Vittoria calcio, dalla festa al patatrac è un attimo
Il direttore generale Cilio e il suo gruppo pronti a lasciare. Il presidente Miccoli: "E' un momento delicato"
La vittoria del campionato è già lontana. A poco più di 48 ore dalla promozione in Eccellenza, la società del Vittoria calcio si è spaccata ufficialmente in due. Da una parte il presidente Toti Miccoli (nella foto sopra), dall’altra il direttore generale Giuseppe Cilio (nella foto sotto con alcuni dirigenti). Sul banco della discordia, questi gli elementi: rideterminazione delle cariche dirigenziali con annessa riformulazione della leadership: la crisi può prendere il via.
Due giorni dopo lo 0-2 di Vizzini che ha promosso il Vittoria, in dirigenza comincia un braccio di ferro che potrebbe far saltare gran parte del programma futuro. Un paradosso che lascia a dir poco increduli, di fronte a quella che doveva essere la prima settimana di festa, e che invece potrebbe trasformarsi nella fattispecie più negativa e da scongiurare a tutti i costi. E cioè quella della divisione societaria. Che qualcosa non andasse per il verso giusto tra le varie anime della dirigenza (da un lato il presidente Miccoli e Marco Greco, dall’altra Cilio, il vice presidente Pinnolo e i dirigenti Micieli e Nicosia) si era già percepito da tempo, ma che si potesse arrivare ad una spaccatura quasi insanabile (lo scontro più duro addirittura poco prima del big match con l’Avola) non appariva imminente. Perché adesso in ballo non c’è soltanto quella che potrebbe diventare la nuova dirigenza, ma l’intero futuro di una squadra che a distanza di pochi anni era riuscita finalmente a ritrovarsi nella sua dimensione più naturale: stagione al vertice e risultati vincenti. Con un elemento in più, non da poco, vale a dire quel pubblico e quei tifosi che adesso tutti invidiano.
Gli interventi del presidente e del diggì
“E’ un momento delicato – conferma il presidente biancorosso Toti Miccoli – il contrasto emerso con una parte di dirigenti è inequivocabile, non voluto certamente dal sottoscritto ma ora da affrontare, per il bene del Vittoria e dei suoi tifosi. Ecco perché sono pronto a fare un passo indietro, ma sia chiaro, non dovrò essere l’unico a compierlo. Rimango fiero ed orgoglioso del mio operato di presidente, ruolo che ho svolto con la massima dedizione ed impegno possibile. Se domenica c’erano più di 3000 persone allo stadio, è proprio perché lo stadio siamo stati in grado di riaprirlo. Oltre alla vittoria del campionato, è questo il mio orgoglio più grande. Oggi qualcuno non può pensare di cancellare tutto con un colpo di spugna”.
Chiara la linea. Alla quale seguirà qualche istante più tardi, in maniera altrettanto precisa, quella del direttore generale Giuseppe Cilio: “Se la società non sarà pronta ad adottare delle modifiche in chiave dirigenziale, io ed il mio gruppo ci dimetteremo all’istante. Purtroppo sono venute a mancare delle dinamiche fondamentali, necessarie per il proseguimento di un percorso lineare e trasparente. Per quanto ci riguarda, alcuni ruoli risultano incompatibili in seno alla società (probabile il riferimento è a Marco Greco e alla sua influenza politica, ndr) ed avendo contribuito personalmente insieme al mio gruppo alla causa Vittoria, ritengo opportune nuove alternative. Viceversa saremo pronti a metterci di lato e ad uscire dalla società”.
Il dado, alla luce di queste ultime dichiarazioni, è tratto. All’interno del Vittoria esistono ora due cordate. Ma l’interrogativo più grande, cercando di capire gli sviluppi della vicenda, è senza dubbio legato all’aspetto tecnico, e cioè comprendere che fine farà la squadra che ha vinto il campionato appena l’altro ieri. Senza girarci troppo intorno, cosa farà l’allenatore Danilo Rufini insieme al suo gruppo di fedelissimi? Lo stesso tecnico, chiamato proprio in estate dal duo Cilio-Pinnolo al quale lo lega un rapporto di stretta di amicizia (i tre facevano parte dello stesso organico ai tempi di Rufini giocatore) resterebbe a Vittoria nel caso di una stagione di Eccellenza da giocare al vertice. Senza tale garanzia le probabilità sarebbero vicine allo zero. Insomma tanti i nodi da sciogliere, ma soprattutto una stagione da ultimare con l’ultimo impegno rimasto in sospeso, la coppa Italia.