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intervista al segretario dem

Primarie, Barbagallo non molla il M5S: «Il campo largo è l’alternativa a Musumeci»

Di Mario Barresi |

Segretario Barbagallo, il campo largo fra Pd e M5S è ormai diventato un camposanto. Ma lei ci crede ancora all’alleanza con i cinquestelle per le Regionali? «Il campo in Sicilia c’è nei fatti. Non lo vogliamo chiamare progressista, né largo? Allora chiamiamolo col suo vero nome: il campo dell’alternativa a Musumeci, al disastro del suo governo, all’arroganza, alle clientele nella sanità e alle lottizzazioni di ogni spazio di potere».

Detto così sembra facile. Ma per Letta la rottaura col M5S è «irreversibile». E per Conte il Pd è «arrogante», con i grillini siciliani che rincarano la dose. «Ci mettiamo un punto anche qui», dice il suo amico Cancelleri. Il Nazareno è a conoscenza di questa sua strategia di accanimento terapeutico? «Allora, il Pd è un partito serio. Noi, con le primarie in Sicilia, abbiamo preso un impegno. E non è che si sono fatte perché una mattina il segretario Barbagallo s’è svegliato e ha deciso così. Abbiamo tenuto le direzioni regionali a porte aperte, davanti ai giornalisti. C’è stata una trasparenza mai vista. Ma c’è stato soprattutto un percorso, in questi cinque anni, di condivisione di idee e di iniziative sui banchi dell’Ars come opposizione compatta che Musumeci ha provato a silenziare. E poi ci sono le esperienze positive sui territori: cosa facciamo, adesso, rompiamo le alleanze che hanno vinto e a Termini, a Caltagirone, a Lentini, a San Cataldo…?».

Questi sono problemi vostri. Ma il punto è sempre lo stesso. Se ci fosse l’election day, il 25 settembre un elettore del Pd voterà per il suo partito alle Politiche e, lo stesso giorno in una scheda diversa, per la candidata governatrice di un’alleanza in cui c’è il M5S nemico a Roma? «La politica ha i suoi tempi, i suoi luoghi. E la sua logica: nel governo Draghi c’era anche la Lega, ma noi non ci siamo mai sognati di fare un’alleanza con Salvini alle Regionali o nei comuni. Ripeto: il campo, in Sicilia, è naturalmente composto da tutti quelli che sono alternativi al disastro Musumeci. Non si può costringere nessuno a starci, ma noi siamo per mantenerlo e anzi allargarlo, questo perimetro».

Ad Azione, +Europa e renziani, ha detto più volte. Ma in aggiunta o in alternativa ai grillini? Magari saranno proprio i moderati a dirvi di no se state ancora con i cinquestelle… «Il confronto e l’apertura sono auspicabili rispetto a tutti gli interlocutori affidabili, che parlano la nostra stessa lingua sui temi più importanti per la Sicilia. Tanto più che alcuni di loro, a livello nazionale e regionale, condividono un pezzo di nostra storia. Pensi a Renzi e Faraone, Calenda e Ferrandelli: sono stati tutti candidati nel Pd».

Per lo stesso principio, lei, cresciuto nelle giovanili dell’Mpa, potrebbe essere propenso a un accordo con Lombardo, che Chinnici ha pure auspicato a titolo personale. E in quel caso Fava ha già detto che farà le valigie… «Anche questo aspetto è stato strumentalizzato e ingigantito. La Chinnici ha una sua naturale capacità di attrarre un consenso anche moderato. ma una cosa è il voto d’opinione e un’altra sono gli accordi. E noi non faremo mai un’alleanza con chi è stato e con chi è ancora al governo con Musumeci. Le primarie erano fondate su un patto d’onore. E questo vale per noi, ma anche per il M5S e per Fava. Ma non stiamo parlando della vittoria del Pd. Ve la siete già dimenticata?».

Per nulla. Parliamone…  «Sono orgoglioso di questa vittoria. Con una delle metafore calcistiche che so piacerle tanto, la definirei una vittoria del collettivo, frutto di un gioco di squadra di tutto il Pd siciliano con una candidata fuoriclasse. Ed è una vittoria fuori casa, che vale doppio. Sia per venire incontro al M5S sia per ragioni logistiche dovute alla data estiva, ci siamo misurati su un terreno ostile per i nostri elettori: la piattaforma online. E abbiamo vinto».

Chinnici ha vinto le primarie con poco più di 14mila voti. Venezia, il sindaco di Troina, alle “ennarie” per scegliere il locale candidato dem all’Ars, ha sfiorato quota diecimila ai gazebo. Non le dicono niente questi numeri? «Io ne preferisco altri: i 43mila iscritti alle nostre primarie, a livello dei 45mila per Gualtieri a Roma. Gliel’ho detto: non è il nostro terreno di gioco. Molti non si sono iscritti, sabato qualcuno voleva votare ma non ha potuto perché non iscritto. E nella piattaforma c’è stato qualche problema tecnico. Non so come sarebbe andata solo coi gazebo. So come è andata: ha vinto Caterina, ha vinto il Pd».

E dunque si fuga ogni dubbio sul fatto che la vincitrice non scaldi i cuori dell’elettorato dem… «La Chinnici era la migliore candidata alle primarie e ora sarà la candidata vincente di un campo, coerente e inclusivo, alternativo a Musumeci. Caterina ha grande preparazione, una forza e un impatto straordinari sulla gente, non solo del Pd. Ha un’innata capacità d’ascolto e uno spirito materno sulla necessità di dare speranza ai giovani. Con la Chinnici presidente si inaugurerà una nuova stagione nei contenuti e nei metodi della politica siciliana. Un modello che alla Regione è scomparso da anni, bisogna risalire a Nicolosi per trovarne traccia».

Chinnici come Nicolosi. Ma con o senza i grillini nell’alleanza? «Che fa, ricomincia?» Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA