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La scomparsa, quel biglietto aereo mai usato e i ritardi: che fine ha fatto Douda?

Anche i cani molecolari per cercare tracce del ragazzo della Costa d'Avorio sparito nel nulla dal 2 luglio scorso

Di Redazione |

I cani molecolari sono stati utilizzati per cercare il corpo di Daouda Diane, l’ivoriano scomparso il 2 luglio scorso, in circostanze misteriose, mentre si trovava al lavoro all’interno del cementificio Sgv ad Acate. I carabinieri del Nucleo Operativo di Ragusa e della Compagnia di Vittoria sono tornati all’interno dell’azienda dove, più di cinque mesi fa, l’ivoriano si era recato per lavorare e dove è stato visto per l’ultima volta. Con i cani molecolari hanno passato al setaccio ogni zona alla ricerca di possibili tracce. Poi si sono spostati in altri terreni e pertinenze di proprietà della famiglia Longo, titolare del cementificio. Le ricerche e gli scavi effettuati, però, non hanno fatto scoprire nulla.

I nuovi controlli sono stati disposti dal sostituto procuratore Silvia Giarrizzo, titolare delle indagini. «I controlli – ha spiegato il procuratore Fabio D’Anna – sono stati effettuati laddove si pensava potesse essere stato seppellito il corpo. L’ipotesi che Daouda sia purtroppo morto è ovviamente la pista che stiamo seguendo in maniera particolare. Ma ovviamente è impossibile setacciare un territorio tanto vasto. A pesare sulle indagini è anche il fatto che la denuncia di scomparsa non è stata presentata il giorno stesso della sparizione dell’uomo, che non ha parenti in Italia. Le ultime tracce di lui sono di sabato 2 luglio, a fine mattinata, ma la denuncia è stata presentata solo molto tempo dopo dai titolari della cooperativa che si occupa di migranti, presso cui Daouda lavorava. Dopo due giorni anche un terreno smosso diventa difficile da individuare».

LE TAPPE. Il 2 luglio Daouda ha telefonato intorno alle 11,30 al fratello in Costa d’Avorio, poi, a fine mattinata, ha inviato dei video che lo riprendevano mentre era al lavoro, con un martello pneumatico in mano, all’interno di una betoniera da pulire. «Qui si muore» afferma in uno dei video. L’uomo infatti si trovava all’interno della betoniera, nelle ore più calde della giornata. Dopo quel momento di lui non si hanno più notizie. Chi ha provato a chiamarlo, già nelle prime ore del pomeriggio, non ha ottenuto risposta: il telefono era irraggiungibile. Daouda, oltre al lavoro nella cooperativa, si recava saltuariamente anche nel cementificio per svolgere qualche lavoro saltuario per incrementare le sue entrate. I titolari dell’azienda, però, hanno sempre negato che l’uomo fosse lì per lavoro. Hanno affermato che aveva cercato un lavoro, senza ottenerlo e che era rimasto nel piazzale, offrendosi di spazzarlo, in cambio di un po’ di denaro. Aveva infatti progettato di partire il 21 luglio per la Costa d’Avorio dove lo attendevano la moglie e il figlioletto che non vedeva da anni e che avrebbe voluto portare con se in Italia. Aveva già acquistato il biglietto aereo e messo da parte i soldi. Ma i soldi, i suoi documenti e il biglietto aereo, sono rimasti nella casa di Acate. Su quell'aereo non è mai salito. Subito dopo, la Procura di Ragusa ha cambiato l’intestazione del fascicolo. Nei primi giorni dopo la sua sparizione, si indagava per la scomparsa dell’uomo. Dopo il 21 luglio, le indagini sono per omicidio e occultamento di cadavere. Ma il fascicolo è contro ignoti. «Le indagini sono difficili- continua D’Anna – ma proseguono con vari accertamenti. Purtroppo l’ipotesi più funesta, quella della morte, è la pista su cui ora si sta battendo. E non si lascerà nulla d’intentato».

LA POLEMICA. Michele Mililli, segretario dell’Usb di Ragusa, è impegnato sin dalla prima ora a fare luce sulla vicenda e a offrire sostegno alla famiglia di Diane, ancora in attesa di conoscere la verità. Proprio Usb Ragusa ha organizzato una manifestazione, il 2 dicembre, data di sciopero generale nazionale indetto dai sindacati di base, per contrastare lo sfruttamento lavorativo e dare maggiore organizzazione ai lavoratori. Si è tenuta ad Acate per non far cadere nel dimenticatoio la vicenda di Daouda, sparito dopo aver denunciato la mancanza di condizioni di sicurezza nel cantiere in cui lavorava.

«Siamo contenti che le ricerche stiano proseguendo – riferisce Mililli – Ci rimane l’amarezza di aver sprecato mesi perché i posti dove stanno cercando adesso sono gli stessi che tutti avevano indicato già dal giorno dopo la scomparsa di Daouda. Alcuni giornali, rammento, dicevano che in una di queste aziende dove sono andati a scavare c’era del cemento fresco. Rimane quindi l’amarezza del tempo passato, con la speranza che le indagini siano ad una reale svolta».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA