27 dicembre 2025 - Aggiornato alle 15:45
×

Scicli e le critiche sulla festa della Madonna delle Milizie, parla il regista Cartier e spiega il perché di alcune scelte: "Non si sa cosa possa esserci di sciagurato"

"Voglio chiarire alcuni punti per il rispetto verso il lavoro svolto e di chi, come me, tiene davvero a questa tradizione"

Redazione La Sicilia

04 Giugno 2025, 16:58

Scicli e le critiche sulla festa della Madonna delle Milizie, parla il regista Cartier e spiega il perché di alcune scelte: "Non si sa cosa possa esserci di sciagurato"

"In merito ad alcune critiche ricevute — poche, ma molto rumorose — sento il dovere di chiarire alcuni punti, per rispetto verso il lavoro svolto e verso chi, come me, tiene davvero a questa tradizione". E' quanto dichiara il regista Carlo Cartier dopo le polemiche che hanno caratterizzato la rappresentazione della Madonna delle Milizie sabato scorso in città.

"Di sciagurato - dice Cartier - non si sa cosa possa esserci poiché mi è stato spiegato che il palcoCastello, in quella posizione, nasce nel 2023 (da una scelta condivisa amministrazione e certamente comunità ecclesiale), viene replicata nell’anno 2024 (ripristinando il castello e ingrandendo nuovamente il palco (nel 2023 fu un palco di 8 metri per 8 con altezza 90 cm e il castello totalmente assente). Nell’anno 2024 dunque torna il Palco e il castello è quest'anno, sempre stessa ubicazione con la differenza che, invece di essere alla destra del chiosco (area chiesa Madre), è stato collocato a sinistra guardando da piazza Italia. Con minori problemi di traffico poiché le sedie sono state collocate sulla piazza e la visione risultava ottima per tutti".

Cartier dice la sua anche sul vicario foraneo di Scicli, don Ignazio La China: "Mi è stato rimproverato di non averlo contattato. il vicario avrebbe potuto benissimo venire a trovarci durante le prove. La porta era aperta, ogni suo suggerimento sarebbe stato accolto con rispetto e attenzione e nessuno gli avrebbe impedito di partecipare o dire la sua. Se non lo ha fatto, non può imputarmi una mancanza di dialogo che non è mai stata impedita, né evitata. Francamente, non comprendo in che misura questo avrebbe influito sullo spettacolo".

E il regista prosegue: "Il testo: è stato recitato integralmente, come previsto dal bando regionale. Non ho modificato una sola parola. Ogni allusione a interventi arbitrari è semplicemente infondata. Il saio dell'eremita: sorprende che qualcuno oggi si scandalizzi per il cordone francescano, ignorando che quel costume è presente da oltre quindici anni. Ci si accorge oggi di un dettaglio che è sempre stato presente? C’è una ricca documentazione fotografica che lo testimonia. Forse sarebbe più utile guardare l’insieme con maggiore onestà intellettuale. La scelta di non urlare “allàh allàh: vista la situazione internazionale attuale, ho scelto per coscienza di non usare quella specifica invocazione. Ho cercato un suono simile per mantenere la dinamica della scena, ma purtroppo, per inesperienza dei recitanti, è diventato un poco efficace “lalalalala”. Inoltre, non ho voluto rappresentare morti in scena: ho preferito un epilogo in cui i saraceni fuggono alla vista della Madonna, una scelta che reputo più coerente con un messaggio forte, ma non cruento".

"La scelta di un Belcane che irride l’avversario: è stata una scelta registica ben precisa. Può piacere o meno, e certo si può discutere. Ma non è pensabile modificarla solo perché a qualcuno non è piaciuta. La libertà artistica ha un valore, e finché rispetta il testo e lo spirito dell’opera, va tutelata. ⁠La Madonna in scena: la presenza fisica della Madonna sul palco, in mezzo alla battaglia, è stata una scelta nuova e d’impatto, molto apprezzata dal pubblico. Un'immagine forte, viva, che ha dato profondità drammatica alla scena. Insieme a questo, l’interpretazione de il canto dell’Angelo ha rappresentato un ritorno alla figura infantile e innocente dell’angelo, da sempre parte della tradizione Un modo delicato e potente, vista l’impeccabile interpretazione, per ripristinare un elemento simbolico fondamentale, senza forzature né effetti speciali, ma con semplicità ed emozione. Eppure, nonostante queste scelte sentite e rispettose, qualcuno si è fermato a criticare solo un cordone".

Cartier, poi, parla degli aspetti tecnici (audio e luci): "Preferisco stendere un velo pietoso. Non erano sotto il mio diretto controllo, ma prendo atto dei limiti evidenti e di come abbiano influito negativamente sull’andamento dello spettacolo. Le critiche ricevute sono sembrate più polemiche di principio che osservazioni costruttive. Chi ha guardato con attenzione e buona fede sa che lo spettacolo è stato messo in scena con cura, rispetto e senso di responsabilità. Questo dovrebbe contare più di un cordone".