Patto per la Sicilia, dalla Regione nuova rivoluzione dei fondi ma è bufera

Di Mario Barresi / 21 Novembre 2019

CATANIA – Buona la prima? Non proprio. Ma, nonostante la rivolta in alcuni territori, il governo regionale prosegue imperterrito nello switch dei fondi del Patto per la Sicilia. Seguendo il medesimo schema: revoca dei finanziamenti ai progetti «non cantierabili» e risorse spostate su nuove priorità. Diverse, s’intende, da quelle stabilite nel 2016 dalla giunta di Rosario Crocetta sui 6 miliardi che fino a sabato scorso, a Catania, Matteo Renzi rivendicava, rinfacciando a Nello Musumeci di «non aver speso un euro».

 

Così è, se vi pare. La giunta regionale aveva già deciso la revoca di 48,3 milioni, per «verificata mancanza di progetto esecutivo», agli “interventi nelle aree di crisi complessa” di Gela e Termini Imerese. Ma negli scorsi giorni sono arrivate, in sequenza, altre due delibere del governo Musumeci sul Patto per la Sicilia. Una è una “semplice” (ma attesissima sotto il Vulcano) rimodulazione del progetto della nuova cittadella giudiziaria di Catania.

 

A parità di risorse disponibili (40 milioni del Fondo sviluppo e coesione), l’intervento sull’ex Palazzo delle Poste di viale Africa cambia radicalmente: niente più ristrutturazione dell’immobile, ma adesso si prevede l’abbattimento e la successiva ricostruzione. Su proposta dell’assessore alle Infrastrutture, la giunta regionale ha infatti destinato 3,5 milioni alla demolizione e 36,3 milioni al nuovo edificio. «La scelta – spiega Marco Falcone – è emersa dalla indagini geotecniche, geognostiche e strutturali (ora sospese col costo finale di 145mila euro; nel vecchio progetto ne erano previsti ben 673mila, ndr): abbattere e ricostruire è preferibile rispetto al mantenimento dell’esistente». Il 22 novembre, annuncia Falcone, «è prevista la gara per appaltare la demolizione, con la prospettiva di far partire i lavori a inizio 2020». E un obiettivo simbolico: «Ruspe già in azione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario». In attesa di «una gara internazionale per un progetto architettonico di altissimo profilo».

 

Ma se la decisione sul tribunale-bis di Catania, al di là del dibattito sull’opportunità di quel sito, era annunciata, lo stesso non si può dire dell’altra delibera di giunta sui fondi del Patto. Sempre su proposta di Falcone, il governo ha rimodulato 13,1 milioni destinati a “interventi di viabilità provinciale”. Revocando (in tutto o in parte) le risorse a sette progetti per finanziarne altri 10.

 

Il più penalizzato è il Comune di Bronte, che perde 3,4 milioni per la via di fuga fra l’abitato e la Statale 284. Niente più risorse per la variante della Strada provinciale 22 di Gagliano (1 milione), per il primo lotto della Sp 55 di Mezzojuso (2,5 milioni), salta anche il micro-cantiere (83mila euro) sulla Sp 33 “del Fiumefreddo”. Dei quasi 5 milioni previsti per rifare il collegamento fra Calatafimi e la Sp 37 ne vengono ripescati 3,7 per un intervento più ridotto. Così come due progetti che riguardavano la Fiumedinisi tanto dell’ex sindaco Cateno De Luca, ora in carica a Messina, vengono soppressi per cofinanziare solo un intervento sulla strada per Pedaria.

 

Chi vince? Soprattutto il sud-est dell’Isola, anche stavolta. Nel Siracusano: 3,9 milioni sul nuovo piatto per la Sp Cassaro-Cozzo Bianco-Buscemi; 500mila euro per una rotatoria sulla Sp 3 Augusta-Villasmundo; 365mila euro per la Sp 32 Carlentini-Pedagaggi. Nel Catanese: 1,5 milioni per la sistemazione della Sp 20/III (decisiva per Raddusa); 700mila euro per il rifacimento di un ponte sulla Sp 4/I di Santa Venerina e 260mila per il ponte Lembisi sulla Sp 28/II, arteria-chiave per Militello, paese di Musumeci; 400mila euro per lavori urgenti sulla Sp 77/I (zona etnea). Soltanto 500mila euro vanno a occidente, alla Provinciale fra Partinico e San Cipirrello.

 

E il fronte del no, già infuocato, si allarga. Anche dentro il governo, con il vicepresidente Gaetano Armao che ha manifestato quelli che fonti di giunta definiscono «evidenti mal di pancia» soprattutto per Gela, città d’origine (e collegio elettorale) della compagna, la deputata berlusconiana Giusi Bartolozzi. Altro pesante distinguo nel centrodestra da Riccardo Savona: «La norma prevede che la commissione Bilancio – spiega a Meridionews il presidente forzista – esprima sulla delibera di giunta un parere preventivo, che, nonostante diverse sollecitazioni, non è ci stato richiesto».

 

A cavalcare la protesta sono soprattutto M5S e Pd, firmatari ieri di un ordine del giorno all’Ars. «La giunta non può rimodulare i fondi senza passare in commissione: la delibera va subito revocata», incalza Nuccio Di Paola, grillino gelese. Che annuncia l’imminente audizione del sindaco Lucio Greco e del commissario straordinario di Termini. E proprio ieri in commissione è arrivata la furia del sindaco di Bronte: «Hanno confermato i nostri dubbi, l’iter del taglio è viziato. Non siamo più nella fase delle scelte politiche, ma è il momento – minaccia Nunzio Calanna – di rivolgersi alle autorità competenti». Il sindaco ha la sponda del suo sponsor politico, il deputato dem Anthony Barbagallo, che parla di «procedura illegittima» e di «scippo», definendo «inaccettabile» la linea del governo Musumeci basata su «scelte puramente politiche».

 

Sulla rimodulazione degli 11 milioni per la viabilità provinciale, l’assessore Falcone risponde con diplomazia: «Non parlerei di progetti bocciati, ma momentaneamente congelati e suscettibili di essere finanziati con fondi delle Infrastrutture. La protesta di Bronte? Mi dispiace per la forma e per i toni, ma tutte le scelte sono fondate su un elemento oggettivo: ai progetti non esecutivi abbiamo preferito quelli immediatamente cantierabili. Ognuno si assuma le proprie responsabilità». Ancor più esplicito il collega delle Attività produttive, Mimmo Turano, autore della richiesta di revoca dei fondi di Gela e Termini. «Vogliono sentirmi in commissione? Sono pronto, anche adesso. La delibera deve avere il parere, obbligatorio ma non vincolante della Bilancio? Lo chiederemo. E, qualunque esso sarà, andremo avanti lo stesso: abbiamo deciso di puntare su progetti innovativi e fattibili, dimostreremo carte alla mano che quelli bocciati non potevano essere rifinanziati». Quanto basta per alimentare più di un sospetto che il livello di scontro di “tutti contro tutti” sia destinato ad alzarsi.

Twitter: @MarioBarresi

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