto da Berlusconi: tra i due non ci sarebbe feeling, è la tesi diffusa nella maggioranza, lui mal sopporta l’atteggiamento di lei, che a sua volta fatica a fare i conti con i diktat dei soci di minoranza. Berlusconi è anche alle prese con un partito in agitazione e non poche tensioni in famiglia, a quanto si apprende, per come è stato gestito il caso di Licia Ronzulli. La leader di FdI non intende accontentare il Cavaliere con un ministero di peso per la sua fedelissima. Ma su Ronzulli «andiamo avanti», chiariscono fonti azzurre esprimendo una certa irritazione E per la premier in pectore il rebus si fa sempre più intricato, con sempre meno tempo a disposizione per completare un puzzle in cui manca anche la cruciale casella dell’Economia.   Fazzolari – si racconta in ambienti parlamentari della maggioranza – avrebbe avuto una telefonata con Biagio Mazzotta proponendogli la guida del Mef. Il Ragioniere generale dello Stato si sarebbe preso tempo per valutare. Restano sul tavolo poche altre soluzioni tecniche, incluso Domenico Siniscalco, e una politica: il leghista Giancarlo Giorgetti.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA