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Regione, buco di Bilancio da 2,2 miliardi: Schifani dà la colpa a Crocetta e attacca la Corte

Il governatore ha parlato alla Festa del Tricolore: «Quel provvedimento firmato da Draghi e Mattarella, spiace che i magistrati si siano accorti solo ora che è incostituzionale"

Di Redazione |

Il presidente della Regione Renato Schifani passa al contrattacco e si difende dopo la decisione della Corte dei Conti di non parificare il Bilancio rilevando un buco di 2,2 miliardi.

«Nella mia lunga vita politica e istituzionale – ha detto il governatore a Catania in occasione della giornata conclusiva della Festa regionale del Tricolore di Fdi,- non avevo mai visto un tale scontro tra Corte dei Conti e governo centrale, contro un provvedimento firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dall’ex premier Mario Draghi».

«Non c'è nessun buco si tratta di un disavanzo di 2 miliardi di euro che deriva dal governo Crocetta, dunque non ci sono responsabilità da parte degli esecutivi di Centrodestra, né di Musumeci né del mio. Ogni giornale, in buona fede, ha dato cifre diverse, la verità è che nel 2019 è stato consentito alla giunta regionale dell’epoca di spalmare in dieci anni un disavanzo che ci aveva lasciato un certo signor Crocetta. Dunque ogni anno è stata accantonata la quota di 200 milioni attraverso un decreto legislativo che è il frutto di un accordo della Commissione Stato – Regione Siciliana previsto dalla Costituzione».

«Questo accordo poi è stato trasformato in un provvedimento firmato Draghi – Mattarella e quindi norma di legge, diventando di fatto operativo. Ora secondo i giudici contabili – ha chiarito Schifani – non va bene ed è anti costituzionale, mentre l’anno scorso non avevano avuto nulla da ridire. Mi dispiace adoperare questi toni ma sono rammaricato che ad un certo punto c'è chi si sveglia, spiacevole assistere a certe sbavature istituzionali; ma sono costretto a spiegare ai miei concittadini siciliani, che oggi saranno molto preoccupati, avendo letto i giornali, come stanno realmente le cose. È stato creato un allarme sociale: conoscendo la correttezza sia di Mattarella che di Draghi e naturalmente dei loro apparati, dubito che possano aver firmato un documento anti costituzionale. Non c'è nessuna norma salva Sicilia, è un problema normativo di presunte incostituzionalità che adesso va chiarito tra poteri dello Stato».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA