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L’assessore regionale Lagalla aderisce all’Udc di Cesa

Il capo dell'Istruzione è stato presentato dai vertici del partito centrista in una conferenza  stampa a Palazzo dei Normanni

Di Redazione |

Roberto Lagalla entra nell’Udc. E lancia, di fatto, la sua corsa a sindaco di Palermo, blindato da un asse (nazionale, ma con immediate refluenze in Sicilia) fra i centristi e la Lega. L’ingresso dell’assessore regionale all’Istruzione nel partito dello scudo crociato è stato ufficializzato dal leader nazionale Lorenzo Cesa, in una conferenza all’Ars assieme al segretario regionale Decio Terrana e all’intera truppa moderata.

Non c'è stato pure il coming out sulla candidatura a Palazzo delle Aquile, ma l’ingresso dell’ex rettore di Palermo avrà una serie di conseguenze a catena. La prima, più scontata, è aprire le danze sulle Amministrative. Quello di Lagalla è un nome forte, che ha il sostegno esplicito di Gianfranco Miccichè, ma attira le simpatie anche dei renziani, con Davide Faraone ben predisposto a un’operazione che aprirebbe il cantiere della “Cosa Bianca” a cui lo stesso Matteo Renzi (che ne avrebbe parlato, fra gli altri argomenti, lunedì con lo stesso Miccichè in una lunga telefonata) è molto interessato nella logica del «laboratorio siciliano». La discesa in campo di Lagalla taglierebbe fuori altri aspiranti centristi di rango come Saverio Romano (furioso) e Gaetano Armao. E aprirebbe subito la contesa con gli altri del centrodestra: dalla meloniana Carolina Varchi al musumeciano Alessandro Aricò (Db), fino alla new entry autonomista Totò Lentini. E spegnerebbe anche le voci su un’altra ipotesi di rango: Francesco Cascio, ex presidente dell’Ars, ora medico a Lampedusa, nome che qualcuno continua a tenere in serbo.

Ma non è soltanto una questione palermitana. L’ingresso di Lagalla nell’Udc e la sua corsa da candidato sindaco stanno nello scenario di un patto centrista con Matteo Salvini, che adotterebbe alcuni big nelle liste per le Politiche in cambio di un sostegno nel derby sovranista con Fdi. C’è proprio questo accordo, con Luca Sammartino fra i suggeritori, alla base dell’affondamento del progetto di “grande centro” decretato dallo stesso Cesa. Con valore aggiunto in Sicilia, dove all’Udc si aggiungerebbe una truppa assoldata da Totò Cardinale (che continua a smentire la sua presenza), in sintonia col segretario leghista Nino Minardo e storico amico del padre.

Ma il candidato centrista a Palermo avrebbe un effetto sul risiko delle poltrone siciliane. Con Giorgia Meloni costretta a scegliere se battersi per mantenere Salvo Pogliese sindaco a Catania o sostenere la causa del bis di Nello Musumeci alla Regione, a cui aspira la Lega. E così il governatore si liberebbe di Lagalla (da sempre ritenuto un potenziale competitor per il 2022), ma avrebbe ancor di più il fiato di Salvini sul collo.

Infine, una notazione matematica. Con il leader di Idea Sicilia, l’Udc arriva a un record: tre assessori (ci sono anche Mimmo Turano e Daniela Baglieri) con appena quattro deputati all’Ars. «E noi che ne abbiamo sette – mastica amaro un leghista – dovremmo avere in proporzione mezza giunta?».

«Siamo impegnati a ricostruire un’area di centro moderata, riformista, cattolica e popolare: con Forza Italia abbiamo già un buon rapporto e siamo insieme in alcuni comuni in questa tornata di amministrative. Sono orgoglioso che una personalità di alto profilo come Roberto Lagalla aderisca col suo movimento all’Udc» ha detto il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa. Prima della conferenza stampa con Lagalla e i vertici del partito siciliano, alla presenza anche del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, Lorenzo Cesa ha incontrato il governatore Musumeci. «Sono contento di avere incontrato Musumeci, all’insegna della concretezza. Con lui siamo stati leali e lo continueremo a essere».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA