‘Salute nelle città bene comune’, Manifesto presentato a Roma

Di Redazione / 11 Luglio 2016

Roma, 11 lug. (AdnKronos Salute) – ‘La Salute nelle città: bene comune’: un Manifesto che si propone di offrire alle istituzioni e alle amministrazioni locali spunti di riflessione per guidarle nello studio dei fattori che determinano il benessere nei propri contesti urbani, sui quali fare leva per mettere a punto strategie per migliorare gli stili di vita e la salute del cittadino. L’iniziativa, frutto del lavoro del HealthCity Think Tank, gruppo di esperti indicati da diverse istituzioni, sarà presentata oggi a Roma in occasione del Primo Health City Forum organizzato da Italian barometer diabetes observatory (Ibdo) Foundation, Università degli studi di Roma Tor Vergata.
Cento anni fa – ricorda una nota – solo il 20% della popolazione mondiale viveva in città. Per la metà del secolo arriveremo al 70% di residenti nelle aree urbane. L’aumento è straordinario, al ritmo di 60 milioni di persone che ogni anno si spostano da ambienti rurali verso le città, soprattutto nei Paesi a medio reddito. Non solo, le proiezioni mostrano che nei prossimi 30 anni la crescita globale avverrà virtualmente soltanto nelle aree urbane. Ma se oggi circa il 10% della popolazione urbana vive in megalopoli con oltre 10 milioni di abitanti, ormai presenti in ogni angolo del pianeta, saranno soprattutto le città più piccole a sostenere la quota maggiore di incremento.
Nell’Unione europea, fatta eccezione per la Francia, le aree urbane tendono a registrare incrementi demografici più elevati a causa del saldo migratorio. In Italia, quasi 4 cittadini su 10 risiedono nelle 14 città metropolitane. “Lo spostamento verso le aree urbane – indica Andrea Lenzi, ordinario di endocrinologia, presidente del Consiglio universitario nazionale (Cun) e coordinatore di HealthCity Think Tank – è caratterizzato da cambiamenti sostanziali dello stile di vita rispetto al passato: cambiano le abitudini, i lavori sono sempre più sedentari, l’attività fisica diminuisce”.
“Fattori sociali, questi, che rappresentano un potente volano per le cosiddette malattie della società del benessere: obesità e diabete. Ciò è sostanziato dai fatti, che vedono crescere in maniera esponenziale nel mondo il numero di persone obese o con diabete, vicino alla soglia del mezzo miliardo, con già oggi 250 milioni di persone con diabete, due terzi del totale, vivere nelle città, secondo Idf-International diabetes federation”, conclude il coordinatore del HealthCity Think Tank, gruppo di esperti indicati, tra gli altri, da ministero della salute, Istituto superiore di sanità, Anci-Associazione nazionale comuni italiani, università di Roma Tor Vergata, Istat, Censis.
“Dal 1948 l’Oms-Organizzazione mondiale della sanità – spiega Giuseppe Novelli, rettore dell’università di Roma Tor Vergata – invita i governi ad adoperarsi responsabilmente, attraverso programmi di educazione alla salute, a promuovere uno stile di vita sano e a garantire ai cittadini un alto livello di benessere. Oggi pare emergere chiaramente un nuovo attore protagonista: la città, quale promotrice di salute. Infatti la stessa Oms ha coniato il termine healthy city, che descrive una città conscia dell’importanza della salute come bene collettivo e che, di conseguenza, mette in atto politiche sociali, culturali ed economiche chiare per tutelarla e migliorarla”.
In linea con questa idea, il programma Cities Changing Diabetes, una partnership tra lo University College London (Ucl) e il danese Steno Diabetes Center, che coinvolge Istituzioni nazionali, amministrazioni locali, mondo accademico e terzo settore. Illustrato a Roma, nasce con l’obiettivo di creare un movimento di collaborazione internazionale che proponga e trovi soluzioni e best practice per affrontare il crescente numero di persone con diabete e obesità nel mondo, e il conseguente onere economico e sociale, partendo dal tessuto e dal vissuto urbano che tanta parte sembra avere in questo fenomeno. Al programma hanno già aderito Città del Messico, Copenaghen, Houston, Shanghai, Tianjin, Vancouver e Johannesburg. Durante l’incontro si è prospettato un prossimo coinvolgimento anche della Capitale italiana.

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