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Giornata mondiale contro l’Aids, ora il vero nemico è lo stigma contro i sieropositivi: a Catania un incontro di sensibilizzazione

Fare il test è sempre utile per fare prevenzione ma oggi il virus è tenuto sotto controllo dalle nuove terapie: per questo la lotta alla discriminazione diventa una priorità

Di Pinella Leocata |

Oggi primo dicembre si celebra la giornata internazionale contro l’Aids. In questa occasione l’Arcigay Pegaso – che da anni si impegna nella prevenzione dell’Hiv e nella lotta allo stigma verso le persone sieropositive – organizza un incontro per domani, sabato 2, alle 18, all’Ostello degli Elefanti, in via Etnea, sul tema “Rompi lo stigma!”.

Ciò perché il pregiudizio nei riguardi delle persone affette da Hiv è ancora forte e radicato sebbene, almeno in Occidente, l’infezione da Hiv è sotto controllo, ovviamente se rilevata; cioè se le persone fanno il test e, in caso di positività, seguono le relative terapie grazie alle quali il virus non si trasmette.

L’importanza del test

Di qui – come spiega Vera Navarria, presidente Arcigay Catania – l’importanza di corrette campagne di informazione per fare sapere che è essenziale fare il test per conoscere il proprio status sierologico e per fare sapere che, se si è in terapia e la carica virale non è rilevabile, il virus non si trasmette più. Un concetto riassunto nello slogan U = U, Undetectable = Untrasmittable, cioè “non rilevabile = non trasmissibile”.

Eppure ancora pochi sanno che, stanti così le cose, non c’è alcun motivo di avere paura delle persone sieropositive e che non si rischia nulla ad avere rapporti sessuali con loro. «Lo stigma, pur essendo ormai un non senso, è ancora talmente e immotivatamente diffuso che molte persone non sarebbero tranquille se sapessero di avere accanto una persona sieropositiva al ristorante o al cinema».

Le campagne sbagliate

A questo, sostiene Vera Navarria, ha contribuito il fatto che in passato non c’erano cure per l’Hiv e che, pertanto, i governi hanno fatto campagne pubblicitarie volte a terrorizzare le persone e a convincerle a stare lontane dalle persone affette dal virus. Basti pensare alla campagna nella quale le persone con Hiv erano presentate come avvolte da un alone viola che si estendeva fino a inglobare le persone che le avvicinavano e questo sebbene si tratti di un’infezione trasmissibile solo per via sessuale – maschi che fanno sesso con i maschi e anche nei rapporti eterosessuali – o attraverso il sangue, come nel caso di scambio di siringhe usate da chi fa uso di sostanze stupefacenti. Un messaggio che ha contribuito ad accrescere lo stigma, peraltro diffuso in tutti i casi di virus, come abbiamo potuto constatare con il Covid.

Non soltanto. All’inizio, negli anni Ottanta e Novanta, l’Hiv veniva presentato come il cancro gay, collegando la malattia al fatto di essere omosessuali. E questo è stato fonte di ulteriore discriminazione per combattere la quale le prime a scendere in campo sono state le associazioni Lgbq. Si devono a loro vari servizi di supporto alle persone affette da Hiv e, in particolare, campagne di informazione e di testing fatte nei luoghi frequentati dalle persone Lgbq che, non a caso, fanno i test in maggior numero rispetto alle persone eterosessuali.

Il gruppo catanese

In questa direzione va anche la creazione di un “gruppo salute” di recentissima formazione a Catania con l’obiettivo di promuovere iniziative sulla salute, in particolare sulla salute sessuale e su quella delle donne, con attenzione ai vari tipi di infezioni sessualmente trasmissibili. Il gruppo ha come coordinatore Calogero Casale e si riunisce nella sede dell’Arcigay di via Verona 84 un lunedì al mese, almeno per il momento.

Nella prospettiva di dare corrette informazioni e di prevenire e sradicare lo stigma è stato pensato l’incontro di sabato al quale partecipano Ilenia Pennini, responsabile nazionale salute Arcigay, Maurizio Celesia, dirigente medico di malattie infettive al Garibaldi Nesima, e Maria Vittoria Zaccagnini, referente regionale di Nps (Network persone sieropositive). In primo piano anche la richiesta alle istituzioni di avviare campagne di informazione corrette e in linea con i nuovi risultati nel campo della terapia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA