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IL LEADER DEL MOVIMENTO

Intervista a Giuseppe Conte: «Il nuovo percorso del M5s e la ricetta per governare la Sicilia»

Il dopo Amministrative: «Organizzazione e presenza territoriale, conosciamo i nostri problemi e li stiamo prendendo di petto. Ora semina e rinnovamento»

Di Mario Barresi |

Giuseppe Conte, a bocce ferme: queste Amministrative per il M5S non sono state trionfali. Nelle elezioni locali non c’è una tradizione vincente, ma avete perso Roma e Torino, oltre che consensi nel Paese. Cos’è che non sta funzionando?

«Come ho già detto c'è poco da parlare e molto da fare. Sappiamo quali sono i nostri problemi sul fronte dell'organizzazione e della presenza territoriale, li stiamo prendendo di petto. Questo è il momento della semina, del rinnovamento: stiamo iniziando un nuovo percorso. Sono stato in giro per l'Italia, da Nord a Sud e ho trovato grande entusiasmo. Ripartiamo da questo».

In compenso in Sicilia, ma anche altrove, gli elettori premiano la coalizione in cui il M5S è col Pd, ma talvolta anche con sinistra e civici. Un’alleanza che Letta rivendica come vincente. Sarà l’unica strada da percorrere?

«In alcune città ci sono stati i presupposti per proporre dei progetti comuni, in altre no. Le alleanze non si calano dall'alto, non si fanno a tavolino, ma si costruiscono sulla condivisione dei progetti e sul rispetto dei territori. Il Movimento 5 Stelle ha una sua identità chiara: il dialogo con il Pd e altri è possibile solo quando si rimane in questa cornice. È innegabile che dove l’alleanza è stata costruita con lungimiranza e nel rispetto dell’identità e delle personalità di entrambe le forze, abbiamo dimostrato che anche il centrodestra compatto si può battere, dato importante soprattutto in Sicilia, dove Musumeci andò al governo proprio con il centrodestra unito». 

Anche nell’Isola domenica prossima si testa ancora l’asse giallorosso ai ballottaggi di tre comuni in due dei quali ci sono candidati cinquestelle. Ritiene che il «vento favorevole», come dicono dal Pd, arriverà anche sotto lo Stretto?

«Non sono un aruspice. L'importante è che non soffi il vento dell'astensione che abbiamo registrato nei ballottaggi dello scorso fine settimana. Un fenomeno su cui noi non facciamo certo spallucce. Sicuramente qui in Sicilia siamo soddisfatti di alcuni risultati già ottenuti: penso ad Alcamo, dove è stato riconfermato il nostro sindaco Domenico Surdi, o Caltagirone con Fabio Roccuzzo che ha battuto il centrodestra in sinergia con il Pd». 

Ma presto sarà già tempo di preparare altre campagne elettorali. Una delle città più importanti al voto in primavera è Palermo. Alcuni dei suoi disdegnano un’alleanza col Pd, troppo schiacciato dall’immagine dell’uscente Orlando. Ci sono margini per un’intesa?

«Come ho già detto la condivisione e il dialogo politico si costruiscono su progetti concreti e reali per migliorare la vita delle persone. Chiedeteci prima cosa vogliamo fare, solo dopo si parlerà della formula».

E poi ci saranno le Regionali. Il M5S nel 2017 sfiorò la conquista della Sicilia. Era un mondo fa. Adesso l’asse col Pd sembra saldo: l’alleanza viene data per scontata, ma il movimento nell’Isola ha ancora la forza di rivendicare un proprio candidato? Ha già parlato di nomination per la Sicilia con Letta?

«Il discorso è prematuro, faremo le valutazioni del caso al momento opportuno. Sicuramente c'è una base da cui partire, che non è solo quella nazionale frutto dell'esperienza del governo Conte 2 ma anche quella di questa tornata di amministrative.  La Sicilia è stata una regione importantissima per il M5S fin dalla sua nascita. Il Movimento in questa Regione ha portato avanti battaglie significative e negli anni ha costruito un percorso di credibilità nei confronti dei siciliani e delle altre forze politiche. Progetti, idee e visione per una terra che ha il potenziale per essere tra le prime in ogni classifica, poi valuteremo le energie migliori per realizzare tutto ciò, infine vedrete che il nome verrà fuori in maniera naturale e forte. L'imperativo del M5S è proporre ai cittadini la migliore ricetta per governare la Sicilia». 

Da leader del Movimento ha trascorso di recente tre giorni pieni nell’Isola. Che idea s’è fatto di questa terra? Qualcuno è riuscito a farle cambiare idea sul Ponte, storico tabù grillino?

«È un territorio pieno di bellezze, risorse e occasioni di riscatto. Mi ha entusiasmato ma anche amareggiato: è inaccettabile in questo contesto vedere giovani costretti ad andarsene, imprese che incontrano difficoltà, servizi e infrastrutture carenti. Il M5S è quello che al governo ha sbloccato infrastrutture, semplificato procedure: è ora di smetterla di dipingerlo come il Movimento dei tabù. Siamo aperti al confronto, ma solo nell’interesse dei cittadini».

Che opinione ha, anche per averci avuto a che fare da premier, del governo Musumeci?

«Quando si è trattato di fare il bene dell'Italia e dalla Sicilia da premier non ho mai guardato ai colori politici. Oggi da presidente del M5S non posso che darne un giudizio assolutamente insufficiente su tanti aspetti, basti pensare alla vicenda dei 422 milioni di euro di progetti del Pnrr destinati all'agricoltura persi per l'incapacità di redigere progetti validi. La domanda che pongo io ai siciliani è solo una: in quali mani volete mettere i tantissimi fondi che arriveranno nei prossimi mesi?». 

Per invertire questa rotta magari ci sarà bisogno di un fronte giallorosso compatto e competitivo. Gli alleati stanno aspettando che lei nomini un coordinatore regionale che sia legittimato a parlare per il movimento. Quando ha intenzione di farlo?

«Stiamo lavorando a un'organizzazione interna ben precisa. Con una segreteria strutturata che avrà un peso politico importante. In questo quadro si inserisce anche lo schema dei gruppi territoriali. Parliamo di un progetto che non si esaurisce con un nome». 

C’è già un identikit? Sarà un “indigeno” di fiducia o un “papa straniero”, magari in gonnella?

«Non correte dietro i nomi, chiedeteci quello che vogliamo fare per la Sicilia. Non sono solo i ruoli a contare, ma la voglia di rimboccarsi le maniche. E noi l'abbiamo da vendere».

Twitter: @MarioBarresi 

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