GIUSTIZIA
Procuratore di Catania, ore decisive: in corsa Fonzo, Puleio, Ardita e il “papa straniero” Curcio
In corso la seduta della V commissione del Csm che si potrebbe concludere con la nomina del nuovo capo della Procura etnea
Oggi è il giorno della verità. Nella complicatissima partita a scacchi per la scelta del procuratore di Catania, infatti, al Csm è attesa una schiarita. O almeno un’accelerazione delle trattative, perché, come in molti sono convinti dentro Palazzo dei Marescialli, «dopo che la nomina è diventata un caso nazionale, non ci si può permettere un altro rinvio». Dunque, in mattina, a margine del plenum, c’è stato un «incontro chiarificatore». Con un obiettivo che quasi tutti condividono: arrivare alla seduta della quinta commissione, cominciata alle 14,30, «con una soluzione di sintesi o quanto meno con una coppia di candidati» da sottoporre al plenum.
Ma, nonostante i buoni propositi, non sarà facile uscire dallo stallo. I principali nomi in ballo sono sempre quattro: i tre aggiunti catanesi (in ordine di anzianità di ruolo in magistratura: Francesco Puleio, Ignazio Fonzo e Sebastiano Ardita) e il potenziale “papa straniero”, ovvero il procuratore di Potenza, Francesco Curcio. Si riparte dalla tempestosa seduta di lunedì, interrotta dopo l’abbandono del togato indipendente, Andrea Mirenda, una plateale protesta contro l’ennesimo rinvio «senza apprezzabili ragioni». Ma, contrariamente a quanto riportato da siti e blog, Mirenda non s’è dimesso da relatore della pratica sul procuratore di Catania. Ma s’è ribellato per evitare che la nomina fosse inserita in un “pacchetto tutto compreso”, comprendente soprattutto alcuni direttivi di spicco in Campania. Circostanza che, però, potrebbe influire sulle trattative di oggi.
Il “borsino” degli aspiranti
Del resto, il “borsino” degli aspiranti non ha subito particolari scossoni. Resta robusta la candidatura di Fonzo, che piace a una parte di Mi e a molti laici di centrodestra, ma pesca anche da alcuni consiglieri che lo stimano a sinistra. Ignazio La Russa, in una lettera al Fatto Quotidiano, smentisce ogni «influenza» sulla nomina del procuratore di Catania. Evidentemente, allora, la laica di FdI Rosanna Natoli, avvocato paternese, in queste settimane si sarà mossa all’insaputa del presidente del Senato.
Larghe intese
Intanto fra le toghe progressiste c’è sul tavolo l’ipotesi di “larghe intese”. Con Area che non molla su Curcio, legatissimo al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, provando a convincere Unicost (col placet di Marco Bisogni, togato eletto da pm di Catania) a sacrificare Puleio, convergendo su «una soluzione esterna» che metta fine, senza vincitori né vinti, alla disfida fra i tre aggiunti catanesi. Ma si dà il caso che l’ex procuratore di Modica abbia esteso il suo perimetro: in commissione potrebbero votarlo il relatore Mirenda, ma anche, nel caos del centrodestra, Daniela Bianchini, unica laica di maggioranza. E, in prospettiva plenum, anche dalla Lega potrebbe arrivare un sostegno.
Resta l’incognita Ardita: spinto (o definitivamente affossato, a destra) dal sit-in “civico” di ieri a Catania, inviso a parte di Mi, orfano di correnti e difeso dal laico catanese Felice Giuffrè (FdI), ma comunque temuto fino al punto che l’accordo trasversale «di sintesi» – semmai oggi arrivasse – potrebbe essere fondato su un auspicio finora appena sussurrato: «Chiunque, tranne lui».
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