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Il vertice del centrodestra: verso un «candidato dal profilo politico che non s’è usurato»

Manca solo FdI. Cuffaro gela Miccichè: «Monterosso? Allora meglio tutta la vita Musumeci...»

Di Mario Barresi |

La prima notizia è che il vertice, alla fine, s’è fatto davvero. Nonostante smentite e depistaggi. La seconda notizia è che è stato un vertice vero, non una riunione carbonara di No-Nello. Il primo incontro fra le forze del centrodestra siciliano verso le Regionali, il primo confronto dopo la disponibilità al «passo di lato» di Nello Musumeci, E, soprattutto, «il primo momento di confronto sereno dopo mesi di incomprensioni», ragiona un esponente di spicco della coalizione. Il quale fa notare un passaggio non di poco conto: «Se escludiamo le trattative, che non si potevano non fare, sulla scelta del candidato sindaco a Palermo, non riuscivamo a vederci sui temi regionali da non so nemmeno quanto tempo. E non è un caso che ci siamo riusciti subito dopo l’ultima conferenza di Musumeci…».

L’elenco dei presenti. Convocati dal leader forzista Gianfranco Miccichè nel suo studio all’Ars – circostanza definita «sconcertante» da Gaetano Armao – si ritrovano i rappresentanti di quasi tutti gli altri partiti. Per la Lega c’è Vincenzo Figuccia (delegato da Nino Minardo, dopo l’incidente diplomatico col padrone di casa, che in assenza di risposte dal segretario leghista aveva già invitato Luca Sammartino, che comunque s’è rifiutato di rappresentare il suo partito); ci sono i segretari regionali degli Autonomisti, Roberto Di Mauro, e dell’Udc, Decio Terrana, quest’ultimo aggiornato del «proficuo incontro», ieri a Roma, fra Matteo Salvini e Lorenzo Cesa; c’è Antonello Antinoro, inviato di Saverio Romano per Noi con l’Italia; e, contrariamente al tavolo sulle Amministrative di Palermo, stavolta c’è anche Totò Cuffaro, leader della Nuova Dc, in versione sbarazzina-beach con la camicia a maniche corte e la felicità di «tornare all’Ars dopo l’ultima volta al contestato convegno sulle carceri». Non c’è, come annunciato alla viglia, Fratelli d’Italia. Ma non è un’assenza di rottura. Per dimostrarlo, Miccichè legge agli alleati i «garbati sms» ricevuti da Ignazio La Russa e Salvo Pogliese. Il senso dei quali è: «Prima dobbiamo risolvere delle questioni interne». Il che, da alcuni big seduti al tavolo, viene interpretato come «un segnale che non vogliono più ostinarsi sulla pregiudiziale della ricandidatura di Musumeci». Sarà così?

Il contenuto del vertice viene riassunto da una nota ufficiale capace di addormentare un cavallo imbizzarrito. «Un confronto costruttivo – spiegano – nel corso del quale abbiamo manifestato il solo interesse di coltivare insieme le ragioni dell’unità e individuare, quindi, un percorso politico per vincere con una coalizione coesa, senza nessuna preclusione e nessuna pretesa». Porte aperte al partito di Giorgia Meloni: vista «l’assenza dei rappresentanti di FdI abbiamo ritenuto opportuno di organizzare una nuova riunione, ritenendo assolutamente indispensabile la presenza di tutti i partiti del centrodestra. L’unico obiettivo è l’unità della coalizione».

Tutto molto bello. Ma non quanto il croccante siparietto fra Miccichè e Cuffaro. Quando il primo, reduce dalla presidenza della commissione per un concorso dell’Ars, notifica che «su otto vincitori, ben sei sono donne: una cosa su cui bisogna riflettere», il secondo mangia subito la foglia: «Gianfra’, se questo discorso lo fai per dire che vuoi candidare la Monterosso, la risposta è: fra lei e Musumeci, tutta la vita Musumeci…». A proposito: un impegno assunto da tutti gli alleati è quello di «non tirare fuori nomi dal cilindro per bruciarli sulla stampa». Ma c’è un identikit: un «profilo politico che non si è usurato». E sul bis del governatore uscente? A parte la solita profezia di Miccichè («Con lui perdiamo sicuro!»), il discorso non è stato quasi mai preso. Certo, c’è stata un’analisi sul fatturato del governo regionale e sul corto circuito fra Palazzo d’Orléans e partiti. Ma su Musumeci «nessun accanimento». Come se, annota un malizioso presente, «il discorso fosse pacificamente archiviato». Ma si dovrà aspettare il prossimo vertice “plenario”, per capire se è davvero così.

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