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Caterina Chinnici: «Peccato per il campo largo il programma fatto insieme reggeva»

La candidata dem alla Regione. «Un assessorato per i giovani, un coordinamento tra gli uffici»

Di Redazione |

Nell’isola che ha girato in lungo e in largo e non «soltanto in occasione di questa campagna elettorale», la stessa che la vede protagonista nella corsa per Palazzo d’Orleans per Pd e Centopassi, Caterina Chinnici ha trovato persone «sfiduciate, più che arrabbiate», ma anche chi con sincero affetto dopo averla rincorsa alla fine di un incontro elettorale non le ha fatto mancare la sua vicinanza: «Era un giovane uomo, fra i 30 e i 40 anni, che mi ha detto: “Dottoressa, comunque vada noi le vogliamo bene”». L’europarlamentare “dem”, intervenendo ieri pomeriggio al forum organizzato in redazione a “La Sicilia”, si è raccontata in dettaglio, «confidando nel voto dei siciliani», ma soprattutto sentendosi gravata dalla cambiale d’onore, ma anche d’affetto, stipulata con «il popolo delle primarie, quelle 30mila persone che hanno creduto in un progetto e in una persona che lo rappresentasse. Qui è cominciata la parte più bella: quella della stesura del programma comune, concertato fra forze che su molti temi la pensano allo stesso modo, del quale io ero garante super partes». Percezioni, dubbi, incertezze che non erano in fondo mai mancate: «Sulla tenuta del cosiddetto campo largo, se devo essere sincera, qualche perplessità io l'ho avuta sin dall'inizio».  Dopo la frattura sarebbe stato più facile, a quel punto togliere il disturbo, nel momento in cui i 5stelle «con cui in Sicilia, devo dire, c’era un accordo e un programma che reggeva e che funzionava», hanno deciso di uscire dal campo progressista e di correre con un proprio candidato, il referente regionale di Giuseppe Conte, Nuccio Di Paola: «Certo è un peccato che da Roma i 5stelle abbiano scelto un’altra direzione». Sarebbe stato, immagina, «un gran bel film» vedere sul palco Enrico Letta, Giuseppe Conte e lei. Sarebbe stata un’altra campagna elettorale. Per tutti, nessuno escluso. Ma questa rimane la terra in cui un privilegio negato vale più di un beneficio conquistato, per cui, Amen. «Mantengo un grande rispetto per il dibattito interno dei 5stelle» pronuncia con il solito sorriso garbato di sempre che, giura, «non equivale a un segno di remissione o di arrendevolezza». E per essere chiari, nel caso di piazzamento come miglior seconda, non svela le sue carte tra l’opzione di un seggio a Sala d’Ercole e restare in Europa.  La sfida gentile di Caterina Chinnici continua a poggiare sulla cultura della legalità e della trasparenza, un perimetro ideale tra la memoria di un passato che non si può cancellare. Per un pudore intimo e personale non ama citare spesso le frasi del padre Rocco, il magistrato ucciso dalla mafia il 29 luglio del 1983, ma in questo caso riesce a fare un’eccezione: «La mia fiducia è nei giovani» amava dire l’uomo che si era inventato il pool antimafia. La “dottoressa”, prima che l’“on” ricorda con piacere questa piccola sentenza, a metà strada tra la regola di vita e l’apertura fatta di un approccio pratico a questo mondo: «Ho sempre avuto un dialogo bellissimo con i giovani. Io tengo molto a loro e una delle prime cose che farò è istituire un assessorato che si occupi di loro. Nel mio ufficio, a Bruxelles, ci sono almeno 6-7 giovani, molto preparati e motivati, che mi seguono. Alcune volte, quando ci sono le riunioni, non ci sono nemmeno le sedie per tutti…».  Un filo, quello tra Bruxelles e la Sicilia, fatto di senso pratico e studi finalizzati anche a ottimizzare la lentocrazia dei burocrati che non hanno, specie in Sicilia, “tempi europei”. L’idea di un ufficio unico da far nascere alla Regione per supportare i comuni siciliani «nel welfare, nei servizi sociali carenti, ma anche negli investimenti infrastrutturali» viene concepita proprio sul modello europeo «con un meccanismo di valorizzazione dell’individuo, ma anche di semplificazione che non potrà che giovare alla Sicilia».  Una parte di rimpianto per non aver vista mai adottata di fatto la riforma approvata ai tempi in cui era assessore agli Enti locali nella giunta di Raffaele Lombardo, non aver potuto toccare con mano benefici ed eventuali limiti, ancora c’è: «Se fosse stata applicata quella legge la Sicilia si sarebbe portata avanti di dieci anni». Eppure la partita della trasparenza alla Regione sembra un match che si vuol rinunciare a giocare. O a cui non sempre si riesce a dare il giusto peso. A partire dalle leggi rimaste nel cassetto all’Ars e da quelle portate avanti e approvate con grande difficoltà nell’ultimo scorcio di legislatura. Trasparenza e velocità nella burocrazia da intendere come bene comune anche per un cambio di passa chiesto dalle associazioni di categoria nell’isola. Per Chinnici già l’uso della parola “controllo”, può risultare spiacevole, meglio parlare di «vigilanza», magari con tanto di check finale di verifica, senza trascurare l’idea di lanciare veri e propri corsi di formazione informazione sui finanziamenti europei per utenti, citttadini e beneficiari. Andando verso il rush finale, gli ultimi giorni prima del voto di domenica, Caterina Chinnici immagina la sua squadra di assessori, una scelta basata quanto più su criteri di «competenza» e più equidistante possibile dalle manfrine della politica spicciola. Se, infine, il reddito di cittadinanza ha avuto il merito di incidere sugli effetti della microcriminalità, garantendo «sostegno a chi non ha lavoro non risolve il problema come hanno confermato recentemente anche i rapporti dello Svimez». Per non giocare con i concetti però, tirare il sasso e nascondere la mano, servirà a tutti gli effetti un reale potenziamento della macchina amministrativa « senza una vera capacità di rinegoziare con Roma concorsi e nuove assunzioni, non si esce da questo tipo di avvitamento». Il tema dei termovalorizzatori trova Chinnici con idee chiare e ampiamente comunicate in queste settimane al proprio elettorato: «Il rifiuto trasformato, dice, può diventare una fonte di entrata, ma è chiaro che occorre potenziare la differenziata con gli impianti di lavorazione che lavorano il compostaggio e lo separano dallo scarto. Senza dimenticare le opere da realizzare in prossimità dei territori, per arrivare alla progressiva dismissione delle discariche». Certo, iniziare la legislatura con i migliori auspici su riforme e cambio di governance, serve poco se al termine ogni problema rimane al suo posto.  La stanchezza adesso è un’ombra leggera da nascondere tra le pieghe di un sorriso, ma dopo la sua giornata catanese torna a casa con la sensazione ben definita di essersi spiegata con la semplicità di chi sa farsi capire dalla gente. 

La sfida gentile. In questa stressante campagna elettorale ho incontrato tanta gente, molti sfiduciati più che arrabbiati. Qualcuno mi ha pure detto: «Dottoressa, comunque vada le vogliamo bene»

(Pubblicato su La Sicilia il 22 settembre)COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA