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L'INTERVISTA

Lombardo: «Io sindaco di Catania? Non ci penso nemmeno». E l’ex governatore fa due nomi per la città

Uno dei leader della politica catanese parla anche del rapporto con Salvini. E su Musumeci dice: «Non ha voluto o potuto dialogare coi partiti che lo hanno eletto» 

Di Mario Barresi |

Raffaele Lombardo, fuori la verità: vuole davvero fare il sindaco di Catania? «Non ci penso nemmeno». Allora è vero.

«E perché mai?»

Dicono che quando lei nega significa che afferma. E viceversa… «Dicono tante sciocchezze, è una delle tante. Non ho né la voglia né il piacere di fare il sindaco di Catania. E poi non ho più l’età. Il limite di età vale per i primari, i magistrati e persino per i vescovi. Bisognerebbe prevederlo anche per i sindaci. Ricordo i tre anni al Comune, con Scapagnini: 15 ore di lavoro al giorno, l’autostrada portata a corso Indipendenza, il progetto dei parcheggi, corso Martiri, la circonvallazione senza semafori, via Etnea e tanto altro. Ma era 22 anni fa».

Comunque il problema, almeno nell’immediato, non si pone: Pogliese non si dimette. A proposito: fra voi due non corre buon sangue… «Ma no. Ricordo solo che per la sua elezione ci fu un impegno corale, mentre l’amministrazione si è ridotta a un quasi-monocolore».

In ogni caso a Catania è partito il toto-sindaco. Lei si tira fuori, ma c’è un nome che la stuzzica? «Più che a un nome mi piace pensare a un’alleanza civica, fuori dalla logica degli schieramenti, guidata da una personalità di indiscusso valore».

Chi è costui? «Perché non costei? Da ex maschilista pentito, negli ultimi anni mi sono accorto che le donne sono più brave, concrete, laboriose, tenaci».

I nomi, fuori i nomi. «La prego, non mi faccia violare il segreto istruttorio».

E se fosse del centrosinistra? «Se proprio ci tiene, tra i nomi fatti da lei l’altro giorno è nota la mia stima per Giuseppe Berretta e per Emiliano Abramo».

Nel centrodestra siciliano impazza il caos.  Come si esce dal pantano? «Temo che, in barba all’autonomia e ai laboratori si finirà col decidere al tavolo della contrattazione romana. E non è detto che ci convincerà».

Salvini ha lanciato “Prima l’Italia”. E il suo movimento ha espresso grande entusiasmo. «Piccolo entusiasmo».

Sembra che la liaison con Salvini,  sotto sotto, non le fa battere il cuore. «Salvini, che ho visto solo quattro volte, mi sembra una persona franca e leale che non coltiva retropensieri e non è avvezzo al doppio gioco. Ma ha dinnanzi a sé una scelta obbligata, l’europeismo e l’atlantismo. Dall’altra parte c’è Putin».

Magari per lei è meglio questo che un centrodestra a trazione patriota. A naso la distanza fra lei e Meloni dovrebbe essere siderale… «Giorgia Meloni è persona di grande capacità politica. Non a caso FdI in Italia è il primo partito».

Dicono che lei stia giocando con almeno cinque mazzi di carte: Minardo, ma anche Stancanelli nel centrodestra, Chinnici, ma anche Bartolo nel centrosinistra e il suo ex assessore Russo come sogno nel cassetto. Comunque vada, sarà un successo… «Non gioco su nessun tavolo. Ha ricordato il rapporto federativo con la Lega (leggasi Minardo, ndr). Vorrei votare per un-una presidente con coraggio e innovazione, autenticamente riformista che liberi la mia terra da mille pastoie che ne frenano le straordinarie potenzialità».

In ogni caso, però, lei si iscrive al partito dei No-Nello… «Non mi iscrivo ad alcun partito del no, non sono mai stato anti-qualcuno. Musumeci è una persona perbene, ha operato in un contesto soffocante».

Ah, allora i mazzi potrebbero essere sei. Scherzi a parte: perché il governatore uscente non è riuscito a tenere unita la coalizione? «Non ha voluto o potuto dialogare coi partiti che lo hanno eletto. S’è concentrato sugli assessori facendone talvolta dei mostri, per carità in senso politico».

A Palermo il suo movimento ha in campo Lentini. Ma Lagalla è venuto a renderle visita a casa e Miccichè spinge per Cascio. Sarà possibile trovare la quadra o farete tutti le “primarie” al primo turno? «Lentini è uomo del popolo, con grande esperienza al Comune e in Ars e nessuna macchia sul trentennale operato. Si è scommesso, merita di essere sostenuto».

E poi c’è Messina. I vostri “cugini” leghisti schierano Germanà. Ma magari un pensierino per il candidato del suo amico De Luca ce l’avrà pure fatto… «Intanto c’è la federazione con la Lega (leggasi Germanà, ndr). E poi un uomo che s’è fatto da se mi ha sempre affascinato». Finiamo ripartendo dall’inizio: visto che non vuole fare il sindaco di Catania, cos’ha in testa, Lombardo? «Almeno questo mi permetta di lasciarlo avvolto nel mistero». Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA