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Sanità, Faraoni vuole liberarsi di Iacolino e spunta il grande ritorno di La Rocca

Atto d’interpello: in palio il posto del dirigente non più gradito all’assessora (legatissimo a Schifani). In lizza il rivale di area FdI

Mario Barresi

25 Luglio 2025, 08:54

Daniela Faraoni

L’iter della rete ospedaliera sembra essersi arenato: il gelo con cui il documento di riordino della sanità siciliana è stato accolto all’Ars è emblematico. E, nonostante Renato Schifani di recente abbia definito il parere della commissione Salute «non vincolante», a Palazzo dei Normanni tira aria di ammuina.
In compenso c’è un’altra “procedura” che, a fari spenti, sta procedendo speditamente. È il piano - segreto, ma fino a un certo punto - di Daniela Faraoni per “rottamare” al più presto possibile Salvatore Iacolino.

Non è un mistero per nessuno che tra l’assessora tecnica forzista e il dirigente della Pianificazione strategica non sia scattato, com’era ampiamente prevedibile, il feeling. La figura dell’ex eurodeputato forzista, che di fatto è stato il commissario plenipotenziario piazzato da Schifani per tutta l’effimera era di Giovanna Volo, è sin troppo ingombrante negli uffici di piazza Ottavio Ziino. Anche in tema di rete ospedaliera, visto che la mappa messa nero su bianco (sulla quale sono emersi numerosi mal di pancia anche fra gli esponenti del centrodestra) viene attribuita proprio al lavoro del super burocrate.

Iacolino, per inciso, ha beneficiato di una proroga di cinque mesi del contratto in scadenza lo scorso 8 maggio. Certo, non i due anni di prolungamento ipotizzati fino a un certo punto, nonostante il contratto fosse finito sul tavolo della Corte dei conti per delle presunte incompatibilità. Iacolino è rimasto in sella, su preciso input di Palazzo d’Orléans e con l’avallo di Faraoni, con il compito di portare avanti le sue due principali missioni: oltre alla rete ospedaliera, soprattutto gli interventi del Pnrr dei quali l’assessorato è soggetto attuatore.

Ma adesso spunta l’atto di interpello della Funzione pubblica, firmato lo scorso 10 luglio dalla dirigente Salvatrice Rizzo, che mette in palio il posto di Iacolino. Con un avviso «rivolto ai soli dirigenti di III fascia del ruolo unico dell’Amministrazione regionale e a dirigenti esterni all’amministrazione regionale». Fra i requisiti richiesti «avere maturato almeno sette anni di anzianità nella qualifica di dirigente», ma anche «non maturare il diritto al collocamento in quiescenza nei due anni successivi alla data di pubblicazione» del bando. Più interessanti gli «ulteriori requisiti specifici», tra i quali la «comprovata e documentata esperienza e capacità professionale e manageriale, almeno decennale», con riferimento anche alla «conoscenza dei sistemi di gestione dell’attività sanitaria territoriale ed ospedaliera e di controllo del settore pubblico sanitario» e alla «conoscenza dei processi di innovazione organizzativa del sistema sanitario e della loro gestione».

“Paletti” che alzano di molto il livello di accesso al posto: a prenderli alla lettera configurano un curriculum che in pochi, fra i dirigenti terza fascia della Regione, possono vantare. Fra questi, certamente, lo stesso Iacolino, che sarebbe titolato a succedere a sé stesso. Soltanto pochissimi colleghi potrebbero insidiare il bis del dirigente del dipartimento della Pianificazione strategica. Fra questi c’è Mario La Rocca, che lo stesso ruolo l’ha ricoperto con Ruggero Razza, gestendo la sanità siciliana nel tunnel del Covid. All’inizio del governo Schifani La Rocca è stato fra i pochi dirigenti sottoposti al turn over: ai Beni culturali, con gli assessori meloniani Elvira Amata e Francesco Scarpinato.

Fonti attendibili sostengono che La Rocca sia in lizza per tornare all’assessorato alla Salute. «E se Mario ha deciso di partecipare all’atto di interpello - sostiene un collega che lo conosce bene - significa che ha capito di poterlo vincere». Magari con il placet di Faraoni? Da Palazzo d’Orléans filtra un certo stupore sull’ipotesi di staffetta. Al di là della totale fiducia del governatore nei confronti di Iacolino, appannata soltanto per un breve lasso di tempo per una presunta “iperattività” sulle nomine dei manager, andrebbe considerata anche la circostanza che La Rocca ha firmato un contratto di quattro anni ai Beni culturali, che resterebbero scoperti. Poi c’è anche una considerazione politica: fino a che punto l’assessora è disposta a tirare la corda con il presidente della Regione (ma anche con Luca Sammartino, altro suo big sponsor), pur di disfarsi dello sgradito super burocrate, avallando il grande ritorno del dirigente più apprezzato da FdI? In ogni caso lo scontro fra titani è già cominciato. Altra benzina sul fuoco della maggioranza.