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Tangenti, nell'inchiesta di Roma

Tangenti, nell’inchiesta di Roma c’è anche Alfano: bufera sul ministero

Una indagata: «Il padre di Alfano mi mandò ottanta  curriculum per presunte assunzioni a Poste Italiane»

Di Redazione |

Bufera su Angelino Alfano dalle carte dell’inchiesta su un nuovo giro di tangenti a Roma intorno al faccendiere Raffeale Pizza. Nel mirino l’assunzione alle poste del fratello del ministro, Alessandro, di cui Pizza si vanta in una intercettazione. Nell’ordinanza citato anche l’ex Ad di Poste Italiane Sarmi, che  smentisce ogni coinvolgimento. «Siamo di fronte al ri-uso a fini politici degli scarti di un’inchiesta giudiziaria», replica il leader di Ncd. Ma M5s chiede che dia spiegazioni in Parlamento: «Ncd ha più indagati che elettorì, dice Di Battista» 

L’INCHIESTA Poste Italiane finisce nel ciclone, con un suo dirigente, il fratello del ministro Angelino Alfano, il cui nome emerge nelle intercettazioni dell’inchiesta della Procura di Roma per corruzione e riciclaggio. L’inchiesta accende un faro anche sulle procedure di appalto che risalgono alla gestione dell’ex ad Massimo Sarmi, che subito si difende: “le procedure di appalto si sono svolte sempre, senza alcuna eccezione, nel rigoroso rispetto della trasparenza e delle regole aziendali». 

L’inchiesta giudiziaria sfiora anche Alessandro Alfano, la cui assunzione in Poste nel 2013 sarebbe stata veicolata, secondo alcune intercettazioni, dal faccendiere Raffaele Pizza, finito in galera nei giorni scorsi. Ma la Spa postale, per bocca dell’ad Francesco Caio, rivendica la propria integrità. «Noi rappresentiamo una discontinuità rispetto al passato» ha commentato Caio dicendosi convinto che «anche con il nuovo management stiamo dimostrando quanto l’aria sia cambiata». 

Alessandro Alfano, già segretario generale di Unioncamere Sicilia, fu assunto nel 2013 in Postecom e attualmente è responsabile dell’area immobiliare della spa postale in Sicilia. Il suo nome, arrivato oggi sotto i riflettori dopo le intercettazioni di Pizza che sosteneva di averlo fatto assumere in Poste grazie al suo buon rapporto con l’allora ad Massimo Sarmi, era peraltro già finito al centro di un’altra vicenda giudiziaria. Si trattava di un’inchiesta aperta nel 2011 sulla compravendita di esami universitari, inchiesta dalla quale tuttavia Alfano uscì completamente scagionato nel 2014, con il Gip che dichiarò i suoi esami tutti regolari. 

«Il tema – ha voluto ribadire Caio – è far parte di un processo di cambiamento legato a valori etici importanti, che mettono il cittadino al centro. Partendo dalla situazione che abbiamo trovato, bullone dopo bullone la stiamo cambiando. Esistono sistemi di salvaguardia delle regole in Poste che continueremo ad applicare come abbiamo fatto in passato».  

L’ex ad Sarmi entra più nel merito dell’inchiesta e risponde alle accuse sulla gestione dell’appalto assegnato alla Cadit di Verona. «Il fatto che le commesse assegnate portassero la mia firma è esclusivamente riconducibile alla attuazione delle deleghe ricevute e alle procedure aziendali, che prevedevano l’istruttoria da parte delle funzioni competenti e la formalizzazione da parte dell’amministratore delegato. Il gruppo, che al tempo occupava oltre 150 mila dipendenti, ha procedure complesse di cui l’amministratore delegato è solo il garante finale». 

A chiamarsi fuori dalle illazioni di Pizza è stato oggi pure l’attuale presidente dell’Inps Tito Boeri, anch’egli citato assieme a Sarmi tra i contatti influenti del faccendiere. Dall’Istituto di previdenza hanno fatto sapere che Boeri «non ha mai avuto contatti» con l’ex a.d di Poste e ricordato come l’Inps sia «impegnato in una operazione di trasparenza».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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