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Salvini: «Sui cantieri in Sicilia c’è un cambio di tendenza, è stata superata la logica del "no"»

Oggi il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti a Catania alla kermesse con gli amministratori locali della Lega

Mario Barresi

17 Luglio 2025, 06:40

Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture

Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture

Ministro Salvini, ormai lei per antonomasia è l'Uomo del Ponte. Non s'è mai posto il dubbio che sarebbe stato meglio, a livello politico e mediatico, spersonalizzare la paternità dell'opera? «Bado alla sostanza, e dopo decenni di chiacchiere ci stiamo avvicinando all’inizio dei lavori. L’accordo di programma annunciato oggi (ieri, ndr) conferma la straordinaria importanza di un’opera che perfino a livello internazionale riscuote interesse».

Dopo l’accordo di programma c’è il passaggio decisivo: Cipess dovrebbe pronunciarsi a giorni. Ma ora c'è un'altra variabile. Considerare il Ponte un'opera strategica militare è più una scorciatoia o una genialata? «È un’opportunità. Ma mi piace ricordare che per la Sicilia abbiamo programmato investimenti a tutto campo superiori ai 22 miliardi, con quasi 800 milioni solo per l’idrico, con ben 117 interventi previsti, e un miliardo e mezzo per le strade. Aggiungo un dato anche in Calabria, per parlare di concretezza: in trent’anni i governi nazionali hanno stanziato un miliardo per sistemare la Statale 106, noi ne abbiamo messi quattro in due anni e mezzo».

A Caltanissetta inaugurerà un ponte. Che non è quello sullo Stretto, ma l'ultima opera mancante per completare la "Strada degli Scrittori": un cantiere infinito, che stavolta finisce davvero. Perché oggi è così arduo realizzare un'infrastruttura in Italia e al Sud in particolare? «Perché per troppi anni è prevalsa la burocrazia e la logica dei no al buonsenso. In questi primi anni di governo stiamo invertendo la tendenza e proprio in Sicilia tocchiamo con mano il cambio di impostazione. Penso per esempio alla diga di Pietra Rossa che abbiamo ripreso in mano dopo decenni».

Il presidente della Regione Schifani ha aperto un duro contenzioso con Anas, sono cadute anche alcune teste. Ora, al netto degli ingenti investimenti sbandierati, è legittimo che i siciliani chiedano più rispetto e attenzione? «Non solo i siciliani, ma tutti gli italiani hanno il sacrosanto diritto di avere strade e infrastrutture efficienti e all’altezza. Anche per questo abbiamo rinnovato i vertici del gruppo Fs e di Anas. Non bisogna dimenticare che siamo di fronte a decenni di disattenzione. Per questo siamo intervenuti e stiamo intervenendo per migliorare la situazione ovunque».

A Catania parteciperà agli Stati generali degli amministratori della Lega. La base locale, sin dai tempi di Bossi, è lo zoccolo duro e il vivaio del partito. Pure in Sicilia è la stessa cosa? La classe dirigente è all’altezza della situazione? «Siamo cresciuti molto negli ultimi anni e alcuni dei nostri dirigenti sono nella famiglia leghista da anni. Abbiamo 400 amministratori, in aumento, e siamo il primo gruppo consiliare a Messina. Per un partito così fortemente legato ai territori è fondamentale il radicamento e la base locale. La Lega è un partito nazionale a tutti gli effetti e in alcune zone della Sicilia otteniamo percentuali di consenso paragonabili alle nostre storiche roccaforti del Nord. Ne sono orgoglioso».

Ha letto qualcosa sui guai giudiziari dei big siciliani di FdI? «Ho seguito la vicenda, come ho seguito quella degli scandali urbanistici a Milano che coinvolgono il Pd».

Lei è un iper-garantista, ma - al di là degli aspetti giudiziari - non ce n'è abbastanza per porre un freno, politico, all'uso "allegro" dei fondi regionali in Sicilia. Qual è il suo giudizio sulla vicenda? «Resto garantista anche perché per anni sono stato imputato a Palermo per aver fermato gli sbarchi di clandestini».

In questi giorni nel centrodestra tiene banco il puzzle sulle Regionali. Il tassello siciliano dovrà essere incastrato nel 2027, ma la Lega è fra gli alleati più fedeli a Schifani. Siete allineati e coperti per il bis? «In Sicilia stiamo governando bene e la Lega è da sempre garanzia di serietà e lealtà».
⁠Ipotetica del terzo tipo: se le cose, per qualsiasi ragione non dipendente dalla vostra volontà, nei prossimi due anni dovessero cambiare, la Lega sarebbe in grado di esprimere un candidato alla presidenza della Regione? «Certamente sì, ma siamo seri e leali con il centrodestra».