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Così di può prevedere un ictus in  un paziente aterosclerotico

Basta una Tac coronarica e un prelievo di sangue: la prospettiva aperta dallo studio “Intestrat-Cad”, per il quale il Centro cardiologico Monzino (Ccm) di Milano

Di Redazione |

Una Tac coronarica e un prelievo di sangue per prevedere se una persona con aterosclerosi avrà o no un infarto. E’ la prospettiva aperta dallo studio “Intestrat-Cad”, per il quale il Centro cardiologico Monzino (Ccm) di Milano annuncia l’avvio della seconda fase.  Il progetto punta a identificare marcatori-spia del rischio di attacco cardiaco acuto. Finanziato dalla Fondazione regionale per la ricerca biomedica (Frrb), vede alleati l’Istituto clinico Humanitas di Rozzano, in provincia di Milano, l’Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare di Milano, l’università e il Policlinico San Matteo di Pavia, con il Monzino come centro coordinatore e reclutatore.  «Molti studi – ricordano dal Ccm – dimostrano che, statisticamente, un paziente su 5 in cui la Tac evidenzi la presenza di placche aterosclerotiche a uno stadio precoce di sviluppo, nel medio periodo va incontro a un evento cardiologico grave. Grazie a questo studio e ai nuovi strumenti individuati, sapremo chi sarà quell'uno che si ammalerà, che andrà protetto con programmi preventivi ad hoc, e chi saranno invece i 4 che resteranno sani e potranno evitare trattamenti non necessari.  L’obiettivo di Intestrat-Cad è infatti identificare marcatori molecolari combinati a marcatori radiologici, che possano prevedere in anticipo, in assenza di sintomi, quale sarà la prima manifestazione clinica nel corso della vita di un soggetto con aterosclerosi coronarica: se presenterà cioè un evento acuto o una forma cronica stabile di cardiopatia».  «A questo fine – spiegano gli esperti – i dati di imaging cardiovascolare (Tac coronarica ad alta definizione) vengono associati a una serie di parametri che provengono dalle cosiddette scienze “omiche”: genomica, epigenomica, trascrittomica. Lo studio ricercherà nel sangue di persone senza precedenti infarti o rivascolarizzazioni coronariche, ma per le quali la Tac abbia evidenziato una malattia aterosclerotica coronarica iniziale, uno o più biomarcatori da associare al quadro evidenziato dalla Tac. Grazie ai marcatori individuati, quindi, sarà possibile identificare i pazienti a maggior rischio con un semplice esame del sangue».

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