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Ars, dopo l'”inciucio” ora si passa all'”incasso”: Di Paola vice Galvagno e Antimafia a De Luca

Gli accordi di M5S e Scateno col centrodestra che hanno disinnescato la fronda di Miccichè. E il Pd è dilaniato fra veterani dialoganti e matricole dure

Di Mario Barresi |

Alla fine ognuno ha i propri problemi. Se il centrodestra, incassata la vittoria con Gaetano Galvagno sullo scranno più alto di Sala d’Ercole, continua a fare su e giù sulle montagne russe del toto-assessori, nemmeno nell’opposizione (anzi: nelle opposizioni; mai plurale fu più appropriato che in questa legislatura) si scherza in tema di luna park. E, all’inizio della settimana decisiva per le nomine di giunta e posti di vertice in Ars, il gioco comincia a farsi davvero intrigante. E intricato.

L’antipasto, (e non smentito da alcuno) è stato servito proprio giovedì sul tavolo di Galvagno. Eletto grazie al doppio “aiutino” di Cateno De Luca e M5S: 4 voti per ogni componente, secondo i calcoli degli ambasciatori del centrodestra, hanno compensato i 5 franchi tiratori della maggioranza. E se il «soccorso messinese» – nemesi: il più forte e fragoroso rivale sconfitto da Renato Schifani diventa decisivo per arginare i magheggi di Gianfranco Micccichè – è un fatto sussurrato in corridoio nella pausa fra una votazione e l’altra (e ammesso dallo stesso Galvagno), l’inciucio con i grillini è invece una primizia.

«Macché, quelli lì – mastica amaro un big del Pd – hanno sempre trattato le loro cose, prima con Crocetta e poi con Musumeci». Nel corso del vertice delle opposizioni, alla vigilia dell’ultima seduta, il M5S insisteva: «Non c’è un candidato alternativo a Galvagno che ci unisca, votiamo tutti scheda bianca». Ma De Luca aveva già in tasca l’accordo con gli emissari di Schifani mentre il Pd, dilaniato da una lotta intestina fra veterani (dialoganti con il centrodestra anche per incassare posizioni personali) e nuovi arrivati (più intransigenti, oltre che vogliosi di far fuori la vecchia guardia) ha deciso di “firmare” le schede: «Ognuno scrive il proprio nome».

Al resto ci pensa la matematica, che è una scienza fantastica: le 11 bianche corrispondono esattamente al numero di deputati pentastallati (in apparenza dunque al di sopra di ogni sospetto), ma i conti sono ben altri. Perché i 4 voti ad Assenza sono di metà dei deluchiani (quello a Gennuso, forse, è di un deluso di FdI), mentre la fronda miccicheiana ha votato scheda bianca: 4 forzisti più 7 (su 11) del M5S fa lo stesso 11.

Per la prova provata di tutto ciò bisognerà aspettare qualche giorno. A partire da mercoledì prossimo, quando all’Ars saranno in palio i pochi posti al sole (con staff da assumere e prebende varie) destinati alle opposizioni.

Se due più due fa quattro (quanti i voti grillini a Galvagno), una vicepresidenza dovrebbe andare al referente regionale Nuccio Di Paola. Che, in un colpo solo, brucerebbe l’avversario dem Antonello Cracolici, che comunque non ha interrotto i contatti con Schifani, ma anche le ambizioni del più forte rivale interno, Luigi Sunseri, interessato più al posto di deputato-questore che a quello di capogruppo, lasciato volentieri ad Antonio De Luca.

Ma chi ha la vicepresidenza è difficile che incassi anche il questore: con Di Paola vice di Galvagno, il questore è del Pd. Piacerebbe a Nello Dipasquale, pronto a cedere la maglietta di capogruppo a Michele Catanzaro. Sgambetti delle matricole dem permettendo.

E “Scateno” che ci guadagna in tutto ciò? La gratitudine di Schifani, innanzitutto, per aver preferito l’accordo «istituzionale» alla fronda di Miccichè. Ma in ballo ci sono altri due posti: mercoledì quello di deputato-segretario. Ruolo svolto, con dizione da Iena tv, da Ismaele La Vardera, deputato più giovane nell’ufficio di presidenza provvisorio. Ma il piatto forte deve ancora arrivare. Ed è la commissione regionale Antimafia. Che sarebbe la seconda rata da pagare. Direttamente a De Luca in persona. Presidente dopo Nello Musumeci e Claudio Fava in un ruolo che potrà dare visibilità (e molte armi politiche) al candidato governatore miglior perdente.

Che, in attesa di riprovarci nel 2027, aspira a fare il leader delle opposizioni frastagliate. Col benestare di Palazzo d’Orléans.. Twitter: @MarioBarresi COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA