Cronaca
Vittoria e l’operazione contro la Stidda, Cascino dal carcere ai domiciliari
La decisione dopo che il Riesame ha parzialmente annullato l'ordinanza di custodia cautelare per gli indagati
Lascia il carcere il vittoriese Gianfranco Cascino, 49 anni, difeso dall’avvocato Daniele Scrofani, alla luce della decisione del Tribunale del Riesame di Catania che ha annullato parzialmente l’ordinanza di custodia cautelare per i tre indagati finiti in cella e per quelli ai domiciliari nell’operazione contro la Stidda vittoriese messa a segno dalla polizia di Stato di Ragusa, su disposizione della Dda di Catania. Cascino è stato ammesso ai domiciliari.
Per il collegio presieduto dal giudice Giuliana Sammartino (a latere Patricia Carmela Di Marco ed Elena Maria Teresa Calamita, giudice relatore) non si configura l’ipotesi mafiosa. Gli indagati devono rispondere solo del reato di estorsione, senza l’aggravante di avere agito con metodi mafiosi. Il 13 novembre è stato il personale della squadra mobile di Ragusa, con la collaborazione di personale dei Commissariati di Vittoria e Comiso, a dare esecuzione all’ordine di esecuzione di misura cautelare emesso dal Gip del Tribunale di Catania, Giuseppina Montuori. In carcere sono finiti Michele Firrisi, 38 anni, difeso dall’avvocato Salvatore Citrella; il citato Cascino; Giovanni Gurrieri, 24 anni, avvocati Maurizio e Raffaele Catalano. Davanti al Gip tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere tranne Cascino che ha respinto le accuse. Gli indagati ai domiciliari sono Giuseppe Genovese, 37 anni, avvocato Matteo Anzalone; Francesco Battaglia, 39 anni, avvocato Annamaria Rocca Granvillano; Davide Campailla, 40 anni, avvocato Giuseppe Di Stefano. Un settimo indagato è stato raggiunto dall’ordinanza in differita ed interrogato solo giovedì mattina, dopo una serie di rinvii, per gravi motivi di salute. I fatti oggetto dell’attività di indagine della polizia risalgono al periodo febbraio-agosto 2023. allorquando gli indagati si sarebbero resi responsabili di una serie di estorsioni ai danni a commercianti ed imprenditori operanti nel settore edilizio, nei territori di Vittoria e Comiso. In particolare, nel caso di due imprenditori edili di Comiso, la richiesta estorsiva è stata preceduta da inequivocabili atti intimidatori che sarebbero stati organizzati dagli indagati collocando nei pressi delle abitazioni e delle aziende delle persone offese due bombole di gas con un finto innesco (una miccia) e con su riportato il nome della vittima. Si tratta di modalità evidentemente idonee a costringere le vittime al pagamento del cosiddetto pizzo, con la minaccia di pregiudizi alla loro incolumità personale e alla integrità dei loro beni aziendali.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA