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Nuovo governo, Musumeci e Messina nella “lista segreta” di Giorgia Meloni

L’ex governatore ministro del Sud, lo Sport all’ex assessore? Nessuna conferma da FdI, ma gli alleati avrebbero sentito i nomi dalla leader

Di Mario Barresi |

Nel toto-ministri, un frullatore impazzito con la stessa affidabilità dei titoli sportivi sul calciomercato di giugno, ci sono poche certezze. Una delle quali è che «Giorgia, dei nostri nomi, non parla con nessuno», come sostengono anche i più fidati colonnelli della premier prossima ventura. Con nessuno o quasi: le «uniche eccezioni» sono «Giamba» (Giambattista Fazzolari, braccio destro e probabile sottosegretario alla Presidenza), «Lollo» (il cognato Francesco Lollobrigida, capogruppo uscente di FdI alla Camera) e «Ignazio», ovvero il neo-presidente del Senato La Russa. E i tre custodi delle scelte di Giorgia Meloni («la faccia in questo governo ce la metto io», ha detto alla plenaria dei parlamentari) non si esprimono nemmeno sotto tortura.

Ma si dà il caso che, in uno degli ultimi incontri con gli altri leader alleati, Meloni si sia sbottonata anche sui suoi nomi. Ed è dal tavolo di coalizione, diverso da quello dei lunghi ritiri nel quartier generale temporaneo di Montecitorio, che arriva una doppia indiscrezione siciliana. La prima, tutt’altro che inedita, riguarda Nello Musumeci. Nei confronti al vertice con Lega e Forza Italia, infatti, Meloni lo avrebbe indicato come potenziale ministro del Sud. Un ruolo di prestigio per l’ex (da ieri) governatore, come sostanzioso risarcimento danni per averlo sacrificato a malincuore sull’altare dell’unità del centrodestra alle Regionali. Molto più a sorpresa il secondo nome siciliano che i big alleati avrebbero ascoltato dalla viva voce della futura presidente: Manlio Messina. L’ex assessore regionale al Turismo, sorridente matricola nei selfie dei primi giorni a Montecitorio, sarebbe in lizza per lo Sport, ministero senza portafoglio afferente a Palazzo Chigi. “Graziato” dalla richiesta di candidarsi prima all’Ars (arrivata a Roma da molti esponenti siciliani del partito) in virtù della congiuntura dell’election day, Messina è subentrato proprio a Meloni in un proporzionale nell’Isola. Ex esponente del Pdl, fra i primi big siciliani ad aderire a Fratelli d'Italia, è legatissimo a Lollobrigida, oltre che nuovo volto nazionale del partito nelle ospitate tv. Anche i parlamentari siciliani ostentano (o dissimulano?) sorpresa. «A meno che non sia stata Giorgia in persona a dirlo ai diretti interessati, si tratta di millanterie o, peggio ancora, di un depistaggio», certifica una delle persone più vicine alla leader. Dichiarandosi «all’oscuro» rispetto a qualsiasi scelta. Ovviamente i potenziali membri del governo sono da giorni silenti come due tombe. Eppure, nell’inner circle meloniano, c’è chi, pur non confermando lo spiffero su Musumeci e Messina nella lista segreta dei ministri, si lascia andare a una riflessione di geopolitica: «Di certo ci saranno siciliani nel governo. Ma, in base alle aree più privilegiate, è stato già stabilito che ci sarà un riequilibrio nel governo Schifani e all’Ars». Come dire: se Meloni nomina due catanesi ministri – al netto dell’oriundo acese Adolfo Urso, in pole position per la Difesa – alla Regione i palermitani (e non soltanto) dovranno essere “risarciti”.

Per il resto le trattative  sul nuovo governo sono al rush finale. Alla Lega la presidenza della Camera, con Lorenzo Fontana nuovo candidato, e cinque o sei ministeri, fra cui alla fine sembra proprio che ci sarà il Mef, con Giancarlo Giorgetti che riceve anche l'endorsement diretto di Meloni ( «penso che sarebbe un ottimo ministro dell’Economia», dice). A Forza Italia quattro posti, inclusa la Farnesina, destinata ad Antonio Tajani, ma non la Giustizia, né un ruolo nel governo per Licia Ronzulli. La leader patriota esce dalla fase più tesa della trattativa sull'esecutivo che verrà con un alleato rinforzato, Matteo Salvini (verso le Infrastrutture), e uno ridimensionato, Silvio Berlusconi. La voglia di negoziare ancora con il Cavaliere, raccontano fonti vicine alla premier in pectore, è pari a zero dopo la scelta degli azzurri di non sostenere La Russa al vertice del Senato. E ora vuole andare «avanti come un treno per fare un governo forte». Inizia a prendere corpo la lista dei ministri con l’orizzonte del 20 ottobre. FdI pare intenzionato a tenersi stretti, fra gli altri, Difesa (Urso), Giustizia (Carlo Nordio), Mise, Affari europei (Raffaele Fitto), oltre a Istruzione e Cultura, per cui si parla anche di Fabio Rampelli. Potrebbero essere scelti due tecnici per Lavoro e Salute.  Negli appunti con cui Berlusconi si è presentato in Senato c'erano anche Tajani agli Esteri, Elisabetta Casellati alla Giustizia, Anna Maria Bernini all’Università, Maurizio Gasparri alla Pubblica amministrazione, nonché ministeri per Alessandro Cattaneo e Gilberto Pichetto, e perfino, il ministero del Sud indicato con il nome della ex azzurra Mara Carfagna tra parentesi. Alla fine, consumatosi lo strappo in Senato, la trattativa è finita con un epilogo che lascia decisamente scontenti gli azzurri: dovrebbero essere confermati i ruoli per Tajani e Bernini, con Casellati alla Pubblica amministrazione e Pichetto alla Transizione ecologica. Mentre Berlusconi in Senato esprimeva il suo disappunto, alla Camera Meloni usava toni definitivi: «Sono intenzionata a dare a questa nazione, se ne avrò occasione, un governo autorevole. Non intendo fermarmi di fronte a questioni secondarie». Alla Lega potrebbero toccare anche Affari regionali (Erika Stefani), Agricoltura (Gian Marco Centinaio) e Famiglia (Alessandra Locatelli). Oltre agli Interni, con un tecnico come il prefetto Matteo Piantedosi, già capo di gabinetto al Viminale con Salvini. Nel Carroccio, infine, si parla di un ruolo di sottosegretario o viceministro per il segretario regionale Nino Minardo. Presto lo show-down, il 20 ottobre s’avvicina. Twitter: @MarioBarresi  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA