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Soumahoro, indagata anche la moglie Liliane che dichiara: «Io estranea ai fatti»

La donna, insieme alla propria madre e ad altre persone, è indagata per un giro di fatture false che sarebbe state emesse dalle cooperative pro migranti Karibu e Aid. 

Di Redazione |

Liliane Murekatete, la moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, è indagata dalla Procura di Latina nell’ambito dell’inchiesta legata alle cooperative pro migranti Karibu e Aid. Con lei, come già noto, c'è la madre Marie Terese Mukamitsindo, suocera dunque del deputato, ma anche altri quattro nomi. Sarebbero dunque almeno sei gli indagati per la vicenda. 

«Liliane Murekatete si dichiara assolutamente estranea rispetto ai fatti contestatile, che peraltro riguardano un presunto danno erariale di 13mila euro, e siamo certi che a breve, anzi a brevissimo, verrà fatta chiarezza e dimostrata la totale innocenza della mia assistita». E' quanto fa sapere Lorenzo Borrè, legale della moglie del deputato.

«Sono profondamente amareggiato, dispiaciuto e preoccupato per l’indagine che vede coinvolta direttamente la mia compagna Liliene Murakatete che confido dimostrerà la sua innocenza». Lo afferma, secondo quanto riporta il suo avvocato Maddalena Del Re, il deputato Aboubakar Soumahoro. «Ribadendo la mia totale estraneità ai fatti contestati sull'indagine della Coop. Karibù e del Consorzio Aid, di cui, come più volte affermato, non ero a conoscenza, nel prosieguo delle indagini, sempre più alla luce del sole, continuerò a impegnarmi nella mia attività politico-parlamentare sui temi che hanno da sempre caratterizzato il mio impegno». 

Un "collaudato sistema fraudolento" che per 4 anni, dal 2015 al 2019, si è basato sull'emissione e sull'utilizzo di fatture false che avevano come scopo «non solo con la specifica finalità evasiva» delle imposte, ma anche quello di «giustificare, in sede di rendicontazione la richiesta di finanziamenti alla Direzione centrale del 'sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiatì». Lo scrive il gip di Latina nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari interdittive e di sequestro per gli indagati dell’inchiesta sulle coop di Latina. La Karibu, ricorda il giudice, «ha percepito fondi pubblici da diversi enti statali perché è stata ente attuatore di progetti come Cas e Sprar, servizi di accoglienza minori e ancora progetto rete antitratta». Enti attuatori che devono "garantire compiuta tracciabilità dei finanziamenti pubblici e l'effettiva fornitura dei servizi». Per questo sono state acquisite nell’inchiesta le documentazioni del partenariato tra Karibu, Aid e Jambo. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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