Salva la vita alla figlia di 6 mesi donandole parte del fegato: «Tre giorni dopo il trapianto già giocava»
Parla mamma della bimba. Papà: «Temuto il peggio, è un miracolo"
«Stiamo bene sia io che la bimba. Io patisco un pò il postoperatorio, forse per il rilascio della tensione accumulata. La bimba è addirittura più in forma: dopo tre giorni dal trapianto l’ho vista giocare con una pallina, in mezzo ai tubicini. È forte, ha avuto una ripresa pazzesca». A dirlo è la mamma di 32 anni che ha donato alla propria piccola di meno di 6 mesi un pezzo di fegato, salvandola da morte certa. L'intervento è stato eseguito al centro trapianto di fegato delle Molinette di Torino e lei è a casa da qualche giorno, mentre la figlia sarà ancora per circa una settimana all’infantile Regina Margherita.
«Il mio coraggio nell’affrontare tutto questo - spiega - arriva dal fatto che sono sostenuta da una famiglia eccezionale, mio marito in primis, e dai genitori, i miei e i suoi. Sapere di poter contare su di loro nel postoperatorio è stato fondamentale. Adesso stanno andando soprattutto loro dalla bimba e io cerco di rimettermi in forma. Mio marito è stato la nostra colonna. È estremamente sensibile, ha patito molto e ha convertito queste emozioni in coraggio e speranza. Mi ha colpito tanto per la forza d’animo e questo mi ha unita ancora di più a lui». «Siamo supercontenti - dice il papà -. Ci sembra un miracolo: ci avevano dato qualche settimana di vita, invece adesso sembra che nostra figlia possa avere tutta la vita davanti, come gli altri bimbi. Vorrei che la nostra storia servisse a sensibilizzare sull'importanza di donare gli organi, perché non tutti i trapianti si possono fare da vivente. Adesso che ci siamo passati, l’abbiamo capito bene».
«Abbiamo trovato personale sanitario e un sistema sanitario eccellenti, medici e infermieri. Romagnoli è una persona eccezionale, oltre che un chirurgo di fama mondiale, e ha una grandissima équipe» hanno aggiunto insieme su Renato Romagnoli, responsabile del Programma regionale trapianto fegato adulto e pediatrico, che ha operato. «Mi ha dato una forza pazzesca e un coraggio eccezionale - ha sottolineato la mamma -. Ha un’umanità incredibile, che riesce a trasmettere, e l’umanità distingue anche gli altri medici che ci hanno seguite: Pier Luigi Calvo, che dirige la gastroenterologia pediatrica del Regina Margherita, Michele Pinon, Davide Cussa, così dolce con la mia bambina, e Anna Opramolla, tanto delicata quando mi ha informata del problema».
Guardando indietro, «ringrazio di avere vissuto cinque mesi pensando che la bimba stesse benissimo. L’ho allattata giorno e notte, l’ho portata nei parchi, non aveva sintomi - spiega la madre -. La malformazione biliare è emersa dopo gli esami del sangue per l’ittero (pelle giallastra, ndr) persistente. Lì ci è stato consigliato l’ospedale. Così siamo state ricoverate solo un mese e mezzo e il papà è sempre venuto a farla giocare, non è mai stata sola».
Le prossime tappe saranno un controllo martedì per la mamma e quelli periodici per la piccola dopo le dimissioni, oltre ai farmaci che dovrà assumere. «Capiremo - conclude la mamma - se sia possibile portarla qualche giorno in un luogo meno caldo».