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L'intervista

Scandalo referti a Trapani, Razza: «La Regione non ha trovato la verità»

L'ex assessore regionale alla Sanità, oggi eurodeputato, affronta la questione di quanto accaduto all'Asp

Di Francesca Aglieri Rinella |

Ruggero Razza, eurodeputato e coordinatore del gruppo Ecr nella commissione sanità, è stato assessore alla salute per cinque anni. Discutere con lui della vicenda che ha coinvolto Ferdinando Croce, direttore generale dell’Asp di Trapani per il quale il procedimento di decadenza è alle battute finali, trova una immediata risposta: «Da FdI non c’è mai stata alcuna intromissione politica perché si tratta di decisioni amministrative e di solito si affronta tutto nel merito».

Una verità è stata in qualche modo accertata dagli ispettori della Regione…

«Nel 2018 avevo disposto un’ispezione sulla refertazione delle mammografie. Le disfunzioni si ripetono perché mancano risorse umane, i concorsi vanno deserti, i territori sono poco attrattivi. Tutto vero, ma serve gioco di squadra nel pubblico e complementarità con il sistema accreditato».

Senza la paziente Gallo non si sarebbe saputo nulla. Anche questa è una falla?

«Il caso è emblematico: il campione istologico è stato accettato il 14 dicembre 2023 e doveva essere refertato entro 20 giorni. I tempi parlano da soli e individuano responsabilità precise. Toccherà alla magistratura adesso, perché fino a oggi non è stato spiegato, neppure dalla Regione, chi sia il responsabile».

Croce è ritenuto responsabile di aver impiegato troppo tempo. Fatto poco o non è stato aiutato?

«Ci vorrà tempo per conoscere la verità. Un problema noto da anni e l’unica responsabilità è stata posta in capo a chi ha agito con gli strumenti disponibili e migliorato i tempi medi di refertazione portandoli a 20 giorni, come prescritto dalle linee guida. E questo è un fatto, non la sua interpretazione».

Pensa che gli ispettori cercassero una responsabilità da dare in pasto alla stampa?

«Da cittadino penso che qualcuno debba dire pubblicamente chi ha creato questi ritardi, iniziati nel 2022/2023 e chi avrebbe dovuto allora risolverli. E, soprattutto: come ha fatto il sistema a non accorgersene prima? Una lettera con tremila casi arretrati sulla mia scrivania non sarebbe rimasta più di qualche ora. Su altre scrivanie è rimasta mesi e non si ha alcun rispetto dei pazienti nel dissimulare un fatto documentale».

Dopo il suo assessorato si sono alternati due tecnici. Ma la Cgil ha accusato la Regione di immobilismo…

«Avevo fatto gli auguri di buon lavoro a Giovanna Volo, li ho fatti anche a Daniela Faraoni. Con lei ho lavorato e, tra alti e bassi, non è mancato almeno il rispetto personale. Ne ho difeso il ruolo, pur a fronte di relazioni circostanziate. Non mi pento di averlo fatto perché non servono i masanielli di cartone: abbiamo già passato la stagione del crocettismo e ricordiamo com’è finita. Non vorrei che la lotta alla “manciugghia” sia stata sostituita con il ritornello sulla colpa sempre e solo dei burocrati. Adesso abbiamo almeno un target sui manager…».

Intanto, il governo regionale ha riconfermato Iacolino. Si parla di un intervento di FdI per ottenere che si proceda con un interpello…

«Ne so poco, ma l’interpello è una decisione giuridicamente corretta. Iacolino ha indubbie competenze politiche e, quindi, la sua esperienza è stata utilizzata, immagino per dare supporto a un assessore tecnico. I cittadini sono disinteressati alle beghe tra partiti e vogliono sapere su cosa si sta investendo per la loro salute, adesso che grazie al governo Meloni la Sicilia ha guadagnato, rispetto ai miei tempi, più di un miliardo di euro l’anno. E la risposta non può essere farsi superare dalla Calabria nei Lea».

Una riunione di maggioranza sul diritto alla salute potrebbe essere utile?

«Non rientra nelle mie competenze. Ne approfitto, invece, per evidenziare che tranne un incontro richiestomi dal presidente per ricostruire una singola vicenda catanese, non mi è mai stato chiesto nulla sull’avanzamento dei progetti in cantiere e sulle procedure in corso. Peccato, sarebbe stata un’occasione per spiegare che su un tema importante come il rafforzamento della rete ospedaliera l’investimento regionale è stato sbloccato dal ministero solo nel 2023. E questo ha prodotto due aumenti di prezzi, perché su quella parte non si potevano fare le gare».

Le sue parole sono molto simili a quelle di una parte di Forza Italia. Iniziano i distinguo da Schifani?

«Parafrasando il proverbio, direi: non farei a Schifani quello che è stato fatto a Musumeci. Non entro nel dibattito in casa d’altri e non voglio aprire alcuna polemica. Cito fatti, che conosco bene. Un nuovo presidente ha il diritto di prendere la sua strada, di innovare e cambiare. Sta nelle cose. Io ho tanti difetti, ma non l’ipocrisia e quello che ho da dire lo dico a viso aperto. Con la stessa schiettezza le dico che oggi il mio partito ha riunito i coordinamenti con una guida autorevole e unica, Luca Sbardella. Questo ci rende più forti per lavorare sui temi con serietà e dire, senza infingimenti, che se il partito del presidente non garantisce l’unità della coalizione, come accaduto alle provinciali, si determina un fatto grave. Se poi si allea con il Pd, come ad Agrigento o a Trapani, è una ferita aperta».

Ha parlato con Croce in questi giorni?

«Ha sofferto, perché ha provato a risolvere un problema non creato da lui. Ora è finalmente tutto sul tavolo e anche Ferdinando potrà assumere le sue decisioni. Serviva che fosse ricostruito, per le diverse ragioni facilmente intuibili, documento per documento quello che era noto a tutti, anche a quelli che con l’ignavia di chi non vuole scontentare il padrone gli hanno detto: dovevi convocare subito una conferenza stampa e accusare i responsabili. È comodo dire che è colpa di altri, senza provare a risolvere i problemi. Non si fa così l’interesse dei cittadini. In fondo lo ha fatto anche Schifani, chiedendo il passo indietro alla dottoressa Volo e scegliendo una figura politica, al di là dell’appartenenza».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA