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Regionali Sicilia, non ci sarà confronto all’americana tra i 7 candidati: «Schifani e Chinnici scappano»

De Luca e Di Paola critici con i candidati di centrodestra e centrosinistra che avrebbero declinato gli inviti ai dibattiti con gli avversari

Di Mario Barresi Giuseppe Bianca |

Gli amanti delle campagne elettorali all’americana resteranno delusi: in Sicilia, da qui al voto per le Regionali, non ci sarà alcun confronto fra tutti i sette candidati governatori. Chi, in questi giorni, ha provato a organizzarne uno, è andato a sbattere sul muro dell’impossibilità. Lo staff di Renato Schifani, con il dovuto garbo, ha fatto sapere ai gentili interessati che «il presidente è lieto di accettare gli inviti a eventi in cui potrà confrontarsi con associazioni e categorie». Ma da solo. Senza nessun altro degli sfidanti presente. E la stessa risposta, con analoga controfferta di incontri singoli, arriva da Caterina Chinnici.

Più o meno disponibili tutti gli altri, con Cateno De Luca voglioso di salire sul ring e Nuccio Di Paola pronto a confrontarsi, mentre Gaetano Armo, anche lui ben disposto, non manca di far notare agli organizzatori la propria «perplessità» rispetto al rifiuto dei due sfidanti eccellenti. Ma il finale è lo stesso. Così è stato per la Compagnia delle Opere, che aveva organizzato un evento (poi cancellato) a Catania per sabato, come per Confindustria Sicilia, che ha dovuto ripiegare su singoli incontri. L’associazione presenterà ai candidati governatori «le proposte per lo sviluppo dell’Isola», la principale  «relativa alla gestione dei rifiuti». Si parte oggi nella sede di via Volta a Palermo: alle 13 De Luca, alle 16 Armao. Domani sarà il turno di Chinnici, Di Paola e Schifani.

«Sono giorni che ci arrivano notizie che gli onorevoli Schifani e Chinnici rifiutano di dare l'ok a confronti con altri candidati. La cosa non ci meraviglia per nulla – afferma il candidato dei 5s Nuccio Di Paola -. Era prevedibile che cercassero di scappare da domande scomode. Mancano dalla Sicilia da tempo e non conoscono quasi più nulla della terra che dovrebbero governare».

Di Paola comunque ci tiene a confermare il giudizio e l'impressione nettamente positivi su Caterina Chinnici. Già durante il percorso fatto assieme avevamo avuto però l'impressione che sui temi fondamentali per la Sicilia fosse piuttosto digiuna. Su Schifani non mi pronuncio. La sua agenda sarà dettata dalla pletora di partiti che lo accompagnano e non certo dagli interessi dei siciliani, a cui parla di ponte e termovalorizzatori quando il problema principale per molti di loro sarà pagare le maxibollette in arrivo, sbarcare il lunario e prenotare una visita specialistica senza dover aspettare mesi».

Anche Cateno De Luca in un video su Facebook si lamenta del fatto che Schifani e Chinnici abbiano detto no ad eventuali confronti con gli altri candidati: «Non si è mai vista – ha detto “Scateno” – una campagna elettorale dove i candidati non si mettono uno a fianco a l'altro dando la possibilità agli elettori di farsi un'idea e o ai contendenti di smascherare le contraddizioni degli avversari»

Alla stampa però Di Paola lancia un appello: «Chi vuole fare i confronti, li faccia con chi ci sta. É assurdo penalizzare l’elettore per la paura di qualche candidato di esporsi in pubblico».  

E se il «no, grazie» di Chinnici è legato soprattutto a una scelta di stile personale (in molti, nel Pd, la vorrebbero più battagliera), per Schifani è una vera e propria strategia. Quella dello “scivolo”: scansare polemiche e veleni, evitando il corpo a corpo. Un atteggiamento comprensibile, per chi sa di essere in vantaggio. A proposito: ieri “Tecnè” ha pubblicato sul sito del governo il sondaggio trasmesso lunedì scorso dal Tg5 e contestato da De Luca perché  «privo di qualsiasi riscontro e attendibilità». Confermati i risultati dell’indagine commissionata da Rti, azienda del gruppo Berlusconi: Schifani è in testa con una forbice fra il 38 e il 42%, seconda Chinnici (27-31%), poi De Luca (12-16%), Di Paola (8-12%) e Armao (3-5%). “Tecnè” rende nota anche la nota metodologica: 2.000 interviste realizzate fra il 29 e il 29 agosto.

Schifani si sente la lepre; non vuole correre rischi. E i big del centrodestra siciliano confermano, col metodo dei “conti della serva” applicato alle cinque liste a sostegno. «Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno delle corazzate che sommate assieme possono pesare fino al 30 per cento, mentre la Lega, forte a Palermo e Catania, punta al 7-8. Se aggiungiamo la lotta di Lombardo e Cuffaro per il quorum del 5 per cento, la coalizione può sfiorare il 50 per cento. Con questi numeri, Renato – ragiona un navigato inquilino dell’Ars – può anche starsene sereno a casa: con cinque candidati e con Pd e M5S spaccati, nonostante De Luca e il fisiologico voto disgiunto che perderemo, persino se fosse superiore al 10 per cento, la vittoria è già in tasca». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA