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Sanità, ecco il piano (elettorale) delle nomine in Sicilia

Via libera al bando dei manager e agli elenchi di direttori sanitari e amministrativi: Razza accelera la procedura. Ma gli alleati temono una strategia “pigliatutto”. Con i più fedeli fra gli attuali. E gli ambiziosi nuovi  in “classe” al Cefpas

Di Mario Barresi |

Un’eminenza grigia  del centrodestra profetizza, con ghigno pensoso, che «su questa cosa Musumeci e Razza si stanno giocando tutto: se l’azzardo riesce possono buttare la chiave del potere fino al 2027, ma se qualcosa va storto per loro sarà l’inizio della fine».

«Questa cosa» sono le nomine dei manager della sanità siciliana, i cui contratti sono in scadenza ad aprile 2022. Il governo regionale ha però già premuto il tasto d’avvio sulla nuova procedura. Lo scorso 19 novembre la giunta ha dato il via libera agli schemi di avvisi pubblici proposti dall’assessore Ruggero Razza: uno per la selezione dei direttori generali e uno per l’aggiornamento biennale degli idonei al ruolo di direttore amministrativo e sanitario.

La partita più importante, ovviamente, è quella dei manager. Con una tempistica precisata nella relazione allegata alla proposta di delibera: pubblicare l’avviso sulla Gurs e sul sito internet dell’assessorato «entro la metà del mese di gennaio 2022» allo scopo di «concludere la procedura selettiva entro i 150 giorni indicati», facendo in modo che «la formulazione delle rose degli idonei» avvenga «entro la naturale scadenza del termine previsto dagli attuali contratti». Il principale requisito per gli aspiranti dirigenti generali è l’iscrizione all’elenco nazionale. Come già avvenuto nel 2018, la selezione sarà affidata a una commissione nominata dal presidente della Regione in tre “macro-fasi”: costituzione dell’elenco degli idonei, valutazione dei candidati, inserimento dei selezionati in rose da sottoporre alla giunta per la nomine. Diverso l’iter per entrare nei nuovi elenchi di idonei ai ruoli di direttore sanitario e amministrativo, che vengono a loro volta scelti dai manager con nomina fiduciaria. Per l’ingresso nell’albo, oltre alla laurea in discipline giuridiche o economiche, bisogna «aver svolto, per almeno cinque anni, qualificata attività di direzione tecnica o amministrativa in enti o strutture sanitarie, pubbliche o private, di media o grande dimensione». Una competenza più specialistica rispetto al precedente schema di delibera portato in giunta a ottobre scorso (e poi ritirato), in cui l’esperienza dirigenziale richiesta non era vincolata alla sanità. Fra i requisiti indicati c’è infine il possesso di un «attestato di frequenza»: o quello del «corso programmato per il conferimento dell’incarico di direttore generale» o quello del «corso di formazione manageriale».

Ed è qui che il burocratese si traduce in codice politichese. Perché si dà il caso che sta per concludersi, al Cefpas di Caltanissetta, la seconda edizione del corso di formazione manageriale per aspiranti direttori generali, sanitari e amministrativi. Dopo la selezione del 14 luglio scorso (con riapertura dei termini il 12 settembre), il braccio didattico della sanità regionale sta per sfornare altri idonei. Fra cui spiccano alcuni nomi importanti, a partire dal direttore amministrativo dello stesso Cefpas, Giovanni Mauro (già presidente della Provincia di Ragusa, deputato e senatore di Forza Italia, vicino a Gianfranco Miccichè), nell’insolita veste di padrone di casa e corsista. E poi gli altri big: Ciccio Cascio (ex presidente dell’Ars, ora medico a Lampedusa, fra i papabili per la corsa a sindaco di Palermo), Giovanni Albano e Gianluca Galati (rispettivamente presidente e direttore amministrativo della Fondazione Giglio di Cefalù), Giancarlo Migliorisi (capo della segreteria tecnica di Miccichè all’Ars). Una quarantina di “studenti” con ritmi serrati e rigidi protocolli ministeriali sull’obbligo di presenza, in una “classe” dai profili variegati: burocrati regionali (come Carlo Turriciano) e provinciali (il ragusano Nitto Rosso), medici affermati (il catanese Gianfranco Di Fede, l’agrigentino Luciano Sutera Sardo, l’ibleo Giorgio Martorana), commercialisti di grido (Peppino Briuccia, riferimento siciliano di PricewaterhouseCoopers), oltre alla magistrata Maria Fascetto Sivillo. Nella lista dei futuri idonei a ricoprire gli incarichi di vertice della sanità siciliana c’è anche Ferdinando Croce, ex vicecapo di gabinetto di Razza, che s’è dimesso perché indagato nell’inchiesta sui falsi dati Covid. Croce il 30 giugno è tornato in pista come esperto giuridico-amministrativo del presidente della Regione. Questi sono i corsisti vip del Cefpas, selezionati con un test d’ingresso a un corso di 300 ore (costo: 3.500 euro), con 120 ore in comune e moduli specialistici di 80 ore più seminari e studio individuale, che dovrebbe chiudersi a breve nella versione “intensiva” quadrimestrale, con 7/8 ore di lezione per otto giorni al mese, mentre chi ha voluto prendersela più comoda finirà in 8 o 12 mesi. Ma i corsisti più bravi e veloci sono diventati già oggetto di scontro, ancor prima del valzer delle nomine. Nel centrodestra siciliano, in attesa della nuova spartizione della golosissima torta sanitaria, ci si chiede quale sia la strategia di Nello Musumeci. Ovvero: se il governo intenda blindare l’attuale assetto dei manager (limitandosi a poche inversioni di ruolo e magari a qualche isolata bocciatura) o se invece voglia rimescolare tutte le carte. I sospetti si addensano sulla seconda ipotesi, con i più malpensanti che temono un new deal a misura di campagna elettorale.

Per i direttori sanitari e amministrativi ci dovrebbero essere i tempi tecnici per far salire a bordo le nuove leve formate al Cefpas, tanto più che nell’avviso proposto da Razza – come notano i più attenti fra gli alleati – basta il requisito dell’«attestato di frequenza». Ma forse è un eccesso di malizia. Più complicata la coincidenza per i manager: anche chi termina il corso di formazione, infatti, deve aspettare che si riaprano i termini per l’ingresso nell’elenco nazionale degli idonei, il cui ultimo aggiornamento risale al 21 settembre 2017. Il ministero della Salute dovrebbe pubblicare a breve il nuovo avviso pubblico, ma i tempi sono incerti e indipendenti dalle dinamiche regionali. E allora, se si volessero aspettare le nuove ambiziosissime leve, una soluzione potrebbe essere indicare dei commissari alla scadenza degli attuali manager. Per arrivare fino all’estate 2022 (visto che non c’è più il divieto di nomine dirigenziale nell’ultimo semestre di legislatura), magari con un’arma di ricatto sugli alleati più recalcitranti. E poi lo scenario finale: Musumeci ricandidato del centrodestra unito, con un esercito di manager sanitari – i più fedeli fra gli attuali, tutti avvistati a osannarlo alla recente kermesse di DiventeràBellissima a Catania; ma anche i nuovi, freschi di incarico e iper motivati – pronto a tirare la volata all’«unico pizzo che piace ai siciliani». Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA