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Ovaio, test geni Jolie proposto solo a 1 donna su 3 alla diagnosi

Roma, 14 set. (AdnKronos Salute) – Solo a 6 donne su 10 con cancro all’ovaio viene proposto di fare il test Brca, per scovare la ‘mutazione Jolie’, che aumenta il rischio di sviluppare tumori femminili, all’ovaio appunto e al seno. E, addirittura, solamente per 1 su 3 questo avviene al momento della diagnosi, il momento […]

Di Redazione |

Roma, 14 set. (AdnKronos Salute) – Solo a 6 donne su 10 con cancro all’ovaio viene proposto di fare il test Brca, per scovare la ‘mutazione Jolie’, che aumenta il rischio di sviluppare tumori femminili, all’ovaio appunto e al seno. E, addirittura, solamente per 1 su 3 questo avviene al momento della diagnosi, il momento più appropriato per eseguire l’esame. I dati emergono dalla prima fotografia sul test Brca nel tumore ovarico in Italia scattata da Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna), con un’indagine, condotta da Elma Research con il supporto incondizionato di AstraZeneca, su 212 centri con reparto di oncologia, 50 pazienti con tumore ovarico, 31 familiari e 15 medici oncologi.

La ricerca, presentata oggi in Senato a Roma, ha analizzato in particolare la conoscenza del test, il vissuto e le modalità di accesso. Sulla base di questi dati, è stato lanciato un appello alle Istituzioni nel documento “Test Brca: call to action per la prevenzione e cura del carcinoma ovarico e della mammella”, redatto con la consulenza di un gruppo di esperti multidisciplinari.

Dall’indagine Onda emergono, infatti, forti disparità a livello regionale: Piemonte e Toscana sono le Regioni che più consigliano il test inviando il 72% delle donne con tumore all’ovaio, mentre Lombardia (43%) e Veneto (40%) tendono a indirizzare meno pazienti. Benché tutti gli ospedali dichiarino di seguire le linee guida delle società scientifiche che stabiliscono i criteri per proporre il test, nella realtà ben 2 su 3 applicano regole più restrittive che escludono le pazienti con più di 75 anni o con malattia troppo avanzata.

“La mutazione dei geni Brca accresce notevolmente il rischio di cancro al seno e alle ovaie nell’arco della vita di una donna. Pertanto, il test Brca è una misura molto importante per la difesa della salute di noi donne, diritto sancito dalla Costituzione”, sottolinea Emilia De Biasi (Pd), presidente della Commissione Sanità del Senato. E Francesca Merzagora, presidente di Onda, denuncia come “i risultati dimostrino che l’accesso al test non è un diritto garantito in modo uniforme in tutte le Regioni. Per la salute delle donne questo è un serio problema”.

“E’ un dovere etico assicurare la corretta introduzione e gestione del test Brca nelle strutture del Servizio sanitario nazionale – sottolinea Liliana Varesco, dell’Uos Centro tumori ereditari, policlinico San Martino di Genova e tra gli autori del documento – Ci rivolgiamo ai decisori politici affinché intervengano per avviare un programma nazionale di genetica oncologica volto a individuare la predisposizione ai tumori dell’ovaio e della mammella e a realizzare una rete nazionale di centri di riferimento”.

I costi non dovrebbero spaventare il Ssn. Secondo lo studio Venus, presentato recentemente da Altems (Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica), l’estensione del test Brca alle familiari delle pazienti con tumore all’ovaio è un investimento sostenibile e conveniente per il sistema sanitario: è costo-efficace nel 97% dei casi rispetto al non eseguire il test. Il documento che invita all’azione è patrocinato da Sigu – Società italiana di genetica umana; Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica); Acto Onlus – Alleanza contro il tumore ovarico; Abrcadabra Onlus, Associazione Senonetwork Italia onlus e Anisc (Associazione nazionale italiana senologi chirurghi).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA