Sicilia, da gennaio gli ospedali rischiano di restare senza farmaci: l’ultimo pasticcio della Regione

Di Mario Barresi / 06 Dicembre 2021

L’allarme è racchiuso in due paginette scritte in un burocratese da manuale: da gennaio la sanità siciliana è senza medicine negli ospedali. Scadono infatti il 31 dicembre i contratti della Cuc regionale con le case farmaceutiche.

Il 16 novembre scorso, Antonio Lo Presti, dirigente della Centrale unica di committenza, scrive all’assessorato alla Salute e ai manager e i provveditori delle aziende sanitarie e ospedaliere: sono «in corso di indizione le nuove procedure di gara per farmaci emoderivati, farmaci esclusivi e farmaci non esclusivi, la definizione delle quali, presumibilmente, avrà conclusione entro il mese di aprile 2022».

Che succede in questi quattro mesi? La Cuc consiglia due strade ai vertici sanitari: li sollecita a fare scorta di farmaci, entro i limiti residui del budget, con la possibilità di sforare di un quinto le disponibilità; oppure prospetta «nuove procedure con apposita clausola risolutiva espressa» per stipulare dei «contratti-ponte» sui farmaci, uno per ogni singola azienda.

I destinatari non l’hanno presa bene. L’«assenza di un indirizzo comune dettato dall’Ente capofila», si legge in una risposta che La Sicilia ha avuto modo di consultare, «espone le singole Amministrazioni a un possibile disallineamento dei prezzi e/o a mancate forniture». E «già in passato, quando per fabbisogni esauriti si è proceduto con gare autonome, abbiamo sofferto importanti aumenti di prezzi unitari e contestazioni dalle ditte affidatarie delle gare centralizzate».

Insomma, un pasticcio. Con un risvolto immediato sui cittadini. «Si rischia seriamente il caos. La possibilità che vengano a mancare i farmaci è concreta -denunciano Francesco Cappello, Giorgio Pasqua, Salvo Siragusa e Antonio De Luca, deputati 5 stelle della commissione Salute all’Ars – col rischio di paralizzare le sale operatorie, le terapie in corsia, la continuità terapeutica per i pazienti cronici, mettendo a rischio perfino le cure salvavita».

E l’iter fa paura. «Quel presumibilmente – sottolinea Cappello – ci fa temere che si andrà per le lunghe e che quello dei contratti-ponte potrebbe essere un terreno minato da enormi difficoltà logistiche e pratiche. In pratica, ci dicono alcuni dirigenti sanitari, forse farebbe prima Cuc a fare il nuovo appalto che qualche Asp ad attivare un  contratto».

Le singole aziende si muovono per un’exit strategy. «La soluzione prospettata – ci rivela un provveditore – è che la Cuc deleghi un’azienda sanitaria a fare la gara regionale, lasciandosi la competenza per fabbisogni e decreti. Dunque noi svolgiamo la gara e lui adotta i provvedimenti».

Il M5S invita l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, a «cercare una soluzione in tempi strettissimi per evitare ulteriori contraccolpi a una sanità già pesantemente fiaccata dalla pandemia in corso».

Ma il problema, a monte, non è sanitario. La Cuc, come emerso dalla relazione dell’Antimafia regionale, s’è rinnovata dopo la bufera dell’inchiesta Sorella Sanità. Ma, in un clima di smobilitazione condizionato dalle scelte politiche, ci sono pesanti carenze di organico. Come si legge in un report dell’assessorato all’Economia, voluto da Gaetano Armao poco dopo l’insediamento, la Cuc «non ha più figure specializzate nel settore sanitario, non ha merceologi in grado di fare analisi dei prezzi di mercato». E non cambia nulla dopo la trasformazione da servizio del Dipartimento del Bilancio in ufficio speciale «al fine di potenziarne l’autonomia e la capacità d’azione».

In organico alla Cuc, oggi, il dirigente Lo Presti (che dovrebbe lasciare a febbraio prossimo), con tre funzionari direttivi (due dipendenti dell’Asp di Trapani in comando), un funzionario istruttore e due operatori Sas in via di stabilizzazione. Sono loro che dovrebbero gestire miliardi e miliardi di gare della sanità e non soltanto. Niente a che vedere con la Soresa campana che ha 100 unità solo per fare le gare o con l’Ara della Regione Lombardia (60 dipendenti), a cui la Sicilia guardava per un progetto di sinergia naufragato fra Ars e governo. 

«In attesa di colmare i buchi nella pianta organica in maniera definitiva – propone Cappello – si potrebbero cercare soluzioni tampone come, ad esempio, mettere a disposizione della Cuc i dirigenti Asp che prima si erano occupati delle gare di bacino per l'approvvigionamento dei farmaci». I deputati grillini vanno oltre: «Le responsabilità di questo governo, e segnatamente di Armao, sono enormi: l’assessore all’Economia non ha fatto nulla per evitare questo prevedibilissimo epilogo, nonostante la faccenda sia stata affrontata all’Ars».

Oggi la situazione è disastrosa. E ci sono alcuni numeri, emersi negli scorsi giorni a Roma in un tavolo interministeriale (Sviluppo economico e Salute) sui cosiddetti soggetti aggregatori. Un esempio su tutti: le gare per le suture chirurgiche. Il Lazio le aggiudica in meno di 200 giorni, il Friuli in 300, la Lombardia assegna l’appalto in 400 giorni; la Sicilia, secondo i dati aggiornati a novembre, ha una media di 1.000 giorni per indire la procedura. Tre anni. Soltanto per fare il bando.

Twitter: @MarioBarresi
 

Pubblicato da:
Alfredo Zermo
Tag: appalti centrale unica di committenza cuc famraci gaetano armao m5s mario barresi ospedali siciliani regione siciliana