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Casi di vaiolo delle scimmie dalla Lombardia alla Sicilia: due migranti i casi sospetti nell’isola

Si tratta di due extracomunitari sbarcati nei giorni scorsi a Lampedusa. Anche all'estero casi in aumento. Per il virologo Massimo Galli il fenomeno «rimarrà contenuto, probabilmente limitato ad un focolaio iniziale circoscritto». 

Di Redazione |

Dalla Lombardia alla Sicilia i casi di vaiolo delle scimmie si registrano anche in Italia, così in molti altri Paesi, con un numero al momento di 5 persone colpite. Nell'isola è l'assessorato regionale alla salute a comunicare che due casi sono sospetti e per i quali si attende il tampone di conferma. Si tratterrebbe di due migranti sbarcati nei giorni scorsi a Lampedusa e che sono stati ricoverati entrambi, primo uno e poi l'altro, al Policlinico di Palermo. Le loro condizioni non sono gravi e vengono costantemente monitorati.

In Lombardia nel pomeriggio è stato rilevato un caso di positività al vaiolo delle scimmie. Il laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica dell’Ospedale Sacco di Milano ha infatti confermato la diagnosi di positività del campione prelevato da un paziente che presentava appunto sintomi riconducibili al vaiolo delle scimmie. 

Frattanto si rafforza l’ipotesi di un legame con il virus delle Isole Canarie nel vaiolo delle scimmie dei primi tre casi italiani su cui i ricercatori dell’Istituto Spallanzani hanno completato la prima fase dell’analisi della sequenza del Dna del Monkeypox virus. «I campioni risultati postivi – rende noto l’Istituto – sono stati sequenziati per il gene dell’emoagglutinina (HA), che consente l’analisi filogenetica». E sono tutti risultati affini al ceppo dell’Africa Occidentale «con una similarità del 100% con i virus isolati in Portogallo e Germania». «Potremmo essere anche in Italia di fronte a un virus «paneuropeo», correlato con i focolai in vari paesi europei, in particolare quello delle Isole Canarie», sottolinea l’Istituto. «La situazione è sotto controllo», ha dichiarato l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato.

All’estero aumentano da 16 a 36 in Spagna i casi positivi di Orthopoxvirus (il genere di virus a cui appartiene il vaiolo), per i quali ora sono in corso analisi più approfondite per capire se si tratta di vaiolo delle scimmie. Per il momento, restano fermi a 20 quelli confermati in modo definitivo. Un caso accertato anche dagli Emirati Arabi Uniti, diventati il primo Paese del Golfo (ed il secondo in Medio Oriente dopo Israele) ad annunciarlo, insistendo sul fatto di essere «pienamente preparati» a gestire qualsiasi focolaio.   Primo caso confermato anche il Slovenia, su un paziente tornato dalle Isole Canarie, mentre in Germania il ministro della Salute tedesco Karl Lauterbach e il presidente del Robert Koch Institut hanno annunciato, in conferenza stampa a Brema, che i contagiati dal virus del vaiolo delle scimmie dovranno rispettare un periodo di isolamento e una quarantena di 21 giorni. Oltreoceano, negli Usa, si conta un solo caso accertato e altri quattro sospetti. «Questo non è covid» in termini di contagiosità», sottolinea Jennifer McQuiston, vicedirettore della divisone sugli agenti patogeni gravi dei Cdc: «Sappiamo molte cose su vaiolo delle scimmie in quanto sono decenni che studiamo questa malattia, all’inizio del Covid invece non avevamo informazioni, e ora le cose sono cambiate e conosciamo anche questo virus».

Il fenomeno del vaiolo delle scimmie, secondo il virologo Massimo Galli, «rimarrà contenuto, probabilmente limitato ad un focolaio iniziale circoscritto».

Galli ha chiarito che «non è affatto un virus delle scimmie, è un virus presente probabilmente in alcune specie di roditori. Uomini e scimmie ne sono solo vittime accidentali, e quindi non è un virus rilevante per la nostra specie». «I poxvirus – ha aggiunto il virologo – sono molto diversi da quello del Covid, sono virus a Dda e tendono ad adattarsi in numero enorme, in migliaia di anni, ad una propria specie».    COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA