Open Arms e il ricorso della Procura contro l'assoluzione di Salvini, Nordio a gamba tesa: «Nei paesi civili non funziona così»
Il ministro della giustizia ha commentato la questione ad un convegno di FdI: «Rimedieremo»
«Niente impugnazione contro le sentenze di assoluzione, come in tutti i paesi civili. Altrimenti finiamo a ciò che è avvenuto col caso Garlasco. Al di là delle implicazioni politiche di questa scelta inusuale, si pone il problema tecnico. Come potrebbe un domani intervenire una sentenza di condanna al di là di ogni ragionevole dubbio, quando dopo tre anni di udienza un giudice ha dubitato e ha assolto? La lentezza della nostra giustizia dipende anche dall’incapacità di molti magistrati di opporsi all’evidenza. Rimedieremo».
Sono le parole del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a margine del convegno di Fdi "Parlate di mafia", in relazione all’impugnazione della sentenza di assoluzione sulla vicenda Open Arms nei confronti di Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno.
L'Anm preoccupata
«Esprimiamo sdegno e viva preoccupazione per le dichiarazioni rese dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Che il titolare del dicastero della Giustizia possa ritenere che l’espressione pubblica del pensiero di un magistrato in servizio meriti l’intervento degli "infermieri" o diventi oggetto di valutazione disciplinare rappresenta un fatto grave, incompatibile con i principi fondamentali di uno Stato di diritto». Lo afferma la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati in una nota.
«Criticare non significa offendere, e dissentire non equivale a mancare di rispetto. La libertà di espressione non può essere compressa né svilita attraverso prospettive di riforma che assumono il volto della ritorsione o attraverso un improprio ricorso agli strumenti disciplinari - conclude la Giunta - La critica, anche aspra, alle decisioni ministeriali non può essere scambiata per lesa maestà. Le parole del ministro confermano, purtroppo, ciò che l’Anm denuncia da tempo: il vero obiettivo della riforma sembra essere quello di intimidire, indebolire e infine ridurre al silenzio la magistratura. Siamo stati, e restiamo, disponibili al confronto. Ma non possiamo accettare che ci venga imposto il silenzio", conclude la Giunta».