Chiaramonte, l'odissea sanitaria di una paziente costretta a rivolgersi a una struttura privata per la manifesta incapacità dell'Asp di soddisfarne le esigenze
La denuncia contenuta in un duro documento diffuso dal comitato civico Articolo 32
La sanità pubblica in Sicilia è ancora una volta sotto accusa e non per meriti. La vicenda di una donna di Chiaramonte Gulfi è un emblema sconfortante di disfunzioni burocratiche, carenze strutturali e una palese negazione dei diritti fondamentali dei cittadini. La denuncia, anche questa volta, arriva dal comitato civico Art. 32. "Una storia che, purtroppo, non è un caso isolato e che solleva interrogativi cruciali sullo stato di un servizio che dovrebbe essere universale - dice il presidente Rosario Gugliotta - un’urgenza ignorata: prescrizioni dimenticate e rifiuti inspiegabili".
Ecco il racconto di quanto accaduto secondo quanto descrive il comitato:
"Il calvario della signora inizia il 13 maggio, quando, a seguito di una consulenza specialistica, il suo medico curante le prescrive esami cardiologici specifici. L’urgenza è massima: sia lo specialista che il medico concordano sulla necessità di eseguire gli accertamenti entro 10 giorni, data la patologia severa della paziente e l’impossibilità di impostare una terapia farmacologica adeguata senza i risultati.
La nota dell’Asp prosegue con ulteriori ammissioni: “Non esiste in Asp altro servizio che eroga questa prestazione. Per cui tutti gli esami di cardio RM in lista di attesa sono sospesi fino a nuova disponibilità di apparecchiatura adeguata”. Per uno dei due esami, definito “super-specialistico”, si specifica che viene eseguito da soli due medici, impegnati anche in altri servizi e in guardia notturna, e che “i tempi di esecuzione degli esami sono condizionati da diverse variabili”.
"La beffa finale - ancora Gugliotta - arriva quando la lettera dell’Asp tenta persino di minimizzare le condizioni della paziente, affermando che è “in attuale compenso” e che la prestazione di cardio TC sarebbe stata eseguita “alla ripresa del servizio di Risonanza, prevista per fine settembre 2025; secondo lista d’attesa”. Una dilazione inaccettabile di oltre quattro mesi, che avrebbe aggravato ulteriormente la patologia. Di fronte a tale scenario, la signora è stata costretta a rivolgersi a una struttura privata, sborsando la considerevole cifra di 400 euro". Una spesa che, come sottolinea Rosario Gugliotta, presidente del Comitato Civico Articolo 32, equivale al 74% dell’importo mensile di una pensione al minimo. Un onere insostenibile per molte famiglie, che di fatto trasforma il diritto alla salute in un lusso accessibile solo a chi può permetterselo. Questa vicenda è un monito severo sullo stato della sanità in Sicilia, dove il diritto alla salute, garantito dall’articolo 32 della nostra Costituzione, sembra sempre più subordinato al portafoglio e all’arbitrio burocratico. Fino a quando le fragilità sociali continueranno a essere ignorate e le disuguaglianze a crescere, la promessa di una sanità pubblica e universale rimarrà un’illusione.