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Rottura Musumeci-Micciché e Alfano, fra due fuochi, dialoga con Delrio

Di Lillo Miceli |

Il ministro degli Esteri e presidente di Alternativa popolare, si sarebbe molto incavolato, dopo avere ascoltato le richieste di Musumeci, riferite da Miccichè. Peraltro, Alfano preferirebbe come candidato del centrodestra allargato un moderato.

Non solo, ma nel pomeriggio Alfano ha incontrato il suo collega Graziano Delrio, delegato da Renzi a mantenere i rapporti con il ministro degli Esteri, che avrebbe proposto di fare liste uniche Pd-Ap-Sicilia Futura, a livello nazionale per il Senato, superando così il problema dello sbarramento. All’incontro hanno partecipato anche il sottosegretario Davide Faraone e il responsabile enti locali di Ap, Dore Misuraca. Un discorso che sembrava definitivamente chiuso, grazie alla rigidità della Meloni, avrebbe riaperto la partita tra centrosinistra e Alternativa popolare, anche se Alfano non si è sbilanciato sull’alleanza per le elezioni regionali.

In ogni caso, da quel che si è appreso da ambienti vicini alla Farnesina, Alfano non avrebbe alcuna intenzione di interrompere il dialogo con Miccichè. E il commissario regionale di Forza Italia, a sua volta, non si sarebbe rassegnato e spera che Musumeci ammorbidisca la sua posizione, non appiattendosi sulla Meloni. Gli alfaniani, peraltro, hanno sottolineato che nel 2012 “sposarono” la candidatura di Musumeci, sostenendolo fino all’ultimo voto. «Adesso vogliamo sapere se Musumeci è il candidato della Meloni».

Irricevibile, la richiesta di rinunciare al simbolo di partito. Un esperimento che ha funzionato a Palermo dove Leoluca Orlando ha imposto, in occasione delle amministrative, a Pd, Ap e Centristi di dare vita ad un unico listone senza i simboli dei relativi partiti. Ma a livello regionale può funzionare una lista civica di un partito che nel volgere di pochi mesi sarebbe costretto a cambiare per la terza volta la sua denominazione?

In verità, Angelino Alfano, da tempo si trova stretto tra due fuochi: nel centrodestra alzano le barricate nei suoi confronti Berlusconi, Meloni e Salvini; nel centrosinistra, invece, vorrebbero i suoi voti, senza alcuna certezza per il futuro, tranne le vaghe promesse di Delrio. Infatti, il Senato dovrebbe rispolverare, in autunno, il disegno di legge sulla nuova legge elettorale che dovrebbe in qualche modo ricalcare il sistema tedesco che prevede uno sbarramento al 5%. Una soglia ritenuta troppo alta da Alfano che da mesi annuncia un progetto sulla riunione di tutte le forze moderate – per la maggior parte fuoriusciti da Fi – per creare una coalizione di centro. Una coalizione che, però, stenta a nascere. Peraltro, Raffaele Fitto che con il suo movimento “Conservatori e Riformisti” dovrebbe fare parte di questo “rassemblement”, ha posto come “conditio sine qua non” di allearsi con il centrodestra. L’apertura di Delrio, se sarà accettata da Alfano, dovrebbe essere il preludio di un incontro con Renzi e il riconoscimento del diritto di Ap come forza politica nazionale. Nella realtà siciliana, che è la più vicina ad un appuntamento elettorale, centrodestra e centrosinistra, secondo alcuni sondaggi, non avrebbero un consenso tale da consentire la vittoria il 5 novembre. Senza i centristi non vincerebbe nessuno dei due schieramenti.

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