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il lutto

Azzaro, il democristiano garbato che digeriva le scelte draghiane

Morto a 96 anni, fu sottosegretario e sindaco di Catania nel 1987 e nel 1991. Il cordoglio del Comune e di Musumeci

Di Redazione |

Si è spento ieri, all’età di 96 anni, Giuseppe Azzaro, storico esponente catanese della Democrazia cristiana. Deputato ininterrottamente per sette legislature dal 1963 al 1992, Azzaro fu sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e alle Finanze; nel 1987 e nel 1991 ricoprì anche la carica di sindaco di Catania. Di seguito il ricordo di Girolamo Barletta.

Deputato per più legislature, democristiano centrista Peppino Azzaro da anni si era stabilito a Roma con la numerosa famiglia di cui egli era prezioso alfiere. Prima che politico Azzaro era figlio di un apprezzato prefetto, di cui non molto tempo fa egli scrisse un misurato pezzo che pubblicammo con notevole rilievo: Peppino alla collaborazione con “La Sicilia” ci teneva.  Sapeva essere distante dal suo partito quando lui, ferratissimo scelbiano, non ne condivideva le scelte apicali, alle quali pure si adeguava. Partecipava assiduamente alle sedute del comitato provinciale della Dc e prendeva seccamente le distanze da linee che riteneva erronee. Ci teneva Azzaro a distinguere il suo pensiero anche dalla corrente maggioritaria allora pilotata da Nino Drago.  Giovanissimo era vicino a Domenico Magrì, letterato di buona caratura. Quando Magrì nel consesso provinciale pigliava la parola, Azzaro  dettava il suo duro giudizio con una frase lapidaria: “defensor fidei”. Azzaro chiariva il suo detto: intendeva sottolineare che il dotto Magrì dall’alto della sua cultura copriva le “malefatte” della maggioranza draghiana.  Più volte mi capitò alla vigilia di chiamate elettorali di accompagnare Azzaro nel suo rituale giro: esplose il suo dissenso quando in visita alle suore di clausura mi scappò un apprezzamento negativo per le ottime suore distanti dal mondo per le loro rigide regole. Peppino mi riprese duramente: «Tu – mi disse con veemenza – non capisci che le suore “sepolte vive” coprono i nostri, i tuoi peccatacci. Sono l’ombrello del nostro povero mondo». Peppino per quel pomeriggio mi negò la parola. Si era risentito per la mia sprovvedutezza culturale distante dalla cristiana beatitudine della “sepolte” vive.  Azzaro nelle consultazioni elettorali veniva rieletto con largo consenso. Anche per le chiamate comunali o regionali portava nei comizi il frutto di ottime meditazioni: raccomandava ai colleghi di usare nei comizi linguaggio misuratamente garbato. Respingeva le tentazioni offensive anche quelle rivolte ai comunisti di togliattiana memoria. Nell’ultimo colloquio telefonico capii che gli pesavano le 96 primavere. Mi spinsi a fargli promettere che venendo a Catania ci saremmo incontrati. «Non dubitare – mi rispose – venendo a Catania, la tua Giarre sarà inclusa in un breve itinerario».  Ora Peppino è nel mondo della verità. Al Padreterno dirà – ne sono certo –  della mia frasaccia contro il nulla fare delle “sepolte vive”.

«Con Peppino Azzaro scompare uno dei più limpidi protagonisti della politica siciliana, da lui interpretata ininterrottamente, per sette legislature, alla Camera dei deputati, di cui fu anche vicepresidente». Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci. "Uomo raffinato e di alto profilo morale e umano, cattolico di fede sturziana – aggiunge Musumeci – Catania lo ricorda come sindaco della Città negli anni difficili, che precedettero la stagione in cui io ebbi l’onore di essere chiamato, con l'elezione diretta, a guidare la Provincia etnea. Stagione di rinascimento e grandi progetti che ancora oggi hanno lasciato segno tangibile sull'intero territorio metropolitano. Ai familiari va il cordoglio mio personale e del governo regionale». 

L’Amministrazione comunale di Catania in una nota partecipa al cordoglio per la scomparsa dell’ex sindaco del capoluogo etneo Giuseppe Azzaro, morto ieri a Roma all’età di 96 anni. «Dell’orevole Azzaro – afferma la nota – rimane il ricordo indelebile di un personaggio di alto profilo morale e culturale che tra gli anni '50 e '90 del secolo scorso fu protagonista assoluto di tante stagioni della vita pubblica catanese e nazionale. Per due volte fu sindaco della città di Catania, tra il 1987 e il 1988, e successivamente nel 1991. Deputato al Parlamento per sette legislature e vicepresidente della Camera, fu interprete diretto del pensiero sturziano e dell’impegno dei cattolici in politica». «Originario di Caltagirone – continua la nota del Comune etneo – stabilì giovanissimo la sua residenza a Catania per seguire da vicino la vita politica e municipale della città, a cui diede contributi di rigore morale e buona prassi amministrativa anche da assessore alle finanze e da consigliere comunale, prima di trasferirsi definitivamente nella Capitale. Ai familiari e ai tanti cittadini che ancora ne ricordano lo stile e l’efficace sobrietà va il cordoglio della città di Catania».   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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