L'intervista
Pd, Anthony Barbagallo riconfermato segretario: «A me il 77% dei voti». Ma tende la mano ai dissidenti
Il leader regionale dem parla dopo la sessione congressuale. Ora c'è il nodo della segreteria siciliana del partito
Onorevole Barbagallo, è stato appena riconfermato segretario regionale del Pd…
«Mi sembra che i numeri parlino chiaro: non ci sono dubbi (e ride, ndr), sono stato rieletto».
C’era quella pubblicità del gratta e vinci: “Ti piace vincere facile?”. Per lei è stato facilissimo: era l’unico candidato in campo…
«Sono state settimane di sudore e di passione per il Pd siciliano: 10mila votanti, 240 circoli in ogni angolo della Sicilia. Una festa della democrazia».
E un plebiscito per Barbagallo…«Ho sfiorato l’80 per cento dei consensi, con alcune punte d’orgoglio: a parte la mia Catania, dove registro l’87 per cento, sono straordinari i risultati di Ragusa dove si registra il 97 per cento, di Messina con il 96 e di Trapani dove la nostra mozione è andata oltre il 90 per cento».
Tutto molto bello. Se non fosse per quella quasi metà di partito che non ha votato. Magari perché non si riconosceva nella sua candidatura.
«L’affluenza del nostro congresso si attesta sul 60 per cento, un dato assolutamente in linea con le altre unioni regionali, soprattutto quelle più popolose».
Senza girarci troppo attorno: il Pd siciliano che l’ha rieletta segretario è profondamente spaccato. O vuole negare l’evidenza?
«Non nego alcuna evidenza. Dico soltanto che i dati che emergono dal congresso mi devono spingere ad assumere una grande, grandissima responsabilità nei confronti di tutti gli iscritti e militanti, ma anche di tutto il mondo che ruota attorno a noi. Certamente avrei preferito fare un congresso regionale di confronto e di dibattito, ma non è stato possibile farlo. Ma nelle prossime settimane ci sarà modo di parlare e di parlarci, dando voce soprattutto ai tantissimi volti nuovi espressi dal voto dei circoli locali».
Insomma: chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto…
«Se guardiamo ai risultati di alcune federazioni provinciali, penso ad esempio a Palermo e Agrigento, la parte che non ha votato la nostra mozione è ben rappresentata. Ma il tema più importante resta costruire in Sicilia un partito ancora più incisivo e sempre più vicino all’azione, radicale e radicata sui territori della nostra segretaria Elly Schlein».
Il tema, se permette, sarà anche come rimarginare la profonda ferita di un partito lacerato da astensioni e carte bollate.
«Se si sta riferendo ai ricorsi, io non li temo. Il partito ha delle regole e degli organismi preposti per farli rispettare. Basta aspettare che si compiano le procedure. Per il congresso siciliano la segreteria nazionale ha inviato come commissario garante il collega Nico Stumpo, che ringrazio per la passione e la dedizione dimostrate».
Sfogliando l’album dei passati congressi siciliani, scontri e veleni non sono mai mancati: dall’Aventino di Cracolici e Lumia nella segreteria Lupo al caso dei diversamente renziani di Articolo 4 nell’era Raciti, fino al ritiro forzato di Piccione contro Faraone. Ma stavolta non le sembra che abbiate davvero esagerato?
«Ha ragione: i nostri congressi non si sono quasi mai svolti in un clima festoso. Ma io resto fiducioso: il Partito democratico è democratico davvero. Così com’è stato in quasi tutta la storia dei congressi siciliani, c’è un momento di scontro, anche durissimo, e poi una fase di ritorno al dialogo. Vede, io ormai non sono più un novellino: ho fatto il sindaco, il deputato e l’assessore regionale, ora sono parlamentare nazionale. I tanti anni di esperienza maturata mi portano a essere fiducioso: abbiamo affrontato il mare in tempesta, ma sono certo che il Pd avrà il vento in poppa per essere competitivo alle elezioni regionali e nazionali».
Ma di quale Pd parla? Del 60% che ha partecipato al congresso o del restante 40 che non ha votato?
«Di tutto il Pd, che è uno solo. Io sono sempre stato per un percorso inclusivo, che purtroppo nel Pd siciliano s’è rotto a gennaio. Adesso, dopo cinque mesi di black-out, siamo tutti chiamati a riprendere il cammino assieme. Si deve ritornare a tessere relazioni e a sciogliere tutti i nodi irrisolti. Io, lo ribadisco, voglio essere un segretario inclusivo: tenderò la mano a tutti, anche a chi non mi ha votato».
Sta dicendo che non farà prigionieri? Un primo segnale potrebbe essere dare diritto di rappresentanza in segreteria anche alla minoranza.
«Anche l’altra parte sarà rappresentata in assemblea e in direzione regionale con un atteggiamento responsabile e inclusivo. La segreteria, che sarà definita nelle prossime settimane, dovrà essere in piena sintonia con il voto del congresso e soprattutto con la linea della segreteria nazionale».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA