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Roberto Gualtieri è il nuovo sindaco di Roma: «E’ stata una vittoria bella e larga»

I ringraziamenti del neo primo cittadino in piazza Santi Apostoli

Di Redazione |

«Abbiamo vinto, è stata una bellissima vittoria, larga e bella. Con questo spirito ci metteremo a lavorare per Roma». Lo ha detto Roberto Gualtieri, nuovo sindaco di Roma, in piazza Santi Apostoli. «Abbiamo vinto tutti i Municipi dove siamo andati al ballottaggio», ha aggiunto.

Roberto Gualtieri, professore universitario di storia contemporanea, parlamentare dem ed ex ministro all’Economia del governo Conte bis, è sposato, cinquantacinque anni, ed è nato nel quartiere Appio Latino, ma ora vive con la famiglia a Monteverde. La sua vita, privata e professionale, è profondamente intrecciata con la Capitale. Studia al Visconti, si laurea in Storia alla Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza, dove poi diventa professore associato. Nel 2009 viene eletto al Parlamento Europeo, dieci anni dopo giura davanti al Presidente della Repubblica come titolare del Mef. Agli inizi del 2020, caduto il secondo governo presieduto da Giuseppe Conte, diventa deputato nella circoscrizione Roma centro. Un incarico che ora dovrà lasciare per occuparsi a tempo pieno del Campidoglio. Amante dello studio e della ricerca – lui stesso non esita a definirsi un «secchione» – Gualtieri viene da una lunga militanza politica iniziata sin da giovane: dalla Lega degli studenti universitari della Fgci, al Pci, dai Ds fino al Partito Democratico, di cui ha contribuito a scrivere il manifesto fondativo. Tra i maggiori esperti dello studio delle dinamiche dei partiti della Prima Repubblica e del movimento comunista internazionale, scrive alcuni libri per la Fondazione Istituto Gramsci (di cui è stato anche vicedirettore). Dopo essere stato eletto a Bruxelles nel 2009, vi trascorre due legislature: partecipa al team negoziale sulla Brexit e diventa presidente della Commissione per i problemi economici e monetari. Un’esperienza che lo lancerà nel 2019 per il ruolo di titolare del Mef nel governo giallorosso.

Qui, lavora gomito a gomito con Giuseppe Conte in uno dei momenti più bui della storia contemporanea, l’Italia della pandemia e dei lockdown. Partecipa attivamente alla trattativa europea per il Pnrr fino all’ultimo giorno utile. Poi, quando cade l’esecutivo, conserva il seggio di parlamentare 'vintò con oltre il 60% delle preferenze, nel marzo del 2020 alle suppletive di Roma centro. Con il senno del poi, si tratta delle prove generali per la vittoria del Campidoglio. Anche se il via libera finale alla sua candidatura arriva dopo l’ipotesi della corsa di Nicola Zingaretti (ex segretario del Pd e governatore del Lazio), sfumata per la mancata convergenza con i 5 stelle. A quel punto, l'ex ministro si mette a disposizione «con umiltà» e «spirito di servizio», vince prima le primarie del centrosinistra, poi il primo turno di elezioni e, infine, il ballottaggio. Considerato in gioventù vicino a Massimo D’Alema, Gualtieri nel Partito Democratico viene ritenuto un affidabile uomo delle istituzioni, visti i delicati incarichi già ricoperti e l'attitudine al lavoro di squadra. Non a caso, nella sua campagna elettorale, ha sempre rimarcato l’importanza dell’unità e della collettività a servizio della causa: «la rinascita di Roma». Chi lo conosce personalmente, lo definisce un uomo dal carattere introverso ma determinato. Tifoso della As Roma, coltiva da sempre la passione per la musica: suona, ama il jazz e la bossanova e tra le prime cose che porterà nel suo ufficio in Campidoglio c'è proprio la chitarra classica. Che aveva anche nel suo ufficio al Mef. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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