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L'INTERVISTA

Regionali, Barbagallo “frena” Fava: «Il Pd esprimerà il suo candidato»

Il segretario dem: «Nomi della tradizione, outsider, ma anche un asso nella manica. Io penso a una donna»

Di Mario Barresi |

Da segretario del Pd siciliano le tocca rispondere all’ultimatum di Fava. Barbagallo, il suo partito quale modello di coalizione ha in testa per le Regionali? Quello con «una visione comune del fare» proposto dal presidente dell’Antimafia o quello del «pragmatismo furbo e bislacco» di chi vorrebbe allearsi anche con Forza Italia attribuito dallo stesso Fava  a Cancelleri?

«Il nostro partito ha le idee chiare a tal punto da aver proposto per primo, oltre un anno fa, un modello ben preciso: un centrosinistra, fondato sull’asse Pd-M5S, che secondo i sondaggi sono i due primi partiti in Sicilia, allargato alla sinistra  e al campo moderato, popolare e democratico, oltre che al civismo e al mondo delle associazioni. Il tutto con un comune denominatore basato su idee e programmi».

Quindi è il modello di Fava. In cui Forza Italia non c’è…

«Nel nostro modello non c’è. E aggiungo che Cancelleri, con cui mi vedo e sento spessissimo, non mi ha mai parlato di modello Draghi in Sicilia. Bisognerebbe evitare di basarsi sulla cronaca politica e concentrarsi sull’unità della coalizione e sullo spirito di squadra, anziché lasciarsi andare ad attacchi livorosi per denigrare aspiranti candidati».

Fava pone un tema politico: il Pd vuole Forza Italia nella coalizione?

«Su questo le ho già risposto. Nel nostro modello c’è spazio per tutte le forze non rappresentante nel governo Musumeci. Certo, Forza Italia vede diminuire il suo peso e in corso c’è un processo di riflessione di alcuni pezzi con cui ci si potrebbe confrontare. Ma prima c’è un dialogo da aprire con altre forze, come Italia Viva, Azione e +Europa, nella costruzione di un percorso comune».

Il presidente dell’Antimafia, già in campo da mesi, spinge sulla scelta del candidato governatore. Perché nel centrosinistra si rinvia? Qual è il timing che vi siete dati?

«Innanzitutto, nel rispetto del rapporto con i cinquestelle, c’è da aspettare il neo-leader Conte sulla designazione di un referente unico per la Sicilia, un tema non indifferente. E poi, cominciando a lavorare sul perimetro e sui contenuti, arriverà il momento dei nomi. Il mio personalissimo auspicio è che il centrosinistra esprima una candidatura espressione di novità e freschezza di una nuova classe dirigente, possibilmente una donna. Per il resto il Pd è sempre la casa delle primarie. Se fosse necessario, si stabiliranno modello e data per farle».

 Ma le primarie implicano almeno due candidati. Il Pd ce l’ha il suo?

«Il Pd ha l’ambizione di esprimere il candidato governatore e lo farà. E non ha una sola proposta, ma diverse opzioni: quelle della tradizione, oltre che outsider e magari un asso nella manica. Al momento giusto ne parleremo, ve lo assicuro».

 Qualche nome, oltre a  quelli di Provenzano, Barbagallo e Chinnici?

«Noi siamo coerenti. E se diciamo che è presto per i nomi, vale anche per i nostri. Ma vi invito a guardare al modello Caltagirone: un autorevole dirigente del Pd, come Roccuzzo, candidato con il sostegno di M5S, Sinistra italiana, Fava e civiche. Un modello da esportare alle Regionali».

Ha sentito il suo amico Sammartino dopo il passaggio alla Lega? C’è rimasto male, se l’aspettava?

«Per gli addetti ai lavori non è stata una sorpresa, ho poco da commentare. Luca aveva lasciato il Pd da tempo e noi abbiamo perso la presidenza della commissione che all’Ars spetta all’opposizione. Non credo alle equivalenze dei voti nel passaggio da uno schieramento all’altro: alle Regionali deciderà la qualità del candidato e dell’offerta politica».

E non ha nulla da dire sul tema della campagna acquisti? Non la fa riflettere la facilità con cui in Sicilia si cambia casacca?

«Più che esprimere giudizi moralistici, preferisco ricordare i fatti concreti. All’Ars c’è una proposta di legge per arginare i cambiacasacca, presentata dal Pd e firmata dal M5S. Dal centrodestra solo imbarazzato silenzio. Non vorrei che la campagna acquisti fosse rimasta la loro unica arma  politica…»

Twitter: @MarioBarresi  

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