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Il ritorno all’Ars di Musumeci tra offese, crisi “fantasma” e ricandidatura. Ma le opposizioni: «Si dimetta!»

Il governatore allontana tutte le ipotesi di azzeramento e rimpasto, dice di voler arrivare alla fine della legislatura e rilancia sulla rielezione

Di Redazione |

«Quel pomeriggio non si votava per un atto programmatico ma era un voto dal valore istituzionale, quello dei tre grandi elettori del capo dello Stato. Quel voto non è stata un’offesa alla mia persona, ma un’offesa all’istituzione che rappresenta la mia persona, ricoperta per volere dei cittadini». Ha esordito così il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, oggi in occasione del suo ritorno all’Assemblea Regionale Siciliana dopo l’elezione dei tre grandi elettori del capo dello Stato in cui il governatore arrivò terzo e rischiò addirittura di arrivare quarto. Subito dopo quel voto sembrava che il governo stesse per cascare, che la crisi fosse imminente, lo stesso Musumeci aveva paralto di possibili dimissioni e annunciato un azzeramento dalla giunta. Poi però nulla di tutto ciò.

E Musumeci ha anche spiegato perché o almeno ha spiegato i ragionamenti fatti dopo quel voto. «Il voto anomalo espresso all’interno della coalizione di governo, è frutto di autonoma iniziativa o un segnale di insofferenza verso chi presiede? Ci sono le condizioni per continuare o meglio chiudere in anticipo? Questi gli interrogativi che mi sono posto quella sera», ha detto il governatore. «Da qui è nata la scelta di sentire la coalizione – aggiunge -. Ringrazio gli assessori per pazienza e competenza che mettono nel lavoro. E’ un lavoro di verifica fatto per rispetto delle forze del centrodestra. Nessun partito ha chiesto di sostituire la propria rappresentanza in giunta e tutti vogliono lavorare con questo governo fino all’ultimo giorno della legislatura. Significa che quel voto non era frutto di scelte politiche dei partiti. Avevo bisogno di questa conferma. Nessun governo ha garantito stabilità come questo, senza mai un giorno di crisi».

Musumeci ha aggiunto: «Sarebbe da ipocrita negare che in questa legislatura non ci siano state fibrillazioni tra l’Assemblea e il governo, degenerate a volte in pregiudizio ideologico da parte delle opposizioni e non solo, e in qualche caso un pregiudizio personale». Il governatore ha sostenuto che questo conflitto istituzionale ha radici antiche, a partire dal 2001 con l’elezione diretta del presidente della Regione siciliana.

A proposito di elezioni, Musumeci ha sfiorato anche il tema della sua possibile ricandidatura: «E' necessario fare chiarezza su alcuni temi, a partire dalla ricandidatura del presidente della Regione. Il tema – ha però affermato – non riguarda questa Assemblea, ma i partiti del centrodestra e sarà affrontato nei tempi e nei luoghi opportuni».

«Mancano solo sette mesi alla presentazione delle liste regionali e circa due mesi alla formalizzazione delle candidature per le amministrative, compresa Palermo: certamente un lasso di tempo non ampio ma a volte l’avarizia del calendario può essere neutralizzata dall’impegno e dalla passione di ciascuno di noi. Saranno mesi di intenso lavoro per tutti – ha affermato Musumeci guardando quindi alla fine della legislatura -. Dovremmo sperare di trovare il tempo per affrontare leggi di riforma, come quella dei rifiuti, dei consorzi di bonifica, della forestale: alcuni di questi disegni di legge sono stati licenziati dalle commissioni di merito, da parte del governo si ribadisce la massima e doverosa disponibilità e sono convinto che ognuno di noi farà la propria parte».

Parlando di questi mesi che ci separano dalle prossime elezioni regionali (previste in autunno, ancora non c'è una data), il governatore ha detto che «I siciliani vengono prima di ogni questione» e ha aggiunto che da qui a fine legislatura ci sono «tre grandi compiti da portare a termine: la Legge finanziaria 2022 con relativo bilancio, il Pnrr e la programmazione 2021-2017. La legge finanziaria che è chiaramente condizionata dall’accordo con lo Stato del dicembre dello scorso anno. Entro il 15 marzo sarebbe importante capire le risorse che abbiamo disponibili. Occorre anche fare chiarezza su alcuni temi, a partire dalla ricandidatura del presidente della Regione. Il tema non riguarda questa Assemblea, ma i partiti del centrodestra e sarà affrontato nei tempi e nei luoghi opportuni».

Le opposizioni

Opposizioni al contrattacco in aula dopo l’intervento del governatore Nello Musumeci. "Presidente la verità è che lei ha fatto tutto da solo, e da solo si è cacciato nel baratro. SI dimetta, e torniamo al voto», ha detto il capogruppo del Misto, Danilo Lo Giudice di Sicilia Vera, il movimento di Cateno De Luca, che ha «prenotato» una sala di Palazzo dei Normanni per ufficialiazzare, martedì prossimo, in conferenza stampa la sua candidatura alla presidenza della Regione alle elezioni d’autunno. Anche Nuccio DI Paola, capogruppo del M5s, ha sollecitato Musumeci a dimettersi, mentre Claudio Fava (Centopassi) ed Anthony Barbagallo (Pd) hanno ricordato che il governatore, dopo l’esito del voto per i grandi elettori del Capo dello Stato, ha apostrofato i deputati come «scappati di casa, sciagurati e traditori».

Fava ha aggiunto: «Come il Conte zio dei Promessi Sposi: sopire troncare, troncare sopire. Perfino di fronte ad una mozione di censura di Forza Italia nei confronti di D’Urso, l’uomo di fiducia del presidente per la spesa Covid, Musumeci dice che la crisi ce la siamo inventata noi. Un fatto è certo: questo presidente – che si dimetta o meno poco importa – non ha più la fiducia della sua maggioranza». Il deputato del Pd, Antonello Cracolici rivolgendosi a Musumeci, ha affermato: «Lei per quello che sta facendo sta piegando la Sicilia al ricatto della sua ricandidatura».  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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