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Playa Grande e la foce del fiume Irminio, un angolo di paradiso che si trasforma in pattumiera

Il presidente dell'associazione Paolo Mezzasalma: "Ogni estate è la stessa storia, non se ne può più"

Redazione La Sicilia

30 Luglio 2025, 23:16

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La riserva naturale del fiume Irminio e la spiaggia di Playa Grande, tra le aree costiere più suggestive della provincia, continuano a subire l’inciviltà di chi, ignorando ogni regola di rispetto ambientale, trasforma questi luoghi in una discarica a cielo aperto. L’ultimo episodio si è verificato nei giorni scorsi, per la seconda volta in appena due settimane, con falò notturni e rifiuti lasciati sulla sabbia da gruppi di giovani.

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A denunciare la situazione è Paolo Mezzasalma, presidente dell’associazione Playa Grande, che ha scelto di rendere pubblico il proprio sfogo, amareggiato dal ripetersi di comportamenti che «sfregiano la spiaggia della riserva naturale» e testimoniano, dice, «l’imbarbarimento di una parte della società locale». «Ogni estate – scrive Mezzasalma – è sempre la stessa storia. Nei centri vicini, a cominciare da Marina di Ragusa, tutto questo non è permesso e c’è controllo. Ma sia chiaro: neanche a Playa Grande è permesso, tanto meno nella riserva naturale. La differenza è che qui non c’è nessun controllo». L’impressione, aggiunge, è che «Playa Grande sia vista come una sorta di sfogatoio della costa ragusana, forse persino tollerato dalle amministrazioni». I falò sulla spiaggia, prosegue, sono una pratica che «sta nel dna dei giovani: anche io ero tra quelli. Ma adesso è troppo. La riserva viene maltrattata impunemente. E questo non è più accettabile».

Nel mirino, le istituzioni che dovrebbero garantire tutela e decoro: «L’amministrazione provinciale garantisce un presidio solo in orario d’ufficio. La pubblica sicurezza ha una sola vettura per tutto il settore modicano della provincia. L’amministrazione comunale di Scicli? Non pervenuta. La polizia locale chiude la sera».

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Il racconto si fa ancora più amaro quando Mezzasalma ricorda un episodio del 2023: «Il primo agosto di due anni fa chiesi un intervento urgente per la pulizia dell’arenile. La risposta fu: “Ti dico che abbiamo 18 km di spiagge e che è impossibile controllarle e pulirle tutte giornalmente. In ogni caso vedo cosa posso fare”. Non fu fatto nulla».
Da quel momento, spiega, «non mi rivolgo più all’amministrazione comunale. Non serve. Ci autotassiamo e puliamo. Ma non può andare avanti così. L’amministrazione di Scicli non può continuare ad abdicare al proprio ruolo».
C’è anche un risvolto educativo, sottolinea Mezzasalma, che riferisce un episodio emblematico: «Chiacchierando con la madre di una ragazza che aveva partecipato a episodi della ‘mala movida’ di Marina di Ragusa, questa non si lamentava per i comportamenti della figlia – come l’ubriacarsi o l’abbandonare bottiglie dentro proprietà private – ma perché i bidoni erano troppo piccoli».
Da qui una riflessione amara: «I giovani, che siano ex, attuali o futuri, sono portati a sbagliare. Noi ex giovani, però, sapevamo che erano sbagli. L’esempio dei nostri genitori a questo serviva. Ho l’impressione che molti giovani di oggi non sanno di sbagliare. Tutto è per natura concesso».
Mezzasalma riconosce che «non tutti i giovani sono così. C’è chi fa un falò e poi raccoglie tutto. Ma ce ne sono altri, tanti, troppi. E dagli scontrini capiamo da dove arrivano: da dove certi comportamenti sono meno tollerati».
Nonostante tutto, un barlume di speranza resta: «Pochi minuti dopo l’avviso del regalo notturno, un gruppetto di persone ha pulito tutto. Ecco la speranza». Ma la speranza, da sola, non basta. E l’appello resta rivolto alle istituzioni, perché tornino a presidiare, vigilare, educare.