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Scontro Calenda-Sicilia, non si placa la polemica: «Ma sul voto segreto ha ragione»

Non accenna a sgonfiarsi la bufera politica scatenata dalle dichiarazioni del leader di Azione

14 Settembre 2025, 21:40

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Non accenna a placarsi la bufera politica scatenata dalle dichiarazioni del leader di Azione, Carlo Calenda, sulla classe dirigente siciliana. Le sue parole, pronunciate ieri durante un intervento alla convention giovanile di Forza Italia a San Benedetto del Tronto, hanno provocato una vera e propria rivolta istituzionale. A far esplodere la tensione, una frase: «La Sicilia è da cancellare», che Calenda ha presentato come provocazione politica, ma che è stata percepita come un’offesa gratuita all’intera Isola.

Schifani lascia la sala: "Inaccettabile"

A guidare la protesta, Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana, che ha abbandonato la manifestazione in segno di protesta.
"Una decisione ferma, che difende l’onore e la dignità della Sicilia", ha commentato Raffaele Lombardo, ex governatore e leader del MPA.
"Un gesto che onora l’intera comunità siciliana", ha aggiunto.

https://youtu.be/dFqYPFKzY6E?si=tcGOOwx9WNQYHKld

La reazione del governo regionale: "Dimettiti e lascia il seggio a un siciliano"

Tra le reazioni più dure, quella dell’assessore regionale all’Istruzione, Mimmo Turano, che ha attaccato Calenda direttamente:

"Parla di politici incapaci? Parla di sé stesso. In Sicilia non è tornato nemmeno per una granita, dopo essere stato eletto nel 2022. Si dimetta e lasci il posto a un siciliano".

Parole che trovano eco anche in Totò Cuffaro, segretario nazionale della DC, che affida a Leonardo Sciascia e al racconto "Il quarantottò" la sua critica:

"La saggezza non si compra in Parlamento. Il popolo siciliano ha bisogno di essere amato in ciò che tace. Le parole di Calenda sono una semplificazione dileggiante e inaccettabile".

Lo Giudice: "La Sicilia non si cancella, resiste"

Dal movimento Sud chiama Nord, arriva la voce del coordinatore regionale Danilo Lo Giudice, che parla di “offesa a milioni di cittadini”:

"Non è una battuta, ma una provocazione gratuita. La Sicilia non si cancella: lavora, produce, resiste. Schifani ha fatto bene a reagire con fermezza".

Calenda risponde: "Cuffaro simbolo di una classe dirigente parassitaria"

Non tarda ad arrivare la risposta di Carlo Calenda, che attacca duramente Cuffaro, già condannato per favoreggiamento alla mafia:

"L’unica cosa che ha fatto verso i siciliani è sfruttarli. È l’esempio della classe parassitaria che affama l’Isola. Come diceva Falcone: dove comanda la mafia, i posti nelle istituzioni vanno ai cretini".

Un contrattacco che alimenta ulteriormente lo scontro, alzando il livello dello scontro verbale e polarizzando il dibattito.

Ruggero Razza (FdI): "Sul voto segreto Calenda ha ragione"

Tra le voci più articolate, quella del deputato europeo di Fratelli d’Italia, Ruggero Razza, che pur criticando i toni, riconosce una parte di verità nella denuncia di Calenda sul voto segreto all’Assemblea Regionale Siciliana (ARS):

"Dice una cosa sensata. Il voto segreto è una norma da superare. Schifani e Galvagno stanno lavorando a una riforma concreta".

Un dibattito acceso, ma la Sicilia merita di più

Il caso Calenda-Sicilia ha riaperto una profonda frattura tra il centro e la periferia, tra il Parlamento nazionale e la politica territoriale. Se da un lato è lecito criticare l’inefficienza amministrativa, dall’altro emerge con forza il bisogno di rispetto per una terra spesso trascurata ma mai piegata.

Il dibattito solleva questioni reali sulla trasparenza, sul ruolo degli eletti, sulla rappresentanza, ma rischia di degenerare in uno scontro sterile, se non guidato da responsabilità istituzionale. In molti si chiedono se l’uscita di Calenda sia stato uno scivolone comunicativo o una precisa strategia per polarizzare il dibattito. Ma intanto, una cosa è certa: la Sicilia, per l’ennesima volta, si ritrova al centro del dibattito nazionale. E non per i motivi che meriterebbe.