Laboratori di analisi in Sicilia: i piccoli contro i grandi. Ecco chi rischia gli accreditamenti

Di Orazio Provini / 16 Novembre 2019

Catania – Potrebbe essere giunta al capolinea la contrapposizione che pone da un lato i laboratori di analisi cliniche che hanno ottemperato alla legge (dopo l’accordo raggiunto in sede di conferenza Stato – Regioni del 2011) e chi, invece, dall’altra, resta sul mercato con le vecchie regole – di fatto “fuorilegge” perché (a parte alcune pronunce di Tar e Cga che fino a poco tempo fa avevano “congelato” la posizione di questi ultimi) i tentativi giudiziari per bloccare tale obbligo di aggregazione, nel merito, non hanno fino a ora sortito effetti favorevoli.

Da una parte quindi coloro che si sono messi nelle condizioni di rispettare l’obbligo di “produrre in sede e non in service 200mila prestazioni annue identificate come indice di efficienza, qualità e affidabilità”, aggregandosi nelle forme legali più convenienti; dall’altra, invece, c’è chi opera alla vecchia maniera, singolarmente e con la formula del laboratorio “fai da te”, al di là del numero di prestazioni finali erogate. Dal primo gennaio prossimo però potrebbe non essere più possibile agire in questa maniera, pena la revoca degli accreditamenti, se sotto la soglia minima imposta dalla legge. In realtà non dovrebbe esistere alcuna contrapposizione sul tema perché non esisterebbe alcuna alternativa al virtuoso percorso di aggregazione sancito diversi anni e in fondo nessuna struttura sarebbe “a rischio chiusura” se venisse rispettata la legge sull’obbligo di aggregazione che deriva non dalla spinta di chissà quali laboratori di grande dimensione o di chissà quali multinazionali, ma da un accordo, come ricordato Stato Regioni.

I rappresentanti del Silab, con sede a Catania (Daniele Alizzio, Giuseppe Girlando, Gianluca Paravizzini e Marcello Vasta) sigla sindacale che rappresenta quei laboratori consorziatisi per ottemperare alla legge, sottolineano tale aspetto e lanciano l’ennesimo segnale alla Regione e agli stessi colleghi. «È una situazione paradossale. L’obbligo di aggregazione deriva dalla precisa e indubbia esigenza di puntare a un miglioramento qualitativo dei servizi resi. Le aggregazioni, a differenza di quanto si sta facendo strumentalmente credere, non rappresentano altro che l’unione di laboratori di analisi siciliani che hanno investito risorse proprie in un percorso di innovazione – nell’interesse del settore e, soprattutto, della salute dei cittadini. Le aggregazioni, quindi, sono composte da laboratori che hanno scelto di combattere la sfida del cambiamento e dell’innovazione stessa, facendo sacrifici in nome della legalità e accettando i rischi e il peso organizzativo e finanziario dell’aggregazione. Siamo certi che anche il governo regionale vorrà continuare a seguire questo percorso, supportando la piena e compiuta realizzazione del processo di aggregazione su tutto il territorio regionale. Silab è altresì pronta, sin d’ora, a mettere a disposizione di tutti gli interessati il proprio bagaglio di esperienze e competenze, per attuare pienamente la normativa vigente in materia».

Aggiungono ancora: «Chi oggi contesta, potrebbe invece tranquillamente fare ciò che abbiamo fatto noi, aiutando loro stessi e noi, oltre che lo stesso utente». «C’è poi un altro punto che, a scanso di equivoci, va chiarito sul ruolo e sulla scelta di consorziarsi tra laboratori: trattandosi di un consorzio di imprese, la quota del consorzio è proprietà dei laboratori di analisi e qualunque avanzo nella gestione del consorzio o provento derivante dall’aggregazione, in quanto tale, essendo a scopo mutualistico va ridistribuita a chi partecipa al consorzio stesso».

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