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il presidente dell'Ars

Regionali, Miccichè “lancia” suo fratello Gaetano: «E’ il mio sogno, Musumeci problematico»

«Sogno mio fratello candidato. Nello? Rende le cose difficili. Salvini e Meloni? Non decidono loro»

Di Redazione |

C'è un problema della classe dirigente e amministrativa alla Regione che da un punto di vista anagrafico è troppo vecchia con età media che ha superato i 61 anni". Lo ha detto il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè nel corso degli auguri con la stampa parlamentare a Palazzo dei Normanni, a Palermo. "Non do nessuna colpa a questi amministratori – ha sottolineato – ma al fatto che non ci siano concorsi e ogni anno aumentano la data della pensione e non hanno mai fatto corsi di aggiornamento per passare da analogico a digitale… non possiamo prendercela con loro, ma con il sistema".

Di sicuro non usa mai mezze parole ed è sempre piuttosto diretto. Talmente diretto che spesso crea tensione nello stesso centrodestra. Il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché – non si è smentito nemmeno nella conferenza stampa di fine anno dove ha parlato – anche – di elezioni regionali.

La prima battuta è dedicata al presidente della Regione Nello Musumeci che ha già detto di essere candidato per in secondo mandato. «Musumeci – ha detto Miccichè – non facilita il confronto, ogni giorno che passa ci rende le cose più complicate. Dopo l’elezione del Capo dello Stato decideremo cosa fare».

Anche perché non c’è solo la partita su Palazzo d’Orleans, ma ac’è anche quella sul sindaco di Palermo: «Salvini e Meloni non stanno decidendo nulla sulle candidature in Sicilia. Le decisioni saranno prese qui, sia sulla Regione sia sul sindaco di Palermo. Se non fosse così, dovrei dichiarare il mio fallimento politico, ma non sarà così». Anche perché sempre Miccichè – come dice lui – non vuol fare gli errori di Roma e Milano: «L'errore compiuto dal centrodestra a Roma e Milano non credo che si faccia qui, anche perché i nomi che sono stati dati sono già abbastanza noti. Non abbiamo il problema di fare conoscere il candidato alla cittadinanza. Quindi possiamo permetterci un piccolo ritardo».

Una partita che si gioca anche sul Quirinale: «La cena con Renzi? Gli ho chiesto “lo voteresti Berlusconi al Quirinale?” e lui mi ha risposto “perché no?”».

Nei giorni scorsi inoltre per la presidenza della Regione si era fatto il nome del fratello di Gianfranco, Gaetano Miccichè: «La candidatura di Gaetano Miccichè è un sogno che da parte mia c'è. Ma nessuno ancora ha chiesto in maniera formale e lui ancora non ha risposto in maniera formale. Da parte sua non c'è nessuna disponibilità fino ad oggi perché nessuno lo ha chiesto. Aspettiamo l’elezione del presidente della Repubblica che potrebbe cambiare tanti scenari, fare gli auguri al nuovo presidente della Repubblica e dal giorno successivo ci mettiamo a lavorare per le cose della nostra terra».

E infatti la riunione del centrodestra, che era in programma martedì alla Camera, per discutere del candidato sindaco a Palermo, è stata rinviata: «Non si fa per impegni di alcuni, a questo punto andremo all’anno nuovo – ha detto Miccichè – Io continuo a dire che la candidatura si sceglierà in Sicilia, però i partiti nazionali hanno bisogno di dire la loro e di sapere a che tipo di conclusioni stiamo arrivando. I nomi non li decidono Salvini e Meloni, i nomi sono quelli che circolano».

Poi si è soffermato sull’attività dell’Assemblea regionale che presiede: «Quest’anno abbiamo approvato più leggi dello scorso anno. Ogni singola impugnativa è una sconfitta per il Parlamento. Siamo arrivati anche ad arrabbiarci per le impugnative del Governo – dice – Quando ricevetti la lettere della Presidente del Senato Casellati, sono rimasto male. Ma non sempre l’aula ti consente di bocciare una norma, pur sapendo che non è in regola. Sono 37 gli articoli impugnati dal Governo. Il 9 per cento in meno dello scorso anno – ha spiegato Miccichè – Venticinque sono passati indenni dalla verifica del governo nazionale e 13 no».

Infine una stilettata alla burocrazia regionale: «Io dico no ai premi ai dirigenti regionali a prescindere da quello che hanno fatto, ma la burocrazia è troppo potente, perché qualcuno gli possa dire che i primi non li daremo più. Il vero problema è questo. I burocrati. C'è una classe dirigente amministrativa alla Regione che da un punto di vista anagrafico è troppo vecchia, pensate che l’età media è di 61 anni. All’Ars non è così».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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