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L'autodifesa
Versamenti da assessori e consiglieri, Cannata risponde alle accuse: «Vogliono screditarmi»
«Noi ci autofinanziamo coi soldi delle collette. Contributi volontari dal mio gruppo. Io non ho mai preso contanti» ha detto il deputato di Avola
«Faccio i nomi: Orlando, Iacono e Bellomo sono stati buttati fuori dal nostro gruppo politico, perché non intendono l’amministrazione come la intendiamo noi. Loro, in combutta con i miei oppositori, stanno cercando di creare uno scandalo su di me per screditarmi». Il deputato Luca Cannata non è sorpreso dall’argomento del colloquio. Nel suo paese, Avola, da tempo circolano le voci sulle restituzioni dei componenti della giunta, una tradizione iniziata nel corso dei due mandati da sindaco dell’attuale deputato di Fratelli d’Italia e che, come confermato dall’attuale assessora Deborah Rossitto, continua ancora mentre ad amministrare è Rossana Cannata, sorella di Luca.
«Lei ha mai fatto parte di un’associazione? Tipo dell’Azione cattolica? Ci si autofinanzia, si fanno le collette e per quelle non sono necessarie ricevute di alcun tipo». Ben prima dell’ingresso in FdI, il “gruppo Cannata”, una corazzata di diverse liste che si muove compatta a ogni elezione, andava avanti così: «Noi non chiediamo soldi a nessuno, ce li mettiamo di tasca nostra e di questo dobbiamo essere orgogliosi». Pure lui, quando era consigliere comunale, metteva una quota. Trenta euro, un gettone simbolico. Ma dati a chi? «A me non restituivano niente. Semmai, io e i miei assessori ci autofinanziamo l’attività politica. E questa è una garanzia di indipendenza. Ognuno può contribuire come meglio crede. È la prassi, fatta secondo le norme».
«Io non ho mai preso contanti. Bonifici? Ma scherza? I 5stelle come fanno? E gli altri?». Destinando i soldi direttamente al partito, con pagamenti tracciabili. «Questo quando c’è un partito. Ma quando un partito non c’è i soldi vanno alle associazioni». Associazioni diverse in base alla lista di riferimento. A tenere insieme i fili di tutto è Giuseppe Costanzo, collaboratore di Cannata. «Si deve fare un evento? Bisogna prendere i gazebo, fare le locandine… Chi dà 10, 20, zero».Le testimonianze parlano di importi più o meno fissi, versati ogni mese al sindaco e al direttore di banca Costanzo. Fino alla metà dell’indennità. «Stiamo parlando di una colletta, volontaria per definizione. Un’erogazione liberale, facciamo tutti». Pure per pagare la sede di partito di Fratelli d’Italia in corso Gelone, a Siracusa? «Corso Gelone, poi Avola… Sono sedi del nostro gruppo, personali, nostre. Poi c’è anche quella di corso Gelone, ce l’ha intestata Costanzo». Fiduciario, tesoriere, direttore di banca e factotum. «Ci sono spese, la luce, la lampadina, i mobili…». Secondo una prassi dietro cui «non c’è alcuna irregolarità».
Cannata afferma di non sapere di preciso chi pagava quanto. «Qualcuno non dava proprio niente perché non poteva permetterselo», puntualizza. E pure ora non c’è alcun bisogno di passare da Fratelli d’Italia: una cosa è il partito di Giorgia Meloni un’altra è, invece, «il nostro gruppo, la mia squadra». Che condividono la stessa persona – Costanzo – incaricata di fare quadrare i conti. «Le donazioni al partito, eventualmente deducibili, hanno bisogno della ricevuta».«Da quando sono con Fratelli d’Italia io verso le mie somme, quello che devo io. Le cifre del mio gruppo, di consiglieri e assessori seguono altre regole. Davvero, è più lineare di come sembri. Se è un’attività che ha a che fare con le iniziative di partito, il partito deve esserne al corrente. Se invece è una cosa locale, un banchetto o qualcosa del genere, allora c’è l’autonomia dei circoli. Giuseppe Costanzo può essere tesoriere anche di cinquanta associazioni. Il partito ha il suo rendiconto, il movimento ne ha un altro». Quanto, complessivamente, riuscisse a raccogliere il suo movimento – per esempio, in un anno – è una cifra che «dipende dalla composizione della maggioranza. Persone che non erano del mio gruppo non contribuivano con noi o, comunque, lo facevano con le loro liste, i loro partiti». Se c’era da comprare «giocattoli da portare ai bambini in ospedale», «defibrillatori da donare alle scuole» o «panchine rosse per le donne che hanno avuto il femminicidio (sic! Ndr)».
Per citare ancora l’onnipresente Costanzo: sua moglie, Francesca Rametta, è stata assistente all’Ars del deputato Carlo Auteri, ex di FdI (ora al gruppo misto dopo il noto scandalo sui fondi), con contatto di 1.400 euro al mese. Su richiesta di Cannata, dicono. «È vero che lei è stata assistente parlamentare. Perché l’onorevole Auteri, subentrato nel mio seggio, ha preso molte persone perbene, amiche mie, e ha cercato di portarle dalla sua parte perché la mia squadra funzionava. Con lui ho rotto i rapporti quando è uscito sui giornali quello che lo riguardava». «Lui ha chiamato tante persone a me vicine». Rametta «l’ho licenziata», afferma Auteri. «La signora – ribatte Cannata – ha rassegnato le sue dimissioni dopo quello che è successo, perché è una persona seria». O forse perché s’è trovata nel bel mezzo di una faida fra potentati meloniani del sud-est della Sicilia.